Carlo Michelstaedter: differenze tra le versioni

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*[...] ''e gli uomini cercavano [[riposo]] | al lor ozio laborioso'' [...]. (da ''I figli del mare'', in ''Poesie'')
*{{NDR|[[Henrik Ibsen]]}} Dopo [[Sofocle]], è l'artista che più m'è penetrato e m'ha assorbito. (da ''Epistolario'', a cura di S. Campailla, Adelphi, Milano, 1983)
*[...] ripenso a Bologna, ai tre giorni passati, mi sembrano un'oasi di sole e di vita superiore più intensa che mi lascerà traccia per tutta la vita. E poi Bologna mi piace, coi suoi portici, i suoi bei palazzi rosso-scuri, le sue belle piazze vaste, il suo San Petronio imponente, il suo movimento vivace ma non affarista, movimento di gente allegra che si affolla dappertutto per vedere e farsi vedere, per godere la vita. – Mi piace la cordialità larga e sincera del popolo, mi piacciono i luoghi pubblici brulicanti, pieni di luce e di calore, e mi piacciono infine e più di tutto mi piacciono le sue donne opulente, raggianti di vita, che sorridono al sorriso, che pare si diano tutte nello sguardo... (dalla lettera alla famiglia del febbraio 1907, ''Epistolario scelto'', in ''Opere'', a cura di Gaetano Chiavacci, Sansoni, Firenze, 1958, [https://archive.org/details/michelstaedter-opere/page/462/mode/2up?q=firenze p. 463])
*Un giovane educato in un collegio religioso si volge per reazione a tutto quanto sa di ribelle alle leggi umane, e matura il cervello nelle speculazioni della psiche dell'uomo e del mistero della natura. Egli troppo vede e nel suo animo amareggiato la fonte del sentimento inaridisce. Egli lo sente e ne prova dolore, vuole perciò lanciarsi nella vita per eccitarne con le sensazioni più forti le fibre paralizzate dell'animo suo. E lo fa. Ma non può riacquistare la spontaneità perduta e si accorge d'essere sempre il medesimo. E con la crudele, abituale sincerità verso se stesso, esamina il proprio intento, lo analizza, quindi con calma e ragionata risoluzione si uccide restituendo alla madre terra le energie che in lui combattono inutili. (da ''Il dialogo della salute'', in ''Opere'', a cura di Gaetano Chiavacci, Sansoni, Firenze, 1958)
*''Vita, morte, | la vita nella morte; | morte, vita, | la morte nella vita. || Noi col filo | col filo della vita | nostra sorte | filammo a questa morte. || E più forte | è il sogno della vita - | se la morte | a vivere ci aita || ma la vita | la vita non è vita | se la morte | la morte è nella vita || e la morte | morte non è finita | se più forte | per lei vive la vita. || Ma se vita | sarà la nostra morte | nella vita | viviam solo la morte || morte, vita, | la morte nella vita; | vita, morte, | la vita nella morte.'' (''Il canto delle [[pupa|crisalidi]]'', in ''Poesie'', 1987, p. 17)