Vintilă Horia: differenze tra le versioni

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==''Diario di un contadino del Danubio''==
*Alla pari di Don Giovanni e per ragioni probabilmente non troppo diverse, è verosimile che Don Chisciotte rappresenti per me il coraggio inutile, apparentemente, il bel gesto gratuito, che sfuggendo ai cinque sensi diviene mito, e lungi dal suo passaggio biologico, prende corpo nell'orizzonte degli archetipi, come tutto ciò che è grande. Don chisciotteChisciotte e Don Giovanni sono due impazienti, desiderosi di giungere il più rapidamente possibile alla loro forma ultima, al loro dramma, voglio dire alla loro perfezione. L'impazienza è il pericolo permanente. È di questo che io sono fatto. (da ''Nota di diario di Sabato, 14 novembre 1964'', p. 17)
*Più amiamo l'arte, più desideriamo segretamente di liberarci. Un'opera d'arte, infatti, sfugge agli sbirri e alla mannaia, permettendoci di vivere, amandola, in perfetta condizione di parità col nostro io. (da '' Nota di diario di Domenica, 29 novembre 1964'', p. 31)
*Non si può conoscere in massa e nemmeno su questo piano stabilire contatti con Dio. Le masse possono credere soltanto in ciò che somiglia ad esse, vale a dire nelle finzioni e nei carnefici. (da ''Nota di diario di Venerdì, 8 gennaio 1965, p. 55'')
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*''L'essai sur l'avenir poétique de Dieu'', di [[Manuel de Diéguez|Manuel Diéguez]] demolisce le impalcature della critica occidentale e orientale a un tempo e riporta la letteratura sul suo zoccolo, che domina tutti gli altri. «''... qualsiasi ragione e qualsiasi poesia sacra''», scrive Diéguez, «''porteranno a una frattura con l'organizzazione della storia; infatti in essa si è rifugiato, dopo aver disertato le antiche cosmogonie, il nostro furore di organizzare il tempo attraverso una falsa poesia.''» E in nota, a piè di una pagina di grande densità di pensiero, queste altre righe che completano in qualche modo la risorgente fisionomia del contadino del Danubio: «''Ora, la politica, in quanto escatologia, è una poetica finalista, una cosmogonia razionalizzante che inevitabilmente sfocia nel nichilismo.''» (da ''Nota di diario di Lunedì 1 novembre 1965'', pp. 287-288)
*Noi abitiamo un tempo di profondità, zenit e nadir, il tempo dell'anima messa di nuovo in croce nel senso che meglio le si addice ed è questa la ''felicità'', voglio dire la gioia di conoscere la verità, una sofferenza sottile che rasenta la coscienza dell'eternità. (da ''Nota di diario di Lunedì 1 novembre 1965'', p. 288)
*I [[Daci]] che si stendevano dal Dniester sino alla Boemia appaiono a poco a poco come gli antenati dell'Occidente e come i precursori europei del Dio unico. Furono romanizzati e cristianizzati senza resistenza, perché erano i generatori dei loro conquistatori. Noi siamo là da sempre. È la nobiltà dedel contadino del [[Danubio]], colui che diede [[Pan]] ai greci, il Dio di cui una voce annunciò la morte nel momento in cui [[Gesù]] spirava sulla croce e nasceva nelle anime nostre. (da ''Nota di diario di Lunedì 1 novembre 1965'', p. 290)
 
==''Dio è nato in esilio''==