Ismail Kadare: differenze tra le versioni

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*Ci voleva uno scrittore, tra gli operai, i biologi, eccetera. Ma la carica non mi ha protetto, al contrario. È il periodo nel corso del quale sono stato più violentemente attaccato. Un periodo molto duro, pericoloso. Soltanto gli ingenui possono pretendere che io fossi una vetrina del regime.
*In Albania una rottura sarebbe più tragica ancora che in Romania. È una nazione molto stanca, sfinita dalle tragedie... per me il mondo comunista, che ricopriva la metà del globo, era il solo possibile, il solo immaginabile. C'erano dei limiti, stretti ma netti. Oggi è chiaro che quei limiti sono superabili. Ma in Albania non posso superarli. Allora parto. Sono uno scrittore, e lo resterò sempre; diciamo che la disillusione è stata più forte dell'oppressione.
 
{{Int|Da [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/01/11/lalbania-contro-lamerica.html ''Lalbania contro Lamerica'']|Intervista di [[Bernardo Valli]], ''La repubblica'', 11 gennaio 1995}}
*{{NDR|Su ''[[Lamerica]]''}} Io non sono un censore, sono un uomo libero di criticare: e per me quel film manca anzitutto di generosità. Ed anche di onestà. Il regista ha falsificato il rapporto tra Italia e Albania. Le faccio un esempio. Come reagirebbe lei se si dicesse che durante la Seconda guerra mondiale gli ebrei hanno perseguitato i tedeschi? Ci sono verità che non si possono cambiare neppure nella fiction. E il regista di Lamerica mette sempre in primo piano l'ex soldato italiano ammattito nei decenni passati nelle prigioni albanesi. Il personaggio diventa un simbolo. È la vittima. La sua costante presenza finisce col far credere che i colpevoli sono gli albanesi. Non gli italiani invasori. È una falsificazione anche perché quando nel settembre del '43 c'è stata la capitolazione italiana, benché decine di migliaia di soldati del vostro esercito fossero esposti alla rappresaglia degli albanesi armati, non ci sono state vendette. Al contrario molti suoi compatrioti hanno trovato rifugio nelle famiglie albanesi e sono sfuggiti alla fucilazione da parte dei tedeschi che li consideravano traditori. Il governo italiano ha ringraziato un villaggio ucraino che fu ospitale con i vostri soldati durante la ritirata di Russia. Non mi risulta che abbia fatto altrettanto con gli albanesi. E il regista ha fatto peggio: ha rovesciato la verità.
*Secondo il suo regista gli albanesi hanno un unico sogno: vivere sotto la dominazione italiana. Può anche darsi che alcuni o molti la pensino così. Ma è proprio quella l'aspirazione di tutto un popolo? Ed è un popolo di soli pezzenti, senza passato, con la sola voglia di cambiare identità? Così lo mostra il suo regista. Il film comincia con le immagini dell'invasione fascista del 1939, in cui si vedono gli albanesi che offrono fiori ai soldati italiani. Ma allora non ci sono stati soltanto gli applausi e i fiori esibiti dai documentari della propaganda fascista. Ci sono stati anche scontri sanguinosi. Nel film non c'è la minima traccia di resistenza, soltanto gente che ha nostalgia dell'Italia. E il tutto culmina con l'albanese che dice di voler diventare italiano, di voler sposare una donna italiana, di voler parlare soltanto l'italiano. E si conclude con la nave che va verso l'Italia.
*L'Albania ha sofferto per il suo isolamento, un isolamento durato quarant'anni. Ed è stata dimenticata dall'Europa. La colpa è soprattutto nostra, di noi albanesi. Ma quel che è grave è che l'isolamento continua. Quel film mostra adesso l'Albania come un paese barbaro che non merita di entrare nella famiglia europea. Invece è un paese che con tutti i suoi difetti non merita disprezzo.
 
{{Int|Da [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/03/13/suicidio-da-fermare.html ''Suicidio da fermare'']|''La repubblica'', 3 marzo 1997}}