Paolo Bosisio: differenze tra le versioni

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'''Paolo Bosisio''' (1949 – vivente), regista, attore, sceneggiatore, critico teatrale, saggista e accademico italiano.
 
{{Intestazione|''Gaber, Giorgio, il Signor G''}}
==Citazioni di Paolo Bosisio==
*Il [[teatro]] ha come caratteristica primaria, forse persino l'unica vera, un rapporto diretto tra attore e spettatore. Senza di esso, il teatro non è. E siccome lo spettatore cambia tutte le sere, uno spettacolo di teatro non è mai uguale a se stesso e si modifica sera dopo sera, nel corso delle repliche, anche solo per il fatto che si modifica la composizione del pubblico.<ref name=pedrinelli>Citato in Pedrinelli, (p. 43.</ref>)
*{{NDR|Parlando del [[Sessantotto]]}} Per molti di noi è stato un evento inatteso, che ci ha spiazzati, e l'[[ideologia]] è diventata allora anche un rifugio, un modo per difendersi. Tantissimi di coloro che hanno abbracciato il Sessantotto l'hanno fatto proprio così, avendo il muro dell'ideologia che li proteggeva. Da questo nascevano molti atteggiamenti noiosi, inascoltabili, predatorii, rigidi, senza apertura. Anche nell'[[arte]].<ref name=pedrinelli/>(p. 43)
*[[Giorgio Gaber|Gaber]] era uno che cercava nel confronto, anche con se stesso. E ritengo che il suo teatro sia stato uno sforzo intenso e genuino di non dare una linea, tipica espressione degli [[Anni 1970|anni Settanta]], ma di cercare una linea. Una ricerca personale, per sua natura inevitabilmente tortuosa, fatta di continue verifiche, di occhi aperti sulla vita. Infatti i suoi spettacoli erano lampi, erano ogni volta lampi di spiazzamento. E tutto questo, mi piace esplicitarlo, sottolinea che non solo Giorgio Gaber era persona di rara onestà intellettuale e artistica, ma anche di grande umiltà.<ref>Citato in Pedrinelli, p. 44.</ref>
*{{NDR|Parlando di [[Giorgio Gaber]]}} I suoi anni di arte post-[[Sessantotto]] sono stati anni di dubbio, di pathos, di sofferenza, nei quali il suo giudizio sulla società si è fatto certamente sempre più severo, mantenendosi però sempre e fin dall'inizio libero da preconcetti e pregiudizi, da ogni tipo di ideologia. [...] La differenza vera fra Gaber e, per esempio, [[Dario Fo]] è proprio questa. (p. 44)
*[[Giorgio Gaber|Gaber]] era uno che cercava nel confronto, anche con se stesso. E ritengo che il suo teatro sia stato uno sforzo intenso e genuino di non dare una linea, tipica espressione degli [[Anni 1970|anni Settanta]], ma di cercare una linea. Una ricerca personale, per sua natura inevitabilmente tortuosa, fatta di continue verifiche, di occhi aperti sulla vita. Infatti i suoi spettacoli erano lampi, erano ogni volta lampi di spiazzamento. E tutto questo, mi piace esplicitarlo, sottolinea che non solo Giorgio Gaber era persona di rara onestà intellettuale e artistica, ma anche di grande umiltà.<ref>Citato in Pedrinelli, (p. 44.</ref>)
*{{NDR|Parlando del Sessantotto}} Per molti di noi è stato un evento inatteso, che ci ha spiazzati, e l'[[ideologia]] è diventata allora anche un rifugio, un modo per difendersi. Tantissimi di coloro che hanno abbracciato il Sessantotto l'hanno fatto proprio così, avendo il muro dell'ideologia che li proteggeva. Da questo nascevano molti atteggiamenti noiosi, inascoltabili, predatorii, rigidi, senza apertura. Anche nell'[[arte]].<ref name=pedrinelli/>
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
*Paolo Bosisio, ''Cercando la linea'' (pp. 43 – 44); in Andrea Pedrinelli (a cura di), ''Gaber, Giorgio, il Signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti'', Kowalski, Milano, 2008. ISBN 978-88-7496-754-4
 
==Altri progetti==