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*Analoghi a quelli di [[Lennie Tristano|Tristano]] furono gli esperimenti che, nello stesso periodo, venivano condotti innanzi da [[Dave Brubeck]] con alcuni condiscepoli, fra cui emergevano Dave Van Kriedt e il clarinettista Bill Smith, che parecchi anni dopo avrebbe trascorso dei lunghi periodi a Roma dedicandosi soprattutto alla musica moderna e d'avanguardia di tradizione europea. Il primo complesso costituito da Brubeck, nel 1946, fu un ottetto, ed ebbe una vita difficile per l'aristocratica concezione delle partiture con cui si cimentava: in esse, fughe e contrappunto erano note di nobiltà, e non mancavano gli sconfinamenti nei territori, allora praticamente inesplorati, della politonalità e dei poliritmi. Le poche incisioni dell'ottetto, che non poterono essere realizzate prima del 1950, quando già il complesso era stato sciolto per essere sostituito da un trio, si fanno apprezzare soprattutto per l'elaborata preziosità degli arrangiamenti. (pp. 217-218)
*{{NDR|In riferimento all'orchestra di [[Woody Herman]]}} Fra le voci dei quattro sassofoni si distingueva quella di [[Stan Getz]], così diafana e luminosa, al servizioo di un fraseggio lieve e rilassato, ispirato a quello di [[Lester Young]]. Quando fu ascoltata, nelle prime incisioni del "secondo gregge" di Herman, impressionò. Parve cos' bella chq qualcuno affibiò a Getz il soprannome The Sound, il Suono. (p. 218)
*Si è già detto dei quartetti di [[Dave Brubeck|Brubeck]] e di [[Gerry Mulligan|Mulligan]], accanto ai quali si può porre [[Stan Getz]], che, nel 1953, aveva costituito un quintetto che, grazie all'apporto del trombonista Bob Brookmeyer, contribuì a diffondere l'amabile sound "californiano" da una costa all'altra. (p. 233)
*Il ''[[free jazz]]'' non era affatto, in principio, «la musica fucile, pallottola, aeroplano, la musica contro la società americana», come l'avrebbe definita, nel pieno della Rivoluzione Nera, [[Amiri Baraka|LeRoi Jones]]. Intorno al 1960, quando [[Ornette Coleman]] e Cecil Taylor registrarono i primi dischi qualificabili con l'aggettivo ''free'', né loro né i jazzmen che li affiancavano vedevano la loro musica in questi termini. Come i [[bebop|boppers]] quindici anni prima, erano le sensibili antenne di una società in fermento e riflettevano inconsapevolmente ciò che accadeva intorno a loro – rivelando, anzi, ciò che ribolliva sotto la superficie –, ma si preoccupavano in primo luogo di esprimere compiutamente ciò che sentivano e immaginavano, di precisare i caratteri formali della loro musica, che avvertivano tuttora impacciata da condizionamenti per loro innaturali. Coloro che ruppero decisamente col passato e che fecero proseliti – e cioè Cecil Taylor, [[John Coltrane]] e Ornette Coleman ([[Charles Mingus|Mingus]] fu un precursore ma non fece scuola) – erano partiti da diverse premesse e avevano ciascuno una propria cerchia di collaboratori. (p. 265)
*C'era il jazz-samba, ovvero la nuovissima contaminazione fra il [[jazz]] e la [[bossa nova]], divenuta popolare dopo che fu pubblicato un long playing registrato nel 1962 da [[Stan Getz]] con il chitarrista Charlie Byrd, il quale aveva portato con sé, da [[Rio de Janeiro]], un bel ricordo della musica che vi aveva ascoltato (la [[bossa nova]], appunto, che anche lì era una relativa novità) e aveva avuto l'idea di realizzare quel disco. ''Desafinado'', un delizioso motivo di [[Antônio Carlos Jobim|Antonio Carlos Jobim]], fu il brano che piacque di più: diede il via a una vera e propria moda e rimise in sella Stan Getz. (pp. 266-267)