Pier Paolo Pasolini: differenze tra le versioni

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*Caro Pasolini, alla lettera editoriale ufficiale ne allego una personale, perché da tempo volevo scriverti quanto il ''Canzoniere italiano'' mi sia piaciuto, quanto lo stimi un libro bello e importante. [...] (Però, porcamiseria, perché [[scrittura|scrivi]] così difficile? State mettendo in voga un gusto dello scrivere difficile che non è quello sfuggente degli ermetici perché è invece sforzo di precisione, ma che ha dietro il divertimento universitario [[Gianfranco Contini|continiano]] di origine tedesca; però con l'allusività ermetica ci ha quel tanto di parentela da dargli un'aria ''demodée''. Siete una squadra lì a Roma, tu, [[Pietro Citati|Citati]], [[Cesare Garboli|Garboli]], che dopo il fatto che avete cominciato a pubblicare qualche anno dopo il '45, tac! vi è venuto in mente di riattaccarvi alle Giubbe Rosse, cosa che a nessun altro verrebbe più in mente.) ([[Italo Calvino]])
*Ci vedemmo in qualche occasione. Un uomo tormentato e intuitivo. Una volta mi disse: tutte le cose che lei coltiva prima o poi si realizzeranno. Ma si ricordi che arrivano anche le cose peggiori e più brutte. Sembrò annunciare la sua fine.([[Roberto Capucci]])
*Conobbi Pier Paolo quando lavorava con Bolognini. Era giovanissimo, faceva il professore alle scuole medie e c’era un rapporto alla pari tra noi. In ''Medea'' ripiegò su di me dopo il no di Danilo Donati, impegnato, e non ci fu un rapporto vissuto. Aveva il terrore che gli buttassi addosso il mondo di [[Luchino Visconti|Visconti]] quando io, invece, rispettavo il pensiero dei registi con cui lavoravo. Ho sempre visto Pier Paolo come una persona priva della possibilità di avere una dialettica con gli altri: poeta gigante, nei rapporti usuali della vita era schivo, con una vocina che gli usciva a malapena. Raramente mostrava sorrisi. Tutt’al più li sfiorava. ([[Piero Tosi]])
*Credo che su Pasolini si fosse preso un grosso abbaglio: Pasolini è passato per uno scrittore di sinistra perché aveva preso come sfondo dei suoi racconti – bellissimi del resto – il sottoproletariato delle borgate romane, i ragazzi di vita, insomma, la schiuma della società. Ma lo aveva fatto per dei gusti e dei motivi del tutto personali sui quali è inutile tornare a far commenti. Questo l'aveva fatto considerare come uno scrittore, un difensore del proletariato, ma non era una scelta politica quella che aveva fatto Pasolini. Non c'entrava niente, assolutamente nulla. Quindi quello che lui disse era assolutamente vero, cioè dire che nei tafferugli, dove spesso ci scappava il morto, fra quei dilettanti delle barricate che erano {{NDR|dei borghesi}}, i veri proletari erano i poliziotti. [...] E questo fu considerato un tradimento all'ideologia di sinistra. ([[Indro Montanelli]])
*Dirò che Pasolini sta al PCI come don Giuseppe Diana, il prete operaista trucidato dalla camorra a Casal di Principe il 19 Marzo del 1994, sta alla monarchia britannica o alla Chiesa di Roma. ([[Aldo Busi]])