Harry Sidebottom: differenze tra le versioni

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«Questa è la verità, non quella che i romani cercano di far passare con le statue e i dipinti», dichiarò, mentre si issava la sella, e il suo peso faceva forza sul suo imperiale sgabello. «Io sono il divino Shapur, l'adoratore di Mazda, re dei re degli ariani e non ariani, della stirpe degli dèi, figlio del divino Ardashir, adoratore di Mazda, re dei re degli ariani, della stirpe degli dèi, nipote del re Papak, della casa di Sasan; sono il Signore della Nazione ariana. Voi, potenti, guardate alle mie opere e tremate».<br>
Balista, il generale romano protettore dei confini del lontano Nord, stava lungo, disteso nella polvere e osservata. La sua riluttante ''proskynesis'', o postura di adorazione, era imposta dalle guardie, dalla minaccia di essere pestato, o peggio ancora, ed era amplificata da quello che restava dell'alto comando romano. Successiano, il prefetto pretorio, Cledonio, l'''ab admissionibus'', Camillo, il comandante della Legio VII Gallicana - tutti coloro che ricoprivano un ruolo di una qualche importanza ed erano stati sul campo di battaglia - erano tutti lì. Il mondo era stato capovolto, l'intero universo scosso. Per la prima volta, un imperatore romano era stato catturato dai barbari. Balista riusciva a percepire l'oltraggio e la vergogna dei suoi commilitoni che erano obbligati ad assistere all'umiliazione di Valeriano - il pio, fortunato, invincibile imperatore dei romani, il restauratore del mondo - a terra, inginocchiato e vestito come uno schiavo.
 
====''Il silenzio della spada''====
Era ferito e disarcionato, ma vivo. In cima al pendio c'era un boschetto di pini di montagna. Nascondendosi, con le spalle contro un albero, l'uomo cercò di capire se lo stessero ancora inseguendo ma udì soltanto il proprio respiro rantolante.<br>
L'asta della freccia si era spezzata quando era caduto da cavallo. La punta, però, ce l'aveva ancora conficcata nel bicipite sinistro. Il sangue gli scendeva caldo dal braccio. Il dolore arrivava a ondate insopportabili.<br>
Era stato stupido ad accettare di partecipare a una caccia all'orso. Solitarie forre boscose, uomini armati in abbondanza: era fin troppo facile restare isolati e magari subire un ''incidente''. Era stato stupido a fidarsi di suo fratello. C'era stato sempre qualcosa di strano nei più piccoli della famiglia. Si era fidato della presenza della sorella con la sua scorta. Se solo le fosse rimasto vicino. In tal caso, il fratello e i suoi seguaci non avrebbero tentato nulla. L'uomo sapeva di essere stato uno stupido, e di non potersi più salvare, ormai. Si disperò.<br>
Non era giusto, soprattutto per un discendente di Prometeo. L'uomo cercò di controllare i propri singhiozzi. Sulle cime di quelle montagne, Prometeo era stato perseguitato. Il vendicativo Zeus l'aveva incatenato. Ogni giorno, al levar del sole, arrivava l'aquila - col suo crudele becco affilato che affondava nella carne morbida, strappandola e tagliandola - e trangugiava a pezzi il gustoso fegato scuro di Prometeo. Al sopraggiungere delle tenebre, l'aquila se ne andava. Mentre i venti freddi soffiavano e la neve turbinava, il fegato guariva miracolosamente. Poi, all'alba, l'aquila tornava. Trent'anni di quel tormento, finché Eracle non aveva ucciso l'aquila e liberato l'antenato dell'uomo.<br>
Prometeo era un esempio di resistenza, di sofferenza superata, di redenzione estrema. Chi avrebbe potuto imitarlo meglio di un suo lontano discendente? L'uomo fece un respiro più lento e profondo; era ancora molto provato, ma più padrone di sé. Si sforzò di scacciare il dolore e restò immobile, in ascolto. Tutt'attorno regnava un silenzio tale da poter seguire una zanzara ascoltandone il ronzio.
 
==Bibliografia==
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*Harry Sidebottom, ''Il guerriero di Roma. Il re dei re'', traduzione di Susanna Scrivo, Newton Compton, 2010. ISBN 978-88-541-1657-3
*Harry Sidebottom, ''Il guerriero di Roma. Sole bianco'', traduzione di Elisabetta Bertozzi, Newton Compton, 2011. ISBN 978-88-541-2815-6
*Harry Sidebottom, ''Il guerriero di Roma. Il silenzio della spada'', traduzione di Giampiero Cara, Roma, Newton Compton, 2012. ISBN 978-88-541-3968-8
 
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