Giorgio Gaber: differenze tra le versioni

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*È sempre stato "altro" dai cantautori suoi coetanei. Ha fatto delle scelte coraggiose che ha portato avanti con coerenza, per cantare quanto gli stava attorno attraverso linguaggi, fisici e musicali, assolutamente inediti e divenendo, potrei dire, un modello culturale. Perché, pur stando lontano dai riflettori, diceva lo stesso cose importanti a moltissimi. ([[Biagio Antonacci]])
*Gaber apparteneva a una generazione per la quale i concetti di [[rivoluzione]] e contestazione non erano semplici slogan. Erano qualcosa di vissuto. E si vedeva che quando Gaber gridava di cambiare la realtà, o affrontava temi politici forti, lo faceva perché era un'esigenza interiore che sentiva di dover portare alla gente. ([[Biagio Antonacci]])
*Gaber era "politico", allora? Sì, in senso alto. Nella misura in cui parlava di elementi irriducibili. Vita e morte, uomo e donna, bene e male. E io gli sarò sempre grato per questo, non tanto per ciò che mi ha consegnato in termini di stretta critica della politica e della società. Gli sarò sempre grato per quando dismetto l'abito della politica e lui parla della mia umanità nuda. Mi fa trascendere il mio linguaggio di politico e fa sì che sul suo linguaggio d'artista io modelli emozioni nuove e prenda a interrogarmi sul senso della realtà. Anche per strade diverse, altrimenti sconosciute. ([[Fausto Bertinotti]])
*Gaber è stato il più vicino alla poetica di Brassens, pungente, profondo, ironico, anticlericale, tanto feroce contro il potere e la borghesia quanto ipercritico con le storture e le ipocrisie di "quelli della sua parte". ([[Alberto Patrucco]])
*Gaber non diceva "sono un cantautore", non si schierava di qua o di là. Prendeva quello che rimbalzava dalla strada e lo restituiva onestamente alla gente, con il suo tocco personale. Che poi era un tocco da figo, da uno che sapeva far girare le balle a chi comanda. ([[J-Ax]])