Edoardo Scarfoglio: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Edoardo Scarfoglio==
*Ho la disgrazia di contare tra i miei redattori un anarchico spaventoso... [[Ferdinando Russo]], poeta a tempo perso, ma di mestiere propriamente cospiratore [...], si era sin qui nascosto sotto le spoglie di un innocuo vate piedigrottesco... (dalla presentazione di Ferdinando Russo, ''La Camorra'')
*{{NDR|Sulla [[Costiera amalfitana]]}} Mi sono ormeggiato davanti a tutte le calanche, a tutte le fenditure, a tutte le spiagge microscopiche, a tutti i piccoli promontori turriti in cui si insena e si protende questa bellissima fra le parti del globo. Ho approdato alla marinella lillipuziana di Furore, che giace in fondo a un ''fiord'' di pupattola, fra due formidabili muraglie granitiche alte trecento metri. Dal cimtero di Conca, verde e canoro di passeri sulla collina come un cimitero mussulmano, ho contemplato il mare venerabile dei nostri padri, il mare fortunoso e profumato, dalle cui profondità emersero tante prue inimiche e tante vele minacciose, da quelle del pirata fenicio, rapitore di donne, a quelle del crociato normanno, fondatore di chiese. E nelle rèfole del maestrale che mi strappavano alla lunga immobilità della notte, e mi portavano in una vasta intavolata dal Capo d'Orso alla punta della Campanella, ho visto e rivisto sfilare quel lembo di mondo medioevale che designano i nomi armoniosi di Majori, Minori, [[Amalfi]]: piccolo mondo estatico addormentatosi dopo la morte della sua grande protrettrice Giovanna d'Anjou. (citato in [[Francesco Flora]], ''Il Flora, Storia della letteratura italiana, cinque volumi'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1972, vol. V, p. 512)
 
==[[Incipit]] di ''Ponte Galera''==
I contadini s'erano ammucchiati sotto il solleone divampante per la pianura infinita, non un salcio gittava un palmo d'[[ombra]] sulle pantanelle fetenti e bollenti di Ponte Galera, non un soffio di [[vento]] portava via le esalazioni della melma ardente; le canne gialle si drizzavano aguzze e assetate nel grande riverbero meridiano come fasci di lance, il miasma stava là accovacciato sulla [[terra]] arsa, con un'accidia greve.<br>I contadini presso la bufalara del Demonio, ammucchiati sul terriccio rosso ispido di cardi secchi, tra i manipoli di fagioli mietuti, mangiavano: non erano seduti in un cerchio, come nei freschi e violacei vesperi vendemmiali; ma s'erano gittati in quella caldura soffocante tutti in un fascio nero, con la schiena rotta, con le carni puzzolenti di fango e di sudore, con le facce rosolate dal sole: tra i corpi umani splendevano i feri delle ronche; e in tutto il piano solamente l'ombra di quel fascio vivo alleviava il tormento della terra.
 
==Citazioni su Edoardo Scarfoglio==