Francesco Algarotti: differenze tra le versioni
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*Amerà domani colei che non amò jeri. (da ''Il Congresso di Citera'')
*Il [[lapislazzuli|lapislazzoli]], il quale si mostra brioso negli azzurri, smonta o smarrisce ne' verdi e più ancora ne' gialli ed è quasi perduto ne' rossi.<ref>Citato in Salvatore Battaglia, ''Grande Dizionario della Lingua Italiana'', Vol. VIII, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1973, p. 765.</ref>
*{{NDR|[[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]]}} il [[Rembrandt|Rembrante]] dell'Italia. Abusò costui del detto di quel Greco quando domandatogli che fosse il suo maestro, mostrò la moltitudine che passava per via; e tale fu la magia del suo chiaroscuro, che, quantunque egli copiasse la natura in ciò ch'ella ha di difettoso e d'ignobile ebbe quasi la forza di sedurre anche un Domenichino, ed un Guido. (da '' Saggio sopra la pittura'',
*La [[religione]] toglieva l'uomo dallo stato che per lui è il più insopportabile di tutti, dalla dubbietà. (da ''Saggio sopra il Gentilesimo'')
*La [[solitudine]] è la dieta dell'anima<ref>Citato anche in [[Mario Pieri]], ''Della vita di Mario Pieri'', 1850. L'autore dell'aforisma sarebbe un generico ''Antico''.</ref>, disse sensatamente non so chi. (da ''Lettera al padre Giambattista Roberti'')
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==''Pensieri diversi''==
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===''Saggio sopra la necessità di scrivere nella propria lingua''===
Di non pochi vantaggi, parte fisici parte morali, vogliono i più dei dotti che, per quanto si spetta alle umane lettere e singolarmente alla eloquenza e alla poesia, godessero gli antichi sopra di noi. Donde si rende in buona parte ragione della eccellenza a cui da essi recate furono quelle facoltà. Tra i quali vantaggi forse non è il meno considerabile quello, che dissipati non venivano, come noi, in vari studi di differente natura, e sopra tutto che dietro ad altre lingue oltre alla propria non ispendevano l'opera ed il tempo.
▲* Tal fabbrica (il ponte di Rialto nell'invenzione, non realizzata, di Palladio) lodata a ragione dall'autor suo, dipinta e soleggiata dal pennello di [[Canaletto]], di cui mi sono servito, non le posso dire il bello effetto che faccia massime specchiandosi nelle sottostanti acque [...]. Ella può ben credere che non mancano al quadro né barche né gondole, che fa in eccellenza Canaletto, né qualunque altra cosa trasferir possa lo spettatore in Venezia; e le so dire che parecchi Veneziani han domandato qual sito fosse quello della città ch'essi non avevano per ancora veduto.<ref>Citato in ''Canaletto'', I Classici dell'arte, a cura di Cinzia Manco, pagg. 181 – 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. [http://id.sbn.it/bid/LIG0013537 IT\ICCU\CAG\0608462]</ref> (pag. 76 – 77)
==Citazioni su Francesco Algarotti==
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