Scuola militare "Nunziatella": differenze tra le versioni

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Ordine alfabetico. La citazione no è riferita ad allievi del collegio militare, ma ai collaboratori della rivista Sud che aveva sede in uno o alcuni locali della Nunziatella. La pertinenza è dubbia.
- 2 citazioni: una non pertinente, l'altra per cancellazione della voce.
 
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[[File:CoA_mil_ITA_nunziatella.svg|thumb|Stemma araldico della scuola]]
Citazioni sulla '''Scuola militare "Nunziatella"'''.
 
*Come da una spiaggia, sul finire della tempesta, si ritirano le nobili onde del mare, che più la percossero, e solo rimangono al suolo, e brillano tra la rena, conchiglie, alghe e rottami, così si allontanarono dalle stanzucce della "Nunziatella" certi nomi e volti che più avevano brillato, lasciandone a terra altri che non avevano certo il loro splendore. ([[Anna Maria Ortese]])
*E siccome in tutte le umane cose i fatti colpiscono meglio di ogni teorica da cui quelli provengono, basta il dire che con le norme dal Parisi sapientemente dettate in quanto agli studî, si vide uscire da quelle mura il più bel fiore di nobili giovanetti, i quali bene avvezzi ad ogni maniera di dottrina venian poco di poi in fama di valorosi. ([[Mariano d'Ayala]])
*Ecco risorto nel nostro re Ferdinando IV un Luigi XIV come altrove ho detto; ed ecco i giovanetti Militari a portata di sapere per così dire da ragazzi quello, che tanti nostri valorosi Capitani, i quali nei Secoli passati resero col di loro nome illustre la Patria per tutta l'Europa, con tanto travaglio appresero pressoché in tutta la vita; trovandosi in questo luogo unito quanto possa occorrere a rendere un abile, dotto, e perfetto Militare.. ([[Giuseppe Sigismondo]])
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*Quei due erano due veri soldati, perché la prigionia bruciava loro come una ferita. Finché uno dei due, per caso, aveva ricordato la Nunziatella, dov'era stato nei suoi vent'anni; e l'altro s'era buttato sopra questa citazione: "Ma anch'io, vengo dalla Nunziatella!". Il nome della scuola famosa, alta sul mare di Napoli, fu il "Sesamo apriti". Nomi di comandanti remoti, di insegnanti, di compagni di corso, tutto affluì rapido, dietro a quel primo, familiarmente caro; e rievocazioni di allegre imprese giovanili, di studi animosi, di speranze ridenti. I due uomini amareggiati e avviliti avevano finalmente trovato qualche cosa nella propria vita, cui potevano pensare senza che il ricordo fosse aduggiato da ombra alcuna; qualche cosa ch'era lieta e pura come la giovinezza stessa, vivida vis animi. E dai loro discorsi, sorgeva dinanzi a noi, tacitamente ascoltanti nell'ombra, la visione di quegli anni, tra l'undici e il quattordici, che furono forse i più felici dell'Italia unita, e della scuola famosa; quando in tutti i ginnasi d'Italia, i compagni che si preparavano a concorrere per la Nunziatella erano guardati dagli altri con un'ammirazione nascosta: perché tutti sentivano che essi si preparavano ad esser i capofila di qualche cosa che doveva venire, e che arrivò: il fatale 24 maggio del '15. Fu in quella notte, in un vagone di deportati, fermo in una stazione sconosciuta, che noi capimmo cos'è una scuola come la Nunziatella, e la sua forza morale. Diciamo forza: perché non v'ha dubbio che quei due uomini, dal ricordo della loro scuola giovanile, erano stati ritemprati perfino nel più triste momento che possa passare un soldato.([[Giovanni Ansaldo]])
*Signori, rispettiamo le antiche istituzioni dei nostri municipi; rispettiamo le glorie municipali, le quali sono gran parte delle glorie italiane. Non v'è una città in Italia, la quale non abbia una qualche antica, una qualche bella istituzione. Ora queste istituzioni son sacre. Quello che fa in maggior pregio d'Italia è questo: non esserci una città, per picciola che sia, non una bicocca, la quale non abbia qualche gloria speciale. Ebbene queste glorie speciali debbono essere rispettate. Qui debbo riparare un oblio. Non posso passare sotto silenzio un fatto assai grave. Avevamo in Napoli una scuola militare delle più famose d'Europa, fondata fino a un certo punto in sulle basi della scuola politecnica di Parigi, l'accademia militare detta della Nunziatella. [...] Parlavo del fatto dell'accademia militare di Napoli, mutata in semplice collegio, a dimostrare viemeglio la necessità di ben deffinire le attribuzioni del governo di Napoli, affinché non siano abolite le istituzioni più gloriose di quel paese. Certo si è che l'effetto del mutamento della Nunziatella in collegio militare è stato pessimo. ([[Giuseppe Ricciardi]])
*[...] nell'ultimo scorcio del XIX secolo la Nunziatella continuava ad assolvere egregiamente al proprio compito. La matrice educativa che dava luogo alle molteplici personalità dei suoi allievi era delineata fin dalla fondazione. Nel glorioso istituto di Pizzofalcone si insegnava a obbedire e a comandare, e lo si faceva attraverso la pratica di una vita spartana e diligente. In cattedra sedevano maestri di livello assoluto nelle materie oggetto di insegnamento, tra cui giganteggiava la figura di Francesco De Sanctis, che aveva avuto tra i suoi allievi migliori Nicola Marselli, uno dei più noti studiosi di cose militari del XIX secolo e successivamente docente alla Scuola di Guerra. Come detto, anche Mariano d'Ayala era stato insegnante alla Nunziatella, e aveva formato tutta una generazione di giovani ribelli, tra cui Enrico Cosenz. La presenza di insegnanti di questo spessore richiedeva ovviamente agli allievi una severa concentrazione nello studio, in modo da poter stare al passo dei propri maestri. Se l'impegno scolastico richiedeva eccezionale disposizione e applicazione, anche gli altri momenti della giornata non erano scevri da difficoltà. Per antica tradizione, infatti, alla Nunziatella parte notevole dell'educazione degli allievi più giovani era affidata, ancora più che gli ufficiali ai professori, agli allievi più anziani. Questi ultimi non mancavano di far sentire la propria presenza agli allievi più inesperti, facendoli segno a una serie continua di angherie più o meno goliardiche. Lungi dall'essere una malsana valvola di sfogo per adolescenti annoiati, la continua e a volte tormentosa presenza degli allievi anziani era da sempre parte del modello educativo. Proprio la costante pressione di questi ultimi costituiva infatti un criterio selettivo a sé stante, il quale era teso a eliminare quelli poco adatti alla vita militare, e a formare giovani dal forte carattere e dall'indomabile volontà. ([[Ferdinando Scala]])
 
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