Enrico Ghezzi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 25:
*Non vedo la differenza tra mi piace ed è uno stato mentale. È uno stato mentale di dissociazione psicotica. Secondo me se appena ci si pensa una persona non può non sentirsi come minimo Jackill e Hyde. È un gioco comodo. L'ho fatto davvero come un gioco comodo: montavamo a diversi chilometri di distanza, telefonavo con una mano e con l'altra montavo ''Blob''. Mi piaceva l'idea di contrappormi alla comunicazione televisiva. È quasi un monologo interiore che diventa esteriore. Certo bisogna fare uno sforzo per capire...<ref>Dall'intervista di Geneviève Alberti, ''[http://www.cineforumimperia.it/file/cine_RUBRICHE/rub_interviste/int_ghezzi.html Dissolvenze fuori sincrono]'', ''CineforumImperia.it''.</ref>
*''Persona'' è forse il capolavoro assoluto di Bergman. Gioco di parole attraverso i volti, sovrimpressioni di volti. Non di occhi, la sovrimpressione degli occhi dà un unico occhio, la sovrimpressione dei volti produce due volti: accostati, una nuova figura. Sovrimpressioni mentali. Storia scritta da volti. Soggetto che guarda e che nel mentre guarda si accorge di essere guardato e nel mentre è guardato non si rende conto da chi e da cosa è guardato e alla fine capisce che rendersene conto non è che una piccolissima cosa.<ref>Dal programma televisivo ''Fuori Orario'', febbraio 1994.</ref>
*Presto i soggetti in gioco saranno ognuno troppo ricco di dati e di informazioni e insieme troppo poco atto a decifrarle. Non solo quelle che riceve, a decifrare quelle stesse che può a sua volta rimettere in gioco. E non parlo solo di informazioni e comunicazione culturale, culturalizzata, parlo anzi proprio dell’informazione, e anche, delle informazioni e dei dati in qualche modo sbobinabili, cioè considerare i soggetti come bobine che senza più darsi e avere il tempo di riflettere, trascrivere, produrre testualmente istanze di comunicazione si danno come in comunicazione, letteralmente si sbobinano, si offrono... in modo davvero incontrollato, incontrollato da loro stessi. Non incontrollato da chi poi avrà questa sbobinatura di fronte, tra le mani, davanti agli occhi, tra le dita, ma per loro stessi. Credo che la rete delle reti sia questo, invece che la illusorietà della comunicazione, sia la certezza di non aver luogo, la certezza di non avere nulla da comunicare se non il fatto di esser fatti, se non il fatto di essere lì, quindi di avere qualcosa in termini di spazio-tempo da... da essere - io uso il termine “sbobinato”...più che tecnicamente, dando un senso mentale, proprio di iniettarsi, farsi iniettare in un circuito dove a sua volta chiunque acceda tutto avrà fuorché il tempo di rielaborare questo afflusso, questa iniezione. Potrà avere solo istantaneamente... Faccio per ridere, “istantaneamente” non esiste... Istantaneamente, istante, istantaneo è il... in realtà è una tragedia questa situazione di comunicazione... non “che viviamo”... che non viviamo.<ref>Dalla conferenza ''[http://www.hackerart.org/media/amc/ghezzi.htm]'' a cura di Tommaso Tozzi e Francesco Galluzzi per il progetto “Arte, Media e Comunicazione”, 1997</ref>
*Secondo me, una delle cose più belle che abbiamo fatto, dal punto di vista filmico, sono i girati del primo viaggio di [[John Fitzgerald Kennedy|Kennedy]] in Italia: due ore di ripresa, noiosissime. Oppure quella parata stupenda per i cinquant'anni della Rivoluzione d'ottobre sulla piazza Rossa, una notizia di TG da un minuto e mezzo, immagini che erano state gonfiate, quasi slabbrate, come le riprese della luna dei primi astronauti, quasi sgretolate. E, per due ore e mezza, questo passaggio di tutti i reggimenti, gli altoparlanti del Cremlino, quei momenti lì diventano cinema, cinema come quello di [[John Ford]].<ref>Da un'intervista di Leonardo Gregorio e Marilù Ursi, ''[http://www.ipool.it/enrico-ghezzi-e-l-insoddisfazione/dettaglio.php?idNews=510 Enrico Ghezzi e l'insoddisfazione. Intervista al padre di Blob]'', ''Ipool.it''.</ref>
*Suspense continua dei volti degli occhi dei sentimenti, di una grammatica sentimentale di gesti e sguardi che sfugge al controllo manipolatorio del regista stesso. Ecco, il fascino estremo bergmaniano è la scoperta che col [[cinema]] i conti non tornano mai.<ref>Dal quotidiano ''Libertà'', 31 luglio 2007.</ref>