Ernesto Buonaiuti: differenze tra le versioni

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*Le vecchie edizioni all'''Augustinus'' danno il profilo scarno ed aristocratico di Giansenio: fronte ampia e prominente, occhiaie profonde, naso aquilino, gote infossate, labbra serrate, danno l'impressione di una squisitissima sensibilità e di un diuturno tirocinio di auto-disciplina. Questo figlio di contadini, alla cui intelligenza precocissima erano state di così aspro impedimento le condizioni familiari da costringerlo a interrompere una volta gli studi per andare a procacciarsi da vivere in una officina da falegname, aveva bene sperimentato le amare e stupefacenti ingiustizie di cui s'intesse la vita.<ref>Da ''Giansenio'', Edizioni Athena, Milano, 1928, pp. 17-18.</ref>
*[...], lo [[spiritualismo]] è l'unica visione razionale del mondo che dia ragione dei fatti centrali della vita individuale ed associata. Ogni sistema che non sia una pseudofilosofica impugnazione delle leggi disciplinanti il pensiero, si può ricondurre, dialetticamente, allo spiritualismo.<ref>Da ''[https://archive.org/details/buonaiutiapologiadellospiritualismo/mode/1up/ Apologia dello spiritualismo]'', A. F. Formiggini, Roma, 1926, pp. 12-13.</ref>
*Psicologo perspicace e moralista squisito, Giansenio getta lo scandaglio della sua analisi sensibilissima negli strati più profondi e più impervii del sentimento e della passione. La sua dottrina della colpa e del riscatto è una fedele proiezione e descrizione dei dati elementari della spiritualità umana in azione.<ref>Da ''Giansenio'', Edizioni Athena, Milano, 1928, p. 40.</ref>
*[...] si può legittimamente asserire, quasi assiomaticamente, che anche i sistemi antispiritualistici sono indotti, loro malgrado, in virtù dei loro stessi presupposti e a norma dei loro procedimenti, a prestar implicito omaggio allo spiritualismo e a recare involontario contributo e spontaneo sostegno alla sua validità. Lo spirito è la verità ed il bene. E come il vero ed il buono, esso è, sotto la stretta di una esigenza insopprimibile, riconosciuto ed ammesso anche da coloro che lo negano.<ref>Da ''Apologia dello spiritualismo'', A. F. Formiggini, Roma, 1926, p. 56.</ref>