Vintilă Horia: differenze tra le versioni

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==''Diario di un contadino del Danubio''==
*Alla pari di Don Giovanni e per ragioni probabilmente non troppo diverse, è verosimile che Don Chisciotte rappresenti per me il coraggio inutile, apparentemente, il bel gesto gratuito, che sfuggendo ai cinque sensi diviene mito, e lungi dal suo passaggio biologico, prende corpo nell'orizzonte degli archetipi, come tutto ciò che è grande. Don Chisciotte e Don Giovanni sono due impazienti, desiderosi di giungere il più rapidamente possibile alla loro forma ultima, al loro dramma, voglio dire alla loro perfezione. L'impazienza è il pericolo permanente. È di questo che io sono fatto. (da ''Nota di diario di Sabato, 14 novembre 1964'', p. 17)
*Più amiamo l'arte, più desideriamo segretamente di liberarci. Un'[[opera d'arte]], infatti, sfugge agli sbirri e alla mannaia, permettendoci di vivere, amandola, in perfetta condizione di parità col nostro io. (da '' Nota di diario di Domenica, 29 novembre 1964'', p. 31)
*Vi sono mani terribilmente eloquenti, mani mute, mani neutre, mani repulsive. Parlano come le linee della vita nel palmo; raccontano l'avvenire in tutte le sue intimità, e i loro movimenti nella mano dell'altro sono chiari quanto una scrittura. La [[mano]] nella sua espressività può essere più esatta dello [[sguardo]], troppo spesso addestrato alla menzogna, sottoposto alla truccatura quotidiana del nostro viso. (da '' Nota di diario di mercoledì, 23 dicembre 1964'', p. 46)
*Non si può conoscere in massa e nemmeno su questo piano stabilire contatti con Dio. Le masse possono credere soltanto in ciò che somiglia ad esse, vale a dire nelle finzioni e nei carnefici. (da ''Nota di diario di Venerdì, 8 gennaio 1965, p. 55'')
*Non si può conoscere in massa e nemmeno su questo piano stabilire contatti con Dio. Le masse possono credere soltanto in ciò che somiglia ad esse, vale a dire nelle finzioni e nei carnefici. (da ''Nota di diario di Venerdì'', 8 gennaio 1965, p. 55)
*[...] [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]], attraverso il quale capivo a poco a poco il fascino tragico di [[Vienna]], fatto di musica, come la Francia è fatta di parole; un fascino ingannatore, sulle prime, poiché il rococò dei palazzi, esattamente come il serico patos di Mozart, sembra creato in una specie di gioia adolescente, quando in realtà è una maschera di velluto per nascondere un viso moribondo, quello dell'ultima conoscenza di una civiltà imperiale affaticata, cosciente già della sua inutile e gloriosa follia. Qualcosa come Venezia nel XVII secolo, che tradusse la sua decadenza in pittura. La musica austriaca, da Mozart a Richard Strauss, non è che l'espressione di questa ultima presa di coscienza. (da ''Nota di diario di Domenica, 17 gennaio 1965'', p. 62)
*Violenza e fragilità costituiscono per l'uomo tradizionale una specie di ritornello fatalmente legato alle apparizioni totalitarie della storia. Collocato in uno spazio originario che il filosofo romeno [[Lucian Blaga|Lucian Blaga]] chiamava «matrice stilistica» dove ha creato il suo genere di vita, ma anche il suo stile religioso e artistico, il contadino è forzatamente nemico della storia, destinata ad avere una fine di cui il cristianesimo gli ha confermato la necessità e la venuta. (da ''Nota di diario di Lunedì 18 gennaio 1965'', p. 65)
*La [[storia]] come valore sicuro, ortodosso, piantata su basi incrollabili. Nulla di più falso. Ci si è sempre gettati nella improvvisazione, con la bocca piena d'acqua, come cattivi nuotatori lontano dalla riva. (da ''Nota di diario di giovedì 17 gennaio 1965'', p. 175)