Coscienza: differenze tra le versioni

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Thomas Nagel+1
Kṣemarāja+2
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*Io considero la coscienza come fondamentale, e la materia un derivato della coscienza. Non possiamo andare oltre la coscienza. Tutto ciò di cui discorriamo, tutto ciò che noi consideriamo come esistente, richiede una coscienza. ([[Max Planck]])
*L'affiorare della coscienza si fonde al rivelarsi delle cose. ([[Olga Visentini]])
*L'attività del percepire (dell'"avere coscienza di") si estende senza eccezione ad ogni realtà, poiché non può darsi esistenza di alcunché nell'universo che non sia oggetto di coscienza. ([[Kṣemarāja]])
*L'esperienza cosciente è un fenomeno esteso. Si manifesta a numerosi livelli di vita animale, anche se non possiamo essere sicuri della sua presenza negli organismi più semplici, e è molto difficile dire in generale ciò che ne attesta la presenza. (Certi estremisti sono disposti a negarla anche a mammiferi diversi dall'uomo.) Senza dubbio si manifesta in innumerevoli forme per noi totalmente inimmaginabili, su altri pianeti, in altri sistemi solari, attraverso l'universo. Ma senza tenere conto del modo in cui la forma può variare, il fatto che un organismo abbia ''in qualche modo'' esperienza conscia significa, fondamentalmente, che fa un certo effetto ''essere'' quell'organismo. Possono esservi ulteriori implicazioni a proposito della forma dell'esperienza; ci possono anche essere (sebbene io ne dubiti) implicazioni a proposito del comportamento dell'organismo. Ma, fondamentalmente, un organismo ha stati mentali coscienti se e solo se fa un certo effetto ''essere'' quell'organismo – un certo effetto ''per'' l'organismo. ([[Thomas Nagel]])
*L'essere simmetrico è lo stato normale dell'uomo. È l'immensa base da cui emerge la coscienza o essere asimmetrico. La coscienza è un attributo speciale dell'uomo, che guarda verso questa base (infinita) e cerca di descriverla. ([[Ignacio Matte Blanco]])
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*Molti di noi, la maggior parte delle volte, preferiscono continuare a vivere; [...] la ragione è ovvia: preferiamo continuare a vivere perché preferiamo la coscienza alla sua cessazione.<br />Che la coscienza sia in sé un bene, e che noi la riconosciamo implicitamente come tale, spiega anche perché la maggior parte di noi desidera che la coscienza perduri anche dopo la nostra morte.
*Un essere dotato di coscienza riflessiva ha una concezione di sé quale essere distinto che persiste nel tempo. Un essere siffatto può avere desideri, volizioni, preferenze di ordine superiore, e così via. Ha un punto di vista. Per dirla alla tedesca, ha una "soggettività". Un essere dotato di semplice coscienza ha esperienze, ma non ha consapevolezza di sé come entità distinta, come soggetto di queste esperienze. [...] La tesi sulla quale insisto – che la semplice coscienza è sufficiente per imporci un obbligo ''prima facie'' di non uccidere il soggetto che ne è dotato – per quanto forse strana, non costituisce una novità.
 
===[[Kṣemarāja]]===
*Con la sua stessa potenza [la Coscienza] dispiega l'universo su sé stessa come su una parete.
*L'attività del percepire (dell'"avere coscienza di") si estende senza eccezione ad ogni realtà, poiché non può darsi esistenza di alcunché nell'universo che non sia oggetto di coscienza. ([[Kṣemarāja]])
*La Coscienza è libera nel causare l'evoluzione dell'universo.
 
===[[Jane Roberts]]===