Umberto Eco: differenze tra le versioni

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Mauro Lanari (discussione | contributi)
https://books.google.it/?id=0gQkDwAAQBAJ&pg=PT183&dq=%22si+pensi+alla+partenza+del+vecchio+Anne+Vercos+nell%27Annuncio+fatto+a+Maria+di+Claudel%22
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rielaboro la citazione
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*Ho sempre sostenuto che il progetto Erasmus ha non solo valore intellettuale, ma anche sessuale, o se volete genetico. Mi è capitato di conoscere molti studenti e studentesse che, dopo un certo periodo trascorso all'estero, si sono sposati con una studentessa o uno studente locale. Se la tendenza s'intensifica, visto che poi nascerebbero figli bilingui, in una trentina d'anni potremmo avere una classe dirigente europea almeno bilingue. E non sarebbe poco.<ref>Da ''[http://web.archive.org/web/20090118202712/https://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/298528&.%20idCategory=4789 C'è un'identità europea?]'', ''La bustina di Minerva'', ''L'espresso'', n. 40, anno 2003.</ref>
*{{NDR|Sull' [[Esperanto]]}} Ho studiato un po' tutte queste utopie sulla creazione della lingua perfetta o della lingua originaria, la lingua di Adamo, fino a quelle lingue che sono dette universali – come l'Esperanto, il Volapük e le altre –, che non ambiscono ad essere lingue “perfette”, ma lingue “ausiliarie”. E in questo caso ho persino studiato la grammatica dell'Esperanto per capire di cosa si trattasse. E sono arrivato a due conclusioni. È una lingua molto, molto ben fatta. Dal punto di vista linguistico, segue davvero criteri ammirevoli di economia ed efficienza. In secondo luogo, tutti i movimenti per le lingue internazionali hanno fallito, ma non quello per l'Esperanto, che ancora oggi riunisce una moltitudine di persone in tutto il mondo, perché dietro all'Esperanto vi è un'idea, un ideale. Voglio dire che Zamenhof non ha solo costruito un oggetto linguistico: dietro a questo vi era un'idea di fratellanza, un'idea pacifista, e la forza di questo ideale – per il quale l'[[Esperanto]] è stato anche perseguitato sotto il nazismo e lo stalinismo – riunisce ancora la comunità degli esperantisti. Non si può dire che abbia fallito. Ma una cosa deve essere detta. Il motivo per cui qualsiasi lingua ha successo è sempre indefinibile.<ref>Intervista a Radio Paris Première (27 febbraio 1996); citato in Esperanto (rivista), maggio 1996, n. 1081 (5), pag. 90.</ref>
*I miei romanzi sono nati tutti da un'idea seminale ch'era poco più di un'immagine e che mi ha preso e mi ha fatto venir voglia di andare avanti. [...] ''[[Umberto Eco#Il nome della rosa|Il nome della rosa]]'' è nato quando sono stato colpito dall'immagine dell'assassinio di un monaco nella biblioteca.<ref name="Salone"/>
*I [[Vittoria e sconfitta|perdenti]], come gli autodidatti, hanno sempre conoscenze più vaste dei vincenti, se vuoi vincere devi sapere una cosa sola e non perdere tempo a saperle tutte, il piacere dell'erudizione è riservato ai perdenti. Più cose uno sa, più le cose non gli sono andate per il verso giusto.<ref>Da ''[https://books.google.it/books?id=nPKgDQAAQBAJ&pg=PT0 Numero zero]'', Bompiani, Milano, 2015, cap. I.</ref>
*Il che m'indurrebbe a riflettere su come, in questo universo globalizzato in cui pare che ormai tutti vedano gli stessi film e mangino lo stesso cibo, esistano ancora fratture abissali e incolmabili tra cultura e cultura. Come faranno mai a intendersi due popoli di cui uno ignora [[Totò]]?<ref>Commentando le richieste di chiarimenti per una traduzione in cinese di una raccolta di ''bustine'', fra cui alcune su certi riferimenti a vari film di Totò.</ref><ref>Da ''Ma che capirà il cinese?'', ''La bustina di Minerva'', ''L'espresso'', n. 45, anno LIII, 15 novembre 2007.</ref>
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*Non credo che [[Papa Benedetto XVI|Benedetto XVI]] sia un grande filosofo, né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale. Le sue polemiche, la sua lotta contro il relativismo sono, a mio avviso, semplicemente molto grossolane, nemmeno uno studente della scuola dell'obbligo le formulerebbe come lui. La sua formazione filosofica è estremamente debole.<ref>Da un'intervista sul quotidiano tedesco ''Berliner Zeitung''; citato in ''[http://www.ilpost.it/2011/09/20/umberto-eco-contro-ratzinger/ Umberto Eco contro Ratzinger]'', ''ilPost.it'', 20 settembre 2011.</ref>
*Ora, cos'è importante nel problema dell'accessibilità agli scaffali? È che uno dei malintesi che dominano la nozione di biblioteca è che si vada in biblioteca per cercare un libro di cui si conosce il titolo. In verità accade sovente di andare in biblioteca perché si vuole un libro di cui si conosce il titolo, ma la principale funzione della biblioteca, almeno la funzione della biblioteca di casa mia e di qualsiasi amico che possiamo andare a visitare, è di scoprire dei libri di cui non si sospettava l'esistenza, e che tuttavia si scoprono essere di estrema importanza per noi.<ref name=bibliotheca/>
*{{NDR|Sull'[[ispirazione]]}} Parliamo un po' di come sono nati i miei romanzi, perché si è sovente oppressi dalla domanda giornalistica: "Come scrive?". Di solito rispondevo "Da sinistra a destra", ma poi mi sono accorto che, per esempio, in Israele non funzionava e quindi ho dovuto cercare una risposta un poco più articolata. I miei romanzi sono nati tutti da un'idea seminale ch'era poco più di un'immagine e che mi ha preso e mi ha fatto venir voglia di andare avanti.<ref name="Salone"/>
*Pensa a una trasmissione come ''[[Drive In|Drive in]]'', al suo ritmo, alla quantità di cose che riesce a far vedere in due minuti e paragona due minuti di ''Drive in'' a due minuti della vecchia televisione. Un salto da fantascienza, no? Eppure a quanto pare la cosa non ha provocato traumi, noi siamo passati dal ritmo di valzer a quello di rock'n roll senza perdere nessuna memoria.<ref>Citato in ''[http://web.archive.org/web/20120713222350/http://www.ilgiornale.it/news/sinistra-amava-drive-eco-e-ragazze-fast-food.html La sinistra amava Drive in Eco e le ragazze fast food]'', ''Il Giornale.it'', 23 febbraio 2011.</ref>
*Posso leggere la [[Bibbia]], [[Omero]] o ''[[Dylan Dog]]'' per giorni e giorni senza annoiarmi.<ref>Da ''Umberto Eco e Tiziano Sclavi. Un dialogo'', in Alberto Ostini (a cura di), ''Dylan Dog, indocili sentimenti, arcane paure'', Euresis, Milano, 1998.</ref>