Pietro Citati: differenze tra le versioni

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Citazione
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*Sotto il nome di specialisti, l'attuale organizzazione del lavoro ha prodotto una enorme quantità di «generici», con i quali ci urtiamo ogni giorno. (da ''Un uomo preciso'', ne ''I frantumi del mondo'', Rizzoli, Milano, 1978)
*{{NDR|Su [[Pier Paolo Pasolini]]}} Una figura lo aveva sempre ossessionato: Cristo deriso, sputato, colpito, lapidato, inchiodato, ucciso sulla croce. Facendo film, scrivendo e vivendo, egli cercava soltanto di venire lapidato ed ucciso, come la pietra dello scandalo, la pietra d'inciampo, che viene respinta dalla società umana. Ma Cristo morì per salvare gli uomini. Lui sapeva di non potere salvare nessuno, tanto meno se stesso. Voleva soltanto conoscere la morte atroce, immotivata, vergognosa – la vera morte, non quella lenta e pacifica che noi sopportiamo nei nostri letti educati –: la morte che aveva sempre reso terribile la sua dolcezza. (da ''Tutta la vita per una morte violenta'', ''Corriere della Sera'', 3 novembre 1975)
*{{NDR|Su [[Flavio Giuseppe]]}} Giuseppe aveva tutte le qualità del grande narratore: la sottigliezza psicologica, l'arte del ritratto, la forza drammatica, il pathos, l'amore per i contrasti di luce e di tenebra, l'alone epico. Persino la sua passione faziosa — l'amore per Israele e l'odio per gli Zeloti — contribuisce alla bellezza dei libri di Giuseppe. Dalla sua lettura, usciamo sconvolti e trasformati (da ''La distruzione del Tempio'', ''la Repubblica'', 25 aprile 2002)
 
{{Intestazione|''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/12/nella-torre-di-montaigne.html Nella torre di Montaigne]'', ''la Repubblica'', 12 luglio 1992}}