Francesca D'Aloja: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 5:
*[...] è questo ciò che faceva [[Rembrandt Bugatti]], milanese trapiantato a Parigi: fissava gli animali. Ne scrutava i movimenti, studiava il loro comportamento per ore fino a quando non si accendeva una scintilla. Solo allora sollevava il coperchio della valigetta, ne estraeva gli attrezzi del mestiere, fil di ferro e plastilina, e cominciava freneticamente a plasmare la materia con le grandi mani, fino a darle la forma di una scimmia, di una giraffa, di uno zebù.<ref name=Bugatti/>
*Fu mia madre, arredatrice col pallino del Liberty e progettista anch'essa di mobili zoomorfi, a farmi conoscere [[Carlo Bugatti]], mostrandomi delle fotografie delle sue creazioni. All'epoca non ne capii la grandezza, mi sembravano assurde, inutilizzabili. A fuorviarmi erano le definizioni delle didascalie: tavolo, sedia, armadio. Nomi di oggetti comuni applicati a manufatti che di comune non avevano nulla, non soltanto nelle forme (asimmetriche, sproporzionate) ma nei materiali utilizzati: legni esotici e pergamena, intarsi di madreperla, gusci di noce, osso, avorio ed ebano, e poi nappe, corde, ferro e rame, ottone e peltro.<ref name=Bugatti/>
{{NDR|Su [[Ettore Bugatti]]}} Giulio Prinetti, produttore di veicoli da corsa, scopre l'abilità del quattordicenne Ettore dopo averlo visto modificare con le sue mani un triciclo a motore. Tre anni dopo lo invita a lavorare nella sua officina e nel giro di poche settimane l'apprendista concepisce un triciclo da corsa bimotore. A 18 anni partecipa come pilota a una corsa e arriva secondo. A 19 anni realizza la sua prim auto, la Bugatti Type 2, talmente bella che viene esposta al salone internazionale di Milano dove viene notata dal ricchissimo barone De Dietrich, costruttore di automobili, che si entusiasma al punto di proporre a Ettore l'incarico di disegnatore progettista nella sua fabbrica in Alsazia.<ref name=Bugatti/>
*Il dolore produce una quantità di cose, e fra queste trova spazio anche la bellezza. Le persone che hanno conosciuto il dolore hanno sempre qualcosa in più e la bellezza che riconosciamo nel loro sguardo non è soltanto il prodotto della loro esperienza ma anche del valore che noi diamo a quell'esperienza. Le più belle immagini femminili ritratte hanno sempre gli occhi velati di pianto... Cosa c'è di più bello di una Madonna addolorata?<ref name=Tronconi>Dall'intervista di Federica Tronconi, ''[https://www.ultimariga.it/portale/?p=12561 Cuore, sopporta: intervista a Francesca d'Aloja]'', ''UltimaRiga.it'', 5 giugno 2018.</ref>
*Il perdono non è mai semplice e comunque nell'atto del perdono sono io che decido, mentre essere perdonati dipende dalla decisione altrui che a volte tarda ad arrivare o non arriva mai, malgrado il nostro impegno nel volerlo ottenere. Dal mio punto di vista considero l'oblio più praticabile del perdono. Posso dimenticare ma ciò non conduce necessariamente a un perdono. Mi riferisco ovviamente a faccende serie. Ritengo che alcune azioni non meritino alcun tipo di perdono.<ref name=Tronconi />