Søren Kierkegaard: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Kierkegaard.jpg|thumb|Søren Kierkegaard]]
'''Søren Aabye Kierkegaard''' (1813 – 1855), filosofo, teologo e scrittore danese.
 
==Citazioni di Søren Kierkegaard==
*Che la sostanza di [[Baruch Spinoza|Spinoza]] significhi qualcosa d'altro, lo si vede facilmente; perché la sua sostanza è una necessità interna, nella quale per l'appunto ciò ch'è casuale (l'accidentale) svanisce perciò continuamente. Insomma la sostanza di Spinoza è l'espressione metafisica per la verità cristiana della Provvidenza la quale a sua volta corrisponde al destino in quanto esso è unità di necessità e casualità in modo che il caso c'è certamente, ma anche in modo che per essa il caso non esista.<ref>Dai ''Papirer'', 1844, V B 55, 17; citato nella nota di Cornelio Fabro in Kierkegaard 1965, p. 120.</ref>
*Che maledizione essere donna! Eppure, quando si è una donna, la peggiore maledizione è infatti non capire di esserlo.<ref>In AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018. ISBN 9788858019429</ref>
*Chi non è ardentemente convinto che il principio vitale dell'amore è l'idea, alla quale bisogna sacrificare, se è necessario, la vita e quel che è più, l'amore stesso, sia pure un amore felice, chi non è convinto di questo è bandito dal regno della poesia. Ma ove l'amore è nell'idea, ogni commozione, ogni fuggevole moto dell'animo ha il suo significato, perché l'essenziale è continuamente presente, ossia la collisione poetica che, a quel che io so, può essere ben più terribile di quella che ho qui descritta. Ma a voler servire l'idea, il che non vuol dire servire due padroni, quando l'altro padrone è l'amore, si richiede una logorante fatica, perché nessuna bella può servire le esigenze che ha l'idea, né il broncio di una fanciulla contrariata è paragonabile all'ira profonda dell'idea, ira che soprattutto non si può mai dimenticare.<ref>Da ''La ripresa'', traduzione di Angela Zucconi, Edizioni di Comunità, 1963, pp. 22-42. In Marco Scovazzi, ''Antologia delle letterature nordiche'', ''Letteratura Universale'', a cura di Luigi Santucci, vol. XXVIII, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1970, p. 77.</ref>
*Ci sono uomini il cui destino deve essere sacrificato per gli altri, in un modo o nell'altro, per esprimere un'idea, ed io con la mia [[Croce cristiana|croce]] particolare fui uno di questi.<ref name=Nicholl/>
*Ciò di cui ho veramente bisogno è di chiarire nella mia mente ''ciò che devo fare'', non ciò che devo conoscere, pur considerando che il conoscere deve precedere ogni azione. La cosa importante è capire a che cosa sono destinato, scorgere ciò che la Divinità vuole che ''io'' faccia; il punto è trovare la [[verità]] che è vera ''per me'', trovare l'''[[idea]] per la quale sono pronto a vivere e a morire''.<ref name=Nicholl>Citato in [[Donald Nicholl]], ''Il pensiero contemporaneo'' (''Recent Thought In Focus''), traduzione di Bruna De Allegri, Società Editrice Vita e Pensiero, Milano, 1956.</ref>
*Cos'è che rende un uomo grande, ammirato dal creato, gradevole agli occhi di Dio? Cos'è che rende un uomo forte, più forte del mondo intero; cos'è che lo rende debole, più debole di un bambino? Cos'è che rende un uomo saldo, più saldo della roccia; cos'è che lo rende molle, più molle della cera? È l'[[amore]]! Cos'è che è più vecchio di tutto? È l'amore. Cos'è che sopravvive a tutto? È l'amore. Cos'è che non può essere tolto, ma toglie lui stesso tutto? È l'amore. Cos'è che non può essere dato, ma dà lui stesso tutto? È l'amore. Cos'è che sussiste, quando tutto frana? È