Carlo Maria Curci: differenze tra le versioni

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==Citazioni su Carlo Maria Curci==
===[[Raffaele Mariano]]===
*Nessuno da ciò che sia stato o abbia fatto sino all'età senile potrebbe saper dire che cosa finirà per essere o fare avanti la morte; sicché, per pronunziare l'ultima parola, è sempre meglio aspettare che la bara sia coperchiata. – Una massima, a un di presso, su questo andare agli antichi savii non venne in mente di formularla, aggiungendola alle altre famose che ci lasciarono; ma lo avrebbe meritato. Quanti non sono cui tocca ogni giorno di riscontrarne in sé e confermarne la verità? Pure, dei moltissimi, è quasi da credere che assai pochi abbian potuto con più forza, con più ragione applicarla a se stessi, farne, a dir così, il motto o l'insegna della loro esistenza, forse pure l'epitaffio pel loro sepolcro, come il padre Curci.<br>Eccolo lui, chi non lo ricorda?, il gesuita per quasi intera la vita. E dei gesuiti risoluto, convinto ed irremovibile, pugnace ed aggressivo quanto non mai altro. Con la sua predicazione, con le sue polemiche, coi suoi scritti, con tutto il complesso della molta operosità sua, diventa oggetto ai discorsi, alle disputazioni, alle chiacchiere del mondo, destando ogni dove resistenze e dinieghi, insino {{sic|vitupèri}} e contrasti furiosi, infiniti, ovvero simpatia ed {{sic|encomii}} ed anche adesioni cieche quanto ostinate. – E poscia? – In sul tramonto si separa a un tratto dai fidi commilitoni di un tempo. Disconosciuto, rinnegato da questi, torna senza scomporsi qual semplice sacerdote nel secolo. ([[Raffaele Mariano]])
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*Nessuno da ciò che sia stato o abbia fatto sino all'età senile potrebbe saper dire che cosa finirà per essere o fare avanti la morte; sicché, per pronunziare l'ultima parola, è sempre meglio aspettare che la bara sia coperchiata. – Una massima, a un di presso, su questo andare agli antichi savii non venne in mente di formularla, aggiungendola alle altre famose che ci lasciarono; ma lo avrebbe meritato. Quanti non sono cui tocca ogni giorno di riscontrarne in sé e confermarne la verità? Pure, dei moltissimi, è quasi da credere che assai pochi abbian potuto con più forza, con più ragione applicarla a se stessi, farne, a dir così, il motto o l'insegna della loro esistenza, forse pure l'epitaffio pel loro sepolcro, come il padre Curci.<br>Eccolo lui, chi non lo ricorda?, il gesuita per quasi intera la vita. E dei gesuiti risoluto, convinto ed irremovibile, pugnace ed aggressivo quanto non mai altro. Con la sua predicazione, con le sue polemiche, coi suoi scritti, con tutto il complesso della molta operosità sua, diventa oggetto ai discorsi, alle disputazioni, alle chiacchiere del mondo, destando ogni dove resistenze e dinieghi, insino {{sic|vitupèri}} e contrasti furiosi, infiniti, ovvero simpatia ed {{sic|encomii}} ed anche adesioni cieche quanto ostinate. – E poscia? – In sul tramonto si separa a un tratto dai fidi commilitoni di un tempo. Disconosciuto, rinnegato da questi, torna senza scomporsi qual semplice sacerdote nel secolo. ([[Raffaele Mariano]])
 
*Mutata parte, dà all'ordine dei suoi pensieri e delle sue intuizioni indirizzo radicalmente diverso da quello sino allora seguito. Alle questioni più vive onde il mondo è agitato, piglia parte come prima con fervore, con ardore indefesso, ma guardandole da un altro punto di veduta e con altri intendimenti. Una vera rivoluzione quella che s'andò operando in lui! Per la quale al vecchio uomo se ne sostituì uno nuovo, attivo, intraprendente, battagliero, audace esattamente come l'antico; ma del quale, paragonandolo, quanto a {{sic|desiderii}} ed aspirazioni, con l'antico, avresti dovuto ripetere il ''quam mutatus ab illo!'' Se non che, si vedrà pure che il radicale mutamento rimutò poscia di nuovo; e; dopo parecchi giri e rigiri, il movimento parve fosse in qualche modo tornato al punto medesimo donde s'era dipartito. ([[Raffaele Mariano]])
 
*Non noi, che tanto c'inchiniamo riverenti al principio cristiano, come alla suprema forma più perfetta della coscienza religiosa, quanto aborriamo le adulterazioni che vi ha arrecate e lo strazio che ne fa tuttora la Curia romana: non noi, dico, ci dorremo dei dardi non nuovi di fabbrica, pur sempre aguzzi e velenosissimi che il Curci ha confitti e riconfitti nella più intima compagine del Papato. Né è, di certo, la sua contrizione né la sua abiura che possa aver la forza di sconficcarli codesti dardi e di rimarginare le ferite profonde per essi aperte. Scomparso lui dalla scena, sono rimasti i semi che egli andò spargendo; i quali, o prima o poi, dovranno fruttificare; e già ne sono spuntati i primi segni. ([[Raffaele Mariano]])
 
==Bibliografia==