Antonio Gramsci: differenze tra le versioni

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*La dottrina di [[Karl Marx|Carlo Marx]] ha dimostrato anche ultimamente la sua fecondità e la sua eterna giovinezza offrendo un contenuto logico al programma dei più strenui avversari del partito socialista, ai nazionalisti. [[Enrico Corradini|Corradini]] saccheggia Marx, dopo averlo vituperato. Trasporta dalla classe alla nazione i principi, le constatazioni, le critiche dello studioso di Treviri; parla di nazioni proletarie in lotta con nazioni capitalistiche, di nazioni giovani che debbono sostituire, per lo sviluppo della storia mondiale, le nazioni decrepite. E trova che questa lotta si esplica nella guerra, si afferma nella conquista dei mercati, nel subordinamento economico e militare di tutte le nazioni a una sola, a quella che attraverso il sacrifizio del suo sangue e del suo benessere immediato, ha dimostrato di essere l'eletta, la degna. (''Lotta di classe e guerra''<ref>Da ''Avanti!'', edizione piemontese, 19 agosto 1916.</ref>; p. 10)
*Il [[fascismo]] si è presentato come l'anti-partito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo, con la sua promessa di impunità, a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia barbarica e antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e bene amministrato. (''Forze elementari''<ref>Da ''L'Ordine Nuovo'', 26 aprile 1921; in ''Gramsci: Socialismo e fascismo. L'ordine nuovo 1921-1922'', Einaudi, 1966.</ref>; p. 99)
*La piccola borghesia, anche in questa sua ultima incarnazione politica del «[[fascismo]]», si è definitivamente mostrata nella sua vera natura di serva del capitalismo e della proprietà terriera, di agente della controrivoluzione. Ma ha anche dimostrato di essere fondamentalmente incapace a svolgere un qualsiasi compito storico: il popolo delle scimmie riempie la cronaca, non la storia, lascia traccia nel giornale, non offre materiali per scrivere libri.<ref>Da ''Socialismo e Fascismo. L'Ordine Nuovo (1021-1922)'', Einaudi, Torino, 1966, pp. 9-12. Citato in Matteo Pasetti, ''Storia dei fascismi in Europa'', Archetipo Libri, Bologna, 2011, [https://www.google.it/books/edition/Storia_dei_fascismi_in_Europa/nsTRAwAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=&pg=PA165&printsec=frontcover p. 165]. ISBN 9788866330387</ref>
*Abbiamo in Italia il regime fascista, abbiamo a capo del fascismo [[Benito Mussolini]], abbiamo una ideologia ufficiale in cui il "capo" è divinizzato, è dichiarato infallibile, è preconizzato organizzatore e ispiratore di un rinato Sacro Romano Impero [...] Conosciamo quel viso: conosciamo quel roteare degli occhi nelle orbite che nel passato dovevano, con la loro ferocia meccanica, far venire i vermi alla borghesia e oggi al proletariato. Conosciamo quel pugno sempre chiuso alla minaccia [...] Mussolini [...] è il tipo concentrato del piccolo borghese italiano, rabbioso, feroce impasto di tutti i detriti lasciati sul suolo nazionale da vari secoli di dominazione degli stranieri e dei preti: non poteva essere il capo del proletariato; divenne il dittatore della borghesia, che ama le facce feroci quando ridiventa borbonica, [...]. (''"Capo"''<ref>Da ''[http://www.centrogramsci.it/riviste/nuovo/ordine%20nuovo%20p6.pdf L'Ordine Nuovo]'', 1º marzo 1924; pubblicato successivamente col titolo di ''Lenin capo rivoluzionario'', in ''l'Unità'', 6 novembre 1924.</ref>; p. 227)
*«Pellegrino del nulla» appare a noi [[Giacomo Matteotti]] quando consideriamo la sua vita e la sua fine in relazione con tutte le circostanze che dànno ad esse un valore non più «personale», ma di indicazione generale e di simbolo. (''Il destino di Matteotti''<ref>Da ''Stato operaio'', 28 agosto 1924. Anche in ''L'Ordine Nuovo'', 1º settembre 1924; in ''Scritti scelti'', Bur, [https://books.google.it/books?id=oal138NxjJ0C&pg=PT303 p. 303]. ISBN 8858602552</ref>; p. 267)