Piero Guccione: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Piero Guccione==
*Dovrei parlare di pittura, scriverne anzi, e della mia in particolare. Ma non ho voglia di farlo. Vi sono giorni, come oggi, in cui la pittura è un remoto fruscio di preziosissima seta a fronte della sonorità straziante di certe “emergenze”: che viviamo direttamente o, peggio, che ci arrivano attraverso sconosciuti cavi e canali; da lontani, artificiali satelliti...<ref>Da ''Da un piccolo diario fuori tempo. 15.6.1986'', Citato in Piero Guccione, ''Su Scicli e dintorni'', a cura di Giuseppe Nifosì, Ass. Il Giornale di Scicli, Modica (RG), 1992, p. 46.</ref>
*Il percorso iniziato nella seconda metà degli anni Sessanta, con le prime, timide prese di contatto con la superficie marina, vede effettivamente qualche risultato nella serie dei mari realizzata intorno al 1980. Fu un percorso lento. Per la prima volta presi coscienza della sproporzionata quantità di tempo occorrente a fare la pittura. Di questa situazione – del resto immodificabile – fui un po' sconvolto e annoiato. Così mi rivolsi al pastello perché prometteva risposte più immediate, comunicazione ed esecuzione più rapide; non certo per il mercato, ma per l'urgenza espressiva più consona, se vogliamo, a una certa tradizione della nostra modernità. Però non immaginavo quanto la questione tempo – la sua inverosimile dilatazione – sarebbe diventata primaria e, come si usa dire oggi, strutturale nello sviluppo successivo del mio lavoro.<ref>Da Marco Goldin, ''Dipingere la bellezza. Parole con Piero Guccione'', Citato in Piero Guccione., ''Huiles, pastels et crayons'', Catalogo mostra, Éditions Galerie Claude Bernard, Paris, 1998.</ref>
*La mia pittura si è sempre sviluppata con le case che ho abitato, cioè ho sempre dipinto quello che avevo attorno e con cui avevo dimestichezza quotidiana, una dimestichezza visiva che poi magari si arricchiva di altri significati. Così probabilmente è stato anche con il mare. Inoltre, il mare, elemento perennemente mobile e nello stesso tempo immobile, dal punto di vista della rappresentazione pittorica mi ha sempre intrigato, al punto da arrivare a dipingere una tela di quattro metri solo per catturare lo scatto, il momento del movimento di un'increspatura di due centimetri.<ref>Dall'intervista di [[Lillo Gullo]], ''La Sicilia di Guccione è un albero di carrubo. Grande mostra antologica a Conegliano Veneto'', ''Alto Adige'', 3 gennaio 1990.</ref>
*Ogni quadro, ormai, è un interminabile viaggio che si va compiendo nei due o tre metri quadrati antistanti il cavalletto, avanti e indietro; cioè, lo spazio necessario per poterlo meglio osservare e controllare. Lunga e paziente veglia nell'attesa di scorgere il primo lembo di una misteriosa terra promessa (dove nessun popolo, però, è chiamato a salvarsi). Dunque più giusto dire che si tratta di un semplice scoglio a cui, solo, posso aggrapparmi e riposare qualche istante. <ref>Da ''Note sparse'', Citato in Marco Goldin, ''Guccione'', Electa, Milano, 1995.</ref>