Enrico Mattei: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Enrico Mattei==
*La geografia della fame è una leggenda: è legata solo alla passività, all'inerzia creata dal [[colonialismo]] nelle popolazioni autoctone. Faceva comodo al colonialismo incoraggiare la fatalità, la rassegnazione. Io leggo sempre i vostri discorsi e quello che più mi ha colpito è la lotta contro la fatalità e la rassegnazione. Ho lottato anch'io contro l'idea fissa che esisteva nel mio Paese: che l'Italia fosse condannata a essere povera per mancanza di materie prime e di fonti energetiche. Queste fonti energetiche le ho individuate e le ho messe in valore e ne ho tratto delle materie prime. Ma prima di far tutto questo: ho dovuto fare anch'io della decolonizzazione perché molti settori dell'economia italiana erano colonizzati, anzi, direi, che la stessa Italia meridionale era stata colonizzata dal Nord d'Italia! Il fatto coloniale non è solo politico: è anche, e soprattutto, economico. Esiste una condizione coloniale quando manca un minimo d'infrastruttura industriale per la trasformazione delle materie prime. Esiste una condizione coloniale quando il giuoco della domanda e dell'offerta per una materia prima vitale è alterato da una potenza egemonica: anche privata, di monopolio o di oligopolio? Nel settore del [[petrolio]] questa potenza egemonica oligopolistica è il cartello. Io lotto contro il cartello non solo perché è oligopolistico ma perché è [[Thomas Robert Malthus|maltusiano]] e maltusiano ai danni dei paesi produttori come ai danni dei paesi consumatori.<ref>Dagli appunti (poi non utilizzati) per un discorso da tenere a Tunisi nel giugno 1960, Archivio storico dell'Eni; pubblicato in [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/04/25/le-mie-idee-sul-petrolio.html?refresh_ce ''Le mie idee sul petrolio''], ''la Repubblica'', 25 aprile 2006.</ref>
*L’Italia era un alleato e voleva essere parte dell’Occidente, ma anche l’Italia deve vivere. Le grandi società petrolifere erano potenti e arroganti, anche i sovietici erano potenti e pure arroganti. Io sono povero, ma paziente.<ref>Citato in Nico Perrone, ''Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dell’Eni'', Gamberetti Editrice, Roma 1995, p. 169.</ref>
*Mio padre diceva che è brutto essere poveri, perché non si può studiare, e senza studiare non si può fare strada.<ref>Dal discorso per la laurea honoris causa conferitagli a Camerino, 1960; citato in Giorgio Galli, ''La sfida perduta: biografia politica di Enrico Mattei'', Bompiani, 1976.</ref>
* {{ndr|Sulla famiglia Agnelli}} Per un commesso dello stato come me, ogni tre anni ci vuole una conferma da Roma, loro invece sono una dinastia, la successione è automatica, sicura come il ritorno della primavera dopo l'inverno.<ref>Giancarlo Mancini, ''Il tempo e la storia'': episodio 4x53, ''[http://www.raiplay.it/video/2016/11/Il-tempo-e-la-Storia---La-famiglia-Agnelli-e-la-Juve-del-24112016-bf3bd4f5-b16a-4422-846e-40a23c7996c1.html La famiglia Agnelli e la Juve]'', con Giovanni De Luna, RAI Cultura, RAI 3, 24 novembre 2016, 23:24-23:36 min.</ref>