Frankenstein di Mary Shelley: differenze tra le versioni

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==Citazioni su ''Frankenstein di Mary Shelley''==
*A breve distanza dal ''[[Dracula di Bram Stoker|Dracula]]'' di Coppola – i due classici mostri viaggiano spesso in coppia – un'analoga operazione di ritorno alle fonti, per una versione "definitiva", viene tentata anche con Frankenstein. Diversamente da Coppola, Branagh sembra realmente rispettoso dell'opera di Mary Shelley e cerca di coglierne l'essenza romantica, nel confronto disperato e terribile tra creatura e creatura. Ambientazione e costumi risentono della scelta meticolosa di Branagh e sono impeccabili. [...] Eppure, l'insieme non funziona. Verboso e tonitruante, il film si rivela lento, lungo e poco coinvolgente. Si capisce l'intento di superare le strettoie del genere creando qualcosa di culturalmente elevato, ma proprio questo atteggiamento di supponenza nei confronti di un genere, evidentemente ritenuto minore, è l'errore più grave, riflettendosi in una tronfia solennità, che vorrebbe far assurgere il framma ad altezze shakespeariane, ma fa solo rimpiangere la sarcastica asciuttezza di Terence Fisher e della Hammer. Non brutto, ma sostanzialmente superfluo. ([[Rudy Salvagnini]])
*''Frankenstein di Mary Shelley'' non regge assolutamente il confronto con il ''[[Dracula di Bram Stoker]]'', nel reinventare lo spirito del racconto, umanizzando il mostro, Branagh pecca di narcisismo e di megalomania, senza riuscire a imporre una sua cifra personale. È come se urlasse al suo film «Parla!», e quello restasse muto. ([[Michele Anselmi]])
*Sulla falsariga del ''[[Dracula di Bram Stoker]]'', l'inglese Branagh ha portato il suo carisma di attore e regista di scuola shakespeariana in questa impresa da 35 milioni di dollari rivelatasi una mezzo fallimento al botteghino. Troppo ambizioso? No, magari solo irrisolto, non possedendo il cineasta britannico né il talento visionario di un Coppola né la fantasia cupa di un Neil Jordan. ([[Michele Anselmi]])