Lietta Tornabuoni: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su ''[[Scent of a Woman - Profumo di donna]]''}} Già è un pastrocchio. Gli americani però non s'accontentano d'un rifacimento: aggiungono una storia parallela etico-scolastico-giovanile alla maniera de «[[L'attimo fuggente]]»; inzeppano la vicenda di alberghi e oggetti lussuosi (una suite al Waldorf-Astoria di New York, abiti adattati su misura, pranzi e drink all'Oak Room del Plaza, una Ferrari, un tango danzato nella sala da ballo vuota del Pierre); smussano la vicenda brutale, sciolgono nel patetico o nel declamatorio il personaggio odioso. [...] Gran pastrocchio, per due ore e trentacinque minuti: e tuttavia non ci si annoia. Al Pacino, altre volte così bravo, strafà con un'autoindulgenza e un autocompiacimento insopportabili, ma anche con una virulenza che tiene desta l'attenzione.<ref>Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,22/articleid,0776_01_1993_0057_0022_10959067/ Pacino, re di un pastrocchio che avvince]'', ''La Stampa'', 27 febbraio 1993, p. 22.</ref>
*{{NDR|Su ''[[Proposta indecente]]''}} Un film sentimentale sul genere di "''[[Love Story]]''" (e infatti ha già avuto gran successo negli Stati Uniti), basato su uno di quei falsi problemi prediletti dai media (e infatti ha già suscitato in America appassionate discussioni), abilmente realizzato, copiato da altri film, lanciato con una mistificazione pubblicitaria che lo presenta come "scandaloso e torrido": quindi il massimo dell'inautenticità, della manipolazione.<ref>Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,19/articleid,0785_01_1993_0125_0019_11129721/ "Proposta indecente" di Lyne, con Redford truccato per ringiovanirlo e la bellissima Demi Moore]'', ''La Stampa'', 8 maggio 1993, p. 19.</ref>
*{{NDR|Su ''[[Frankenstein di Mary Shelley]]''}} Un Frankenstein in più non farà male a nessuno, ma come al solito Bob De Niroè stato bravo a scegliere la parte: la Creatura è sempre stata più simpatica del Creatore.<ref>Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,21/articleid,0795_01_1993_0195_0021_11207952/ Eroi immortali? No, resuscitati]'', ''La stampa'', 18 luglio 1993, p. 21.</ref>
*{{NDR|Su ''[[Fargo]]''}} Tutto è bello nel film molto riuscito: il rapimento confuso e poi l'abbandono della rapita, buttata sul pavimento come un cane schiacciato sull'autostrada; le esplosioni di violenza, il gangster ferito che cerca di tamponare il sangue con la carta igienica, le uccisioni a colpi di pala in testa, l'avarizia del ricco, le facce dei vinti, lo sguardo affettuoso e spietato dei Coen sulla gente normale.<ref>Da '''96 al cinema'', Dalai Editore, Milano, 1996, [//books.google.it/books?id=A8ntOA9_qk8C&lpg=PP1&hl=it&pg=PA149 p. 149]. ISBN 88-8089-187-1</ref>
*''[[Titanic (film 1997)|Titanic]]'' è un grande spettacolo, un film possente, un affascinante melodramma che mette insieme amore e naufragio, la forza della passione e la fragilità della tecnologia: e che smentisce uno dei luoghi comuni a cui si era più affezionati, l'idea che i ricchi irresponsabili viaggiatori del [[Titanic]] continuassero sventatamente a ballare mentre tutto affondava intorno a loro, la nave insieme con l'orgoglio industriale e con una società classista arcaica.<ref>Da ''Titanic: il naufragar m'è dolce in questo mare'', ''L'Espresso'', 22 gennaio 1998.</ref>
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*Per la sua carica liberatoria, la sua assenza di moralismo, la sua struttura narrativa, il suo splendore figurativo, la sua linea antimetafisica, [[La dolce vita]] è nel cinema una rivoluzione. Sembrava che, dopo, non si potessero più fare i film consueti. Non è andata così: come càpita a tutti i maestri davvero grandi, il regista non ha allievi, non ha fatto scuola.<ref name=dolcevita/>
*[[La dolce vita]] risulterà alla fine simile a un viaggio con tante tappe del protagonista, un giornalista di mondanità e pettegolezzi in movimento nella cosiddetta café society, nel carnevale perenne che nasconde un vuoto drammatico.<ref name=dolcevita>Da ''[http://www.lastampa.it/2011/01/11/spettacoli/i-cinquant-anni-de-la-dolce-vita-raccontati-da-lietta-tornabuoni-378QJ2pZT1jomYG4eAQ0RL/pagina.html I cinquant'anni de La dolce vita raccontati da Lietta Tornabuoni]'', ''Lastampa.it'', 11 gennaio 2011.</ref>
 
{{Int|Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,15/articleid,0771_01_1993_0021_0015_10877554/ Vampiro innamorato stanotte t'ho sognato]''|''La stampa'', 22 gennaio 1993}}
*{{NDR|Su ''[[Dracula di Bram Stoker]]''}} Dopo il vampiro spaventevole, il vampiro patetico e il vampiro comico, ecco il vampiro innamorato.
*Autoproclamantesi fedele al romanzo, il film trascura purtroppo le qualità domestiche del più aristocratico dei vampiri, che teneva in ordine senza servitori il suo tetro castello dei Caprazi. [...] Trascura il superbo snobismo che induce Dracula a rivendicarsi discendente di Attila e a disprezzare gli Asburgo o i Romanov come «schiuma della Terra». Trascura i folti baffi bianchi che il romanzo attribuisce a Dracula, e che il cinema ha sempre ignorato: l'unico a rispettare i baffi bianchi è un film turco del 1963, ''Drakula Instanbulda'', dove naturalmente il vampiro arretra di fronte al Corano mentre rimane indifferente al crocefisso.
*Coppola ha preso un simbolo delle forze del Male che riflette il sadismo inconscio di molti lettori e spettatori, ha scelto un'incarnazione della trasgressione e del totale rifiuto di sottomettersi alle leggi umane o divine, una grande mente criminale, e ne ha fatto un trepido innamorato sentimentale: come idea non è granché, né il film consente alcuna analogia contemporanea tra il contagio vampiresco attraverso il morso e il contagio dell'Aids attraverso il coito. Son discorsi anche sproporzionati: Coppola ha detto, dichiarato e ripetuto d'aver fatto il film su commissione, per ragioni alimentari, per pagare i suoi eterni debiti.
 
==Note==