l'amore. Cos'è che consola, quando ogni consolazione viene meno? È l'amore. Cos'è che dura, quando tutto subisce una trasformazione? È l'amore. Cos'è che rimane, quando viene abolito l'imperfetto? È l'amore. Cos'è che testimonia, quando tace la profezia? È l'amore. Cos'è che non scompare, quando cessa la visione? È l'amore. Cos'è che chiarisce, quando ha fine il discorso oscuro? È l'amore. Cos'è che dà benedizione all'abbondanza del dono? È l'amore. Cos'è che dà energia al discorso degli angeli? È l'amore. Cos'è che fa abbondante l'offerta della vedova? È l'amore. Cos'è che rende saggio il discorso del semplice? È l'amore. Cos'è che non muta mai, anche se tutto muta? È l'amore, e amore è solo quello che mai si muta in qualcos'altro.<ref>Da ''Discorsi edificanti'' (1843), traduzione e cura di Dario Borso, Edizioni Piemme, 1998, pp. 81-82. ISBN 88-384-3179-5</ref>
*Così, entrai nella vita favorito in tutti i modi, in quanto a doni di spirito e a circostanze esteriori; tutto veniva fatto e si veniva facendo perché lo spirito si sviluppasse in me con la maggiore possibile ricchezza; fidente, posso ben dirlo – sebbene con una simpatia e predilezione decisa per la sofferenza, e per ciò che fosse in qualche maniera oppresso e dolorante – entrai nella vita [...]: neppure per un attimo, nella vita, mi abbandonò la fiducia: si può ciò che si vuole, ma non si può una sola cosa; si può assolutamente tutto, ma una sola cosa no: alleviare la malinconia, che mi tiene in suo potere. [...] {{sic|già}} per tempo ebbi familiare il pensiero che vincere significa vincere in ciò che è infinito; la qual cosa, nell'àmbito di ciò che è finito, significa patire. E così anche questo veniva a ribattere dall'altro capo il più intimo pensiero della mia malinconia: che io in fondo non fossi buono a nulla nell'àmbito di ciò che è finito.<ref>Da ''Der Gesichtspunkt für meine Wirksamkheit als Schriftsteller'', «Samlede Vaerker», XIII, 605,
traduzione di Romana Guarnieri, in Romano Guardini, ''Ritratto della malinconia'', Brescia, [1954<sup>2</sup>], pp. 12-13; citato in [[Italo Lana]] e [[Armando Fellin]], ''Civiltà letteraria di Roma antica'', vol II, p. 476.</ref>
*Dal momento in cui per la prima volta il mio animo commosso s'inchinò in umile ammirazione davanti alla musica di [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]], è stata spesso per me una cara e consolante occupazione meditare come quella gioiosa visione ellenica della vita che chiama il mondo Kosmos, perché lo rappresenta come un tutto per ordinato, come uno squisito e trasparente ornamento di quello spirito che in esso agisce e vive..., come quella gioiosa visione si possa trasportare in un ordine superiore di cose, cioè nel mondo degli ideali; poiché anche qui si rileva una suprema mirabile saggezza, che si manifesta splendidamente nel riunire le cose che si appartengono: Omero e la guerra di Troia, Raffaello ed il cattolicesimo, Mozart e il "[[Don Giovanni (opera)|Don Giovanni]]"... Mozart immortale! A te devo tutto, è per te che ho perso il senno, che il mio spirito è stato colpito da meraviglia ed è stato scosso nelle sue profondità; devo a te se non ho trascorso la vita senza che nulla fosse capace di scuotermi.<ref>Da ''Don Giovanni, la musica di Mozart e l'eros''.</ref>
*[[Dio]] non pensa, Egli crea; Dio non esiste, Egli è eterno. L'[[uomo]] pensa ed esiste e l'[[esistenza]] separa pensiero ed essere, li distanzia l'uno dall'altro nella successione [...].<ref>Da ''Postilla conclusiva non scientifica alle «Briciole di filosofia»''; citato in Andrea Dalledonne, ''Il rischio della libertà: S. Tommaso – Spinoza'', Marzorati Editore, 1990, p. 34.</ref>
