Alberto Moravia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
fix Errori di Lint
Nessun oggetto della modifica
Riga 5:
==Citazioni di Alberto Moravia==
 
* A [[Roma]] è avvenuto il contrario di quello che avviene nelle altre capitali: la città si è ingrandita e arricchita; ma è rimasta legata a un’idea del vivere elementare e grossolana. Cinica, scettica, priva di ideali, materiale, ottusa, Roma presenta insomma lo spettacolo sconcertante di una capitale il cui fine principale anzi unico sia quello di vivere alla giornata o meglio di sopravvivere.<ref>Da ''[https://rep.repubblica.it/pwa/anteprima/2018/05/04/news/la_grande_bellezza_roma_com_era_e_com_e_-195542592/ La grande bellezza: Roma com’era (e com’é)]'', ''Rep.repubblica.it'', 4 maggio 2018.</ref>
*{{NDR|A [[Segesta]]}} Ascesi così, con gli occhi rivolti a terra e il sangue invaso da un fitto benessere, che mi pareva emanare dal luogo: finalmente levai lo sguardo e mi accorsi allora che ero sotto il tempio.<ref name="segesta">Citato in Ernesto Di Lorenzo, ''[http://palermo.repubblica.it/dettaglio/quando-segesta-affascino-alberto-moravia/1401211 Quando Segesta affascinò Alberto Moravia]'', ''la Repubblica'', 6 dicembre 2007.</ref>
*{{NDR|[[Pier Paolo Pasolini]] scandalizzava quella}} borghesia italiana che in quattro secoli ha creato i due più importanti movimenti conservatori d'Europa, cioè la [[controriforma]] e il [[fascismo]].<ref>Citato in Wu Ming 1, ''[https://www.internazionale.it/reportage/wu-ming-1/2015/10/29/pasolini-polizia-anniversario-morte La polizia contro Pasolini, Pasolini contro la polizia]'' ''Internazionale.it'', 29 ottobre 2017.</ref>
Riga 22:
*{{NDR|Su [[Pier Paolo Pasolini]]}} La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nei suoi romanzi e nei suoi film, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un'epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile.<ref>Da ''Ma che cosa aveva in mente?'', ''L'Espresso'', 9 novembre 1975; citato in Antonio Tricomi, ''Pasolini: gesto e maniera'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2005, [https://books.google.it/books?id=4GEbLBR4nGUC&pg=PA129#v=onepage&q&f=false p. 129]. ISBN 88-498-1310-4</ref>
*Le [[Esperienza|esperienze]] che contano sono spesso quelle che non avremmo mai voluto fare, non quelle che decidiamo noi di fare.<ref>Da ''Breve autobiografia letteraria'', in ''Opere 1927-1947'', a cura di G. Pampaloni, Bompiani, Milano, 1986.</ref>
*{{NDR|Sul film ''[[Nel nome del padre (film 1972)|Nel nome del padre]]''}} [[Marco Bellocchio]] parla di cose che conosce benissimo; e quel ch più importa, ne parla con una consapevolezza critico-storica rara tra i nostri registi.<ref>Da un articolo su ''L'Espresso'', 24 settembre 1972; citato in ''[http://www.cinetecadibologna.it/files/stampa/settembre_2011/Pressbook_Nel_nome_del_padre.pdf "Nel nome del padre" di Marco Bellocchio]'', ''cinetecadibologna.it'', 2011.</ref>
*[[Michelangelo Antonioni]], con ''[[Professione: reporter]]'' ha fatto il suo film più rigoroso ed essenziale.<ref name="Antonioni" />
*Niente ha successo come il [[successo]].<ref>Da ''Breve autobiografia letteraria''.</ref>
*[[Michelangelo Antonioni]], con ''[[Professione: reporter]]'' ha fatto il suo film più rigoroso ed essenziale.<ref name="Antonioni" />
*Non tutti i [[delitti]] hanno riflessi [[società|sociali]]. [...] Ma ci sono delitti, invece, in cui tutto è sociale, dall'arma usata all'ambiente fisico, dai caratteri dei protagonisti al loro modo di vita, tutto, perfino il dolore, perfino il peccato, perfino la riparazione, perfino il pentimento.<ref>Da ''L'Europeo'', 1952, n. 2, p. 7.</ref>
*{{NDR|Su ''[[La dolce vita]]''}} Pur tenendosi costantemente a un alto livello espressivo, Fellini pare cambiar maniera secondo gli argomenti degli episodi, in una gamma di rappresentazione che va dalla caricatura espressionista fino al più asciutto neorealismo. In generale si nota un'inclinazione alla deformazione caricaturale dovunque il giudizio morale si fa più crudele e più sprezzante, non senza una punta, del resto, di compiacimento e di complicità, come nella scena assai estrosa dell'orgia finale o in quella della festa dei nobili, ammirevole quest'ultima per sagacia descrittiva e ritmo narrativo.<ref>Da ''L'Espresso'', 14 febbraio 1960; citato in Claudio G. Fava, Aldo Viganò, ''I film di Federico Fellini'', Gremese, Roma, 1995, [https://books.google.it/books?id=DNMSsPUpWnoC&pg=PA96&lpg=PA96#v=onepage&q&f=false p. 96]. ISBN 88-7605-931-8</ref>