Douglas Jackson: differenze tra le versioni

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Valerio studiò la lama alla luce della lampada a olio. Un semplice gladio legionario, lungo ventidue pollici, dotato del taglio che solo un soldato veterano poteva conferirgli e di un'impugnatura di cuoio modellata dalla presa delle sue dita. Il gladio era un'arma letale, niente di più niente di meno. Nelle mani giuste, mieteva vite con la stessa efficienza con cui una falce mieteva il grano. Solo il pomo decorato, un lucente bulbo d'argento lavorato a sbalzo con una Medusa con la testa di serpenti, differenziava questa spada dalle altre.<br>
Le sue dita si fletterono sull'impugnatura e la mente cercò di calcolare il pericolo imminente. Dapprima aveva sentito le vibrazioni: il fremito quasi impercettibile che risuonava nella terra riarsa della strada che portava alla villa di famiglia a Fidene. In poco tempo la sensazione si era trasformata nello smorzato rimbombo di cavalli al galoppo. Non c'era paura. Semmai provava una strana serenità. Aveva sempre saputo che sarebbero venuti. Era solo questione di tempo. Allarmato da un fruscio, si voltò, pronto ad affrontare la nuova minaccia, ma si ritrovò a guardare negli occhi liquidi di sua sorella Olivia. Certo, anche lei doveva averli sentiti. A modo suo, aveva molto più da temere di lui. Le sorrise dolcemente e scosse la testa. C'erano già passati altre volte. Non c'era niente da fare. Ciascuno avrebbe affrontato alla propria maniera quanto incombeva. I pallidi lineamenti, quasi di alabastro, si voltarono risoluti. Si congedò da lui con un cenno del capo prima di ritirarsi per fare pace con il suo Dio, e trovare conforto nel pugnale che le avrebbe risparmiato la terribile fine che l'imperatore aveva stabilito per coloro che veneravano l'uomo Cristo.
 
====''Nel segno di Roma''====
 
''Gallia meridionale, maggio, anno 68 d.C.''
 
Era morta proteggendo suo figlio, sembrava evidente. Una mano minuscola, le dita già tumefatte dal caldo soffocante, giaceva col palmo in su appena visibile sotto l'orlo della logora tunica grigia che le copriva il corpo. I capelli corvini che fluttuavano nella lieve brezza erano ancora splendenti, nei punti non incrostati da sangue e materia cerebrale fuorusciti dall'orrenda ferita al cranio. Gaio Valerio Verre era grato di non poter vedere il volto della madre. Alzò gli occhi ai corvi e agli avvoltoi che volavano in cerchio nel cielo assurdamente azzurro; le loro grida di protesta, per esser stati disturbati durante il banchetto, erano un improbabile lamento funebre per i caduti. Con stanca rassegnazione tornò in sella al grande roano e ispezionò i mucchi di cadaveri gonfi, che giacevano come vermi sparpagliati sul campo di mais non ancora maturo, tra il bosco e i filari di ulivi.<br>
«Dovevano essersi nascosti tra gli alberi», disse accigliato. «Ma chiunque li abbia uccisi deve averli stanati e poi rincorsi quando hanno cercato di scappare».<br>
«Che importanza ha?» Colui che gli aveva risposto era riuscito a infondere nella propria voce impazienza ed arroganza in egual misura. «Sono solo un mucchio di paesani barbari. Stiamo perdendo tempo».
 
====''I nemici di Roma''====
 
''Pannonia occidentale, agosto 69 d.C.''
 
Sei condannato a morte.<br>
Il verdetto provocò un violento sussulto a Gaio Valerio Verre, come se gli fosse stata gettata addosso acqua ghiacciata. Tutta l'aria sembrava essere stata risucchiata dalla tenda opprimente e i tre ufficiali di fronte a lui, dietro al traballante tavolo, baluginavano come un miraggio nel deserto. Al centro, Vedio Aquila, comandante della Tredicesima legione, continuava a illustrare i reati del prigioniero. Verre vedeva le sue labbra muoversi, ma il significato delle parole si perdeva nello spazio che li separava. Era impossibile che stesse accadendo.<br>
La guerra civile che dilaniava l'impero romano dalla morte di Servio Sulpicio Galba, quasi nove mesi prima, avrebbe dovuto essere finita. L'assassino di Galba, Otone, era morto, il suo esercito sconfitto sull'umida pianura tra Cremona e Bedriaco da forze leali al governatore della Germania, Aulo Vitellio. Adesso Vitellio sedeva su un trono dorato con il mantello dell'imperatore e la corona d'alloro, la sua posizione era stata confermata dal Senato e dal popolo di Roma. Divisione, inganno e tradimento di vecchi alleati sono l'essenza stessa della guerra civile.
 
====''La conquista di Roma''====
 
''Siria romana, un mese dopo''
 
Quella notte, ad Antiochia, un uomo sarebbe morto. L'assassino aