Giorgio Gaber: differenze tra le versioni

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*Del resto il poeta era lui. Io faccio il comico. ([[Giobbe Covatta]])
*Ecco, di Gaber mi ha lasciato un segno tutto questo coraggio. Quel suo essere artista senza ripetersi mai, rimettendosi anzi in gioco. [...] Gaber invece cambiava, e cambiando cresceva, si raffinava. Il canto, la pulizia in scena, il suo estremo rigore... Era quasi iconoclasta, pochissime cose, però curatissime. E poi quel saper cambiare marcia più volte durante lo spettacolo: tutte caratteristiche che contribuivano alla sua incredibile capacità di tenere il palco. Ma tenerlo veramente, senza preoccuparsi di quanto piaceva al pubblico, obbligandolo invece a seguire il nuovo percorso che gli proponeva. Educandolo a crescere con lui, insomma. ([[Luca Barbareschi]])
*E dal teatro Gaber ha mandato, a mio avviso, non tanto insegnamenti di percorso, quindi, ma di contenuti. [...] Lui denunciava la stanchezza morale degli [[Anni 1980|anni Ottanta]], l'affievolimento dei valori, il coinvolgimento della gente nel cosiddetto [[edonismo]] [[Ronald Reagan|reaganiano]], già prima che tutto questo accadesse. Ma ha avuto pure il coraggio, l'umiltà, di dire che forse, se le generazioni più giovani avevano subito senza accorgersene la dittatura del mercato, quella era in qualche modo pure una sconfitta della sua, di generazione. Soprattutto però Gaber ci ha ricordato sempre, anche in spettacoli complessi, che la risata è un valore. ([[Giobbe Covatta]])
*Era uno di quegli spiriti alti che compaiono di rado nella storia, per fare quell'operazione tanto cara ai greci, il disvelamento. Mettere a nudo le debolezze umane. Gaber non parlava solo dell'amore o dello "Shampoo", parlava anche di ben altro. Con riflessioni a volte però messe in secondo piano, in quanto danno fastidio a troppi. [...] Non per nulla ha testimoniato sino all'ultimo quanto vedeva, i rischi e gli slanci, avendo il coraggio di mettersi in gioco e di portare la sua testimonianza contestatrice e costruttiva insieme libera e gratuita, dappertutto. ([[Mario Capanna]])
*È sempre stato "altro" dai cantautori suoi coetanei. Ha fatto delle scelte coraggiose che ha portato avanti con coerenza, per cantare quanto gli stava attorno attraverso linguaggi, fisici e musicali, assolutamente inediti e divenendo, potrei dire, un modello culturale. Perché, pur stando lontano dai riflettori, diceva lo stesso cose importanti a moltissimi. ([[Biagio Antonacci]])