Genesi: differenze tra le versioni

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*Ma Sara vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che essa aveva partorito ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco. Disse allora ad Abramo: "Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco". La cosa dispiacque molto ad Abramo per riguardo a suo figlio. Ma Dio disse ad Abramo: "Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava: ascolta la parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe. Ma io farò diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è tua prole". Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un otre di acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il fanciullo e la mandò via. (21, 9 – 14)
[[File:Francesco Cozza 001.jpg|thumb|upright=1.4|''Agar e Ismaele nel deserto'' (F. Cozza, 1665)]]
*Essa {{NDR|[[Agar]]}} se ne andò e si smarrì per il deserto di Bersabea. Tutta l'acqua dell'otre era venuta a mancare. Allora essa depose il fanciullo sotto un cespuglio e andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d'arco, perché diceva: "Non voglio veder morire il fanciullo!". Quando gli si fu seduta di fronte, egli alzò la voce e pianse. Ma Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: "Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione". Dio le aprì gli occhi ed essa vide un pozzo d'acqua. Allora andò a riempire l'otre e fece bere il fanciullo. E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d'arco. Egli abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie del paese d'Egitto. (21, 14 – 21)
*In quel tempo [[Abimelech (re di Gerar)|Abimèlech]] con Picol, capo del suo esercito, disse ad Abramo: "Dio è con te in quanto fai. Ebbene, giurami qui per Dio che tu non ingannerai né me né i miei figli né i miei discendenti: come io ho agito amichevolmente con te, così tu agirai con me e con il paese nel quale sei forestiero". (21, 22 – 23)
*Allora Abramo prese alcuni capi del gregge e dell'armento, li diede ad Abimèlech: tra loro due conclusero un'alleanza. Poi Abramo mise in disparte sette agnelle del gregge. Abimèlech disse ad Abramo: "Che significano quelle sette agnelle che hai messe in disparte?". Rispose: "Tu accetterai queste sette agnelle dalla mia mano, perché ciò mi valga di testimonianza che io ho scavato questo pozzo". Per questo quel luogo si chiamò [[Be'er Sheva|Bersabea]], perché là fecero giuramento tutti e due. E dopo che ebbero concluso l'alleanza a Bersabea, Abimèlech si alzò con Picol, capo del suo esercito, e ritornarono nel paese dei [[Filistei]]. Abramo piantò un tamerice in Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio dell'eternità. (21, 27 – 33)
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*Poi Dio si ricordò anche di Rachele; Dio la esaudì e la rese feconda. Essa concepì e partorì un figlio e disse: "Dio ha tolto il mio disonore". E lo chiamò [[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]] dicendo: "Il Signore mi aggiunga un altro figlio!". (30, 22 – 24)
*{{NDR|Giacobbe}} passò il fiume e si diresse verso le montagne di [[Galaad|Gàlaad]]. Al terzo giorno fu riferito a Làbano che Giacobbe era fuggito. Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad. Ma Dio venne da Làbano l'Arameo in un sogno notturno e gli disse: "Bada di non dir niente a Giacobbe, proprio nulla!". Làbano andò dunque a raggiungere Giacobbe; ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad. (31, 21 – 25)
[[File:Rembrandt - Jacob Wrestling with the Angel - Google Art Project.jpg|thumb|''Giacobbe lotta con l'angelo'' ([[Rembrandt]], 1659 ca.)]]
*Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: "Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora". Giacobbe rispose: "Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!". Gli domandò: "Come ti chiami?". Rispose: "Giacobbe". Riprese: "Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!". (32, 25 – 29)
*Allora Giacobbe chiamò quel luogo [[Penuel]] "Perché – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva". (32, 31)