*Grande è la [[fedeltà]] femminile, specie quando la si declina!<ref>Da ''La ripetizione'', a cura di Dario Borso, BUR, 2014.</ref>
*Il [[paganesimo]] aveva un dio per l'amore ma non per il matrimonio; il cristianesimo ha, oserei dire, un dio per il matrimonio ma non per l'amore.<ref>Da ''Sul matrimonio'', 1845.</ref>
*L'essenza della [[donna]] è un abbandono sotto forma di resistenza.<ref>Dal ''Diario di un seduttore''.</ref>
*L'[[ironia]] è l'occhio sicuro che sa cogliere lo storto, l'assurdo, il vano dell'esistenza.<ref>Da ''Sul concetto di ironia in costante riferimento a Socrate''.</ref>
*La mia anima si rifugia sempre nel [[Antico Testamento|Vecchio Testamento]] ed in [[William Shakespeare|Shakespeare]]. Là almeno si sente qualche cosa: là son uomini che parlano. Là si odia! là si ama, si uccide il nemico, si maledice ai posteri per tutte le generazioni; là si pecca.<ref name=Slataper>Citato in [[Scipio Slataper]], ''Ibsen'', G.C. Sansoni Editore, Firenze, 1944.</ref>
*Lascia che altri si lagni che i [[Tempo|tempi]] sono cattivi: io mi lagno ch'essi sono miserabili, perché senza passione.<ref name=Slataper/>
*Non dovrò mai essere tentato di lavorare per vivere: un po' perché pensavo che avrei dovuto morire giovanissimo, e un po' perché pensavo che in considerazione di questa mia particolare croce Dio mi avrebbe risparmiato questa sofferenza e questo problema.<ref name=Nicholl/>
*Non importa sapere che [[Problema dell'esistenza di Dio|Dio esiste]]; importa sapere che Dio è amore.<ref>Citato in Francesco Gioia, ''La grazia e le grazie'', ''Messaggero di sant'Antonio'', febbraio 2010, p. 8.</ref>
*Ogni uomo è una sintesi di [[anima e corpo|corpo e anima]], destinata a esser spirito, cioè ad abitare nella casa; ma l'uomo preferisce stare in cantina, cioè nella determinazione della sensualità. E non solo preferisce stare in cantina, ma l'ama a tal punto da arrabbiarsi se qualcuno gli propone di occupare il piano di sopra che è vuoto e a sua disposizione perché la casa in cui abita è sua.<ref>Da ''La malattia mortale'', Mondadori, 2011, p. 48.</ref>
*Se io non avessi [[Giobbe]]! Non posso spiegarvi minutamente e sottilmente quale significato e quanti significati egli abbia per me. Io non lo leggo con gli occhi come si legge un altro libro, me lo metto per così dire sul cuore e in uno stato di clairvoyance interpreto i singoli passi nella maniera più diversa. Come il bambino che mette il libro sotto il cuscino per essere certo di non aver dimenticato la lezione quando al mattino si sveglia, così la notte mi porto a letto il libro di Giobbe. Ogni sua parola è cibo, vestimento e balsamo per la mia povera anima.<ref>Da ''La ripresa'', traduzione di Angela Zucconi, Edizioni di Comunità, Milano, 1963, p. 117. Citato in ''[http://www.rodoni.ch/A12/cioran-2-dicembre.pdf rodoni.ch]'', p. 9, nota 4.</ref>
*Siamo tanto poveri di occasioni favorevoli che quando una si mostra conviene in verità approfittarne, visto che purtroppo non c'è nessuna arte nel sedurre una fanciulla, ma è solo questione di fortuna trovarne una degna d'essere sedotta.<ref>Da ''Diario di un seduttore'', traduzione di [[Attilio Veraldi]], Rizzoli, Milano, 1983. ISBN 978-88-17-00614-9</ref>
*Uscirò dal largo cerchio della società, mi separerò dal suo modo di pensare, formerò una setta che non solo ponga [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]] in alto, ma non conosca altri che Mozart.<ref>Da ''L'erotico nella musica'', traduzione di Gualtiero Petrucci, Bastogi, 1998.</ref>
 
==''Aut–Aut''==