Regista: differenze tra le versioni

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*Il regista dovrebbe avere l'ultima parola su ogni singolo elemento, parola, suono, ogni singola cosa che scorre nel tempo sulla pellicola di celluloide. In caso contrario, il film non starà in piedi. Può anche darsi che faccia schifo, ma almeno sarà solamente colpa tua.
*La vita è piena di concetti astratti e l'unico modo per venirne a capo è usare l'[[intuito]]. Intuire è vedere la soluzione: vederla, conoscerla. Ragione e sentimento camminano a braccetto. Una condizione fondamentale per il regista.
*Per un artista, intendersene di conflittualità e di tensione è una cosa positiva. Possono fornirti degli spunti. Ti garantisco, però, che troppa tensione impedisce di creare. [...] Per mostrare la sofferenza, però, il regista non deve per forza soffrire. Puoi mostrarla, rappresentare la condizione umana, i conflitti e i contrasti, ma non devi viverli sulla tua pelle. Ne sei il regista, ma non ci sei dentro. Lascia che a soffrire siano i tuoi personaggi.
*Sento storie di registi che sbraitano contro gli attori, o che magari usano l'inganno per strappare loro una buona prestazione. Alcuni invece cercano di tirare avanti tutta la baracca facendo leva sulla paura. Secondo me è una buffonata: è un comportamento patetico e stupido allo stesso tempo. Quando le persone hanno paura, non vogliono andare al lavoro. Troppi ai giorni nostri provano questo sentimento. La paura comincia quindi a trasformarsi in odio, ed ecco che iniziano a detestare il solo fatto di andare al lavoro. L'odio può diventare rabbia, e possono prendersela con il capo o con il lavoro stesso.
*Un conto è fare ciò in cui credi e prendere un granchio: riesci ancora a guardarti allo specchio. Quando invece non credi in ciò che fai, è come morire due volte. Fa male, molto male. È un controsenso bello e buono che un regista non sia messo nella condizione di fare cinema nel modo in cui desidera. Nel nostro ambiente, però, è quasi la norma.