Charles Augustin de Sainte-Beuve: differenze tra le versioni

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*Il sistema di [[Théophile Gautier|Gautier]], mediante descrizione, è un sistema di trasposizione, una riduzione esatta, equivalente, piuttosto che una traduzione. Così come si riduce una sinfonia al pinoforte, egli riduce un quadro all'articolo.
:[...] ''Le système de Gautier, en décrivant, est un système de transposition, une réduction exacte, équivalente, plutôt qu'une traduction. De même qu'on rèduit une symphonie au piano, il réduit un tableau à l'article.''<ref>Citato in Lionello Venturi, ''Storia della critica d'arte'', Einaudi, Torino, 1966, p. 266.</ref>
*In Italia, dal XIV° secolo, sotto Petrarca e Boccaccio, e, più tardi, nel XV°, nel XVI°, i poeti si riunirono ancora in circoli per metà poetici, per metà galanti, e l'uso del [[sonetto]], questo strumento al tempo stesso così complicato e così maneggevole, vi divenne abituale. Notiamo, tuttavia che nel XIV° secolo, al tempo di [[Francesco Petrarca|Petrarca]] e di [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]], in questa epoca di grande e seria rinascita, quando si trattava contemporaneamente di ritrovare l'antichità e di fondare il moderno avvenire letterario, lo scopo del riavvicinamento era alto, molteplice, il mezzo indispensabile, e il risultato felice, mentre nel secolo XVI° non si trattava d'altro che di una lusinghiera ricreazione del cuore e dello spirito, propizia senza dubbio allo sviluppo di certe immaginazioni tenere e malate, come quella del [[Torquato Tasso|Tasso]], ma che già rasentavano molto da vicino gli abusi delle accademie pedanti, la corruzione dei [[Battista Guarini|Guarini]] e dei Marini.
:''En Italie, dès le XIV° siècle, sous Pétrarque et Boccace, et, plus tard, au XV°, au XVI°, les poètes se réunirent encore dans des cercles à demi poétiques, à demi galants, et l'usage du sonnet, cet instrument si compliqué à la fois et si portatif, y devint habituel. Remarquons touefois qu'au XIV° siècle, du temps de Pétrarque et de Boccace, à cette époque de grande et sérieuse renaissance, lorsqu'il s'agissait tout ensemble de retrouver l'antiquité et de fonder le moderne avenir littéraire, le but des rapprochements était haut, varié, le moyen indispensable, et le résultat heureux, tandis qu'au XVI° siècle il n'était plus question que d'une flatteuse récréation du coeur et de l'esprit, propice sans doute encore au développement de certaines imaginations tendres et malades, comme celle du Tasse, mais touchant déjà de bien près aux abus des académies pédantes, à la corruption des Guarini et des Marini.''<ref>Da ''Portraits contemporaines''; ''Oeuvres'', a cura di M. Leroy, I, Parigi, 1949, p. 1038. Citato in ''I classici italiani nella storia della critica'', opera diretta da [[Walter Binni]], vol. I, dal Dante al Marino, La Nuova Italia, Firenze, 1974, p. 139.</ref>
*In una parola, in tre quarti degli uomini c'è come un [[poeta]] che muore giovane, mentre l'uomo sopravvive.<ref>Da ''Critiche e ritratti letterari''.</ref>
*La [[disperazione]] stessa, per poco che duri, diventa una sorta d'asilo nel quale ci si può sedere e riposare.
:''Le désespoir lui-même, pour peu qu'il se prolonge, devient une sorte d'asile dans lequel on peut s'asseoir et reposer''.<ref>Da ''Poésies completes de Sainte-Beuve'', Paris: Charpentier, 1840, p. 16.</ref>
*La venalità è [...] la piaga di [[Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord|Talleyrand]], una piaga schifosa, un cancro roditore che invade l'animo. Un uomo pubblico ha i suoi difetti, le sue passioni e anche i suoi vizi come tutti gli uomini, ma bisogna che questi vizi non prendano, come in Talleyrand, tutto il posto e ne occupino la vita fino in fondo. La linea della sua azione ne soffre; nessuna vera grandezza è così possibile e a questo prezzo non si può essere grande politico che a tratti e in rari momenti. Una volta fatto il colpo, si ritorna troppo presto alla segreta abiezione.<ref>Citato in ''[[Charles Maurice de Talleyrand-Périgord|Talleyrand]] ed altri saggi'', p. 90.</ref>
*{{NDR|Su [[François-René de Chateaubriand]]}} Noi siamo tuoi figli! Le tue idee, le tue passioni, i tuoi sogni non sono più solo le nostre, ma tu ci hai indicato la strada e seguiamo le tue tracce.<ref>Citato in Introduzione a ''Le avventure dell'ultimo Abenceragio'', a cura di Jole Pascarelli, Edizioni Paoline, 1966, p. 10.</ref>