Francesca D'Aloja: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Francesca D'Aloja==
*Dello scultore [[Rembrandt Bugatti]] avrei voluto sapere tante cose, tutto ciò che nessuno ha mai saputo. Nella sua breve esistenza in pochi hanno davvero capito chi fosse. Le uniche creature a cui rivelò tutto se stesso furono gli animali, i soli con cui si sentiva a suo agio, e in pace. Con i suoi simili Rembrandt aveva poca confidenza, e tranne l'adorato fratello Ettore, e la cognata, non sentiva il bisogno di frequentare nessuno.<ref name=Bugatti>Da ''Elefanti, asini e altri animali. Il bestiario che svelò il genio Bugatti. <small>Suo padre era un famoso designer, fratello e nipote crearono le auto più belle e veloci. Ma il destino di Rembrandt Bugatti era tra le gabbie del giardino zoologico. Fu la quintessenza del genio italico</small>'', ''Il Fatto Quotidiano'', 13 marzo 2014.</ref>
*Dieci anni dopo il suicidio di [[Rembrandt Bugatti|Rembrandt]], il marchio automobilistico Bugatti ha raggiunto il suo vertice. I modelli concepiti da [[Ettore Bugatti|Ettore]] uniscono design raffinato a prestazioni tecniche impareggiabili che li portano a conquistare il podio di tutte le gare automobilistiche dell'epoca (primato tutt'oggi insuperato). La produzione si espande nella progettazione di aerei, treni ad alta velocità, barche. Ma anche strumenti chirurgici innovativi, rasoi elettrici, sedie da dentista, biciclette da corsa...<ref name=Bugatti/>
*[...] è questo ciò che faceva [[Rembrandt Bugatti]], milanese trapiantato a Parigi: fissava gli animali. Ne scrutava i movimenti, studiava il loro comportamento per ore fino a quando non si accendeva una scintilla. Solo allora sollevava il coperchio della valigetta, ne estraeva gli attrezzi del mestiere, fil di ferro e plastilina, e cominciava freneticamente a plasmare la materia con le grandi mani, fino a darle la forma di una scimmia, di una giraffa, di uno zebù.<ref name=Bugatti/>
*Fu mia madre, arredatrice col pallino del Liberty e progettista anch'essa di mobili zoomorfi, a farmi conoscere [[Carlo Bugatti]], mostrandomi delle fotografie delle sue creazioni. All'epoca non ne capii la grandezza, mi sembravano assurde, inutilizzabili. A fuorviarmi erano le definizioni delle didascalie: tavolo, sedia, armadio. Nomi di oggetti comuni applicati a manufatti che di comune non avevano nulla, non soltanto nelle forme (asimmetriche, sproporzionate) ma nei materiali utilizzati: legni esotici e pergamena, intarsi di madreperla, gusci di noce, osso, avorio ed ebano, e poi nappe, corde, ferro e rame, ottone e peltro.<ref name=Bugatti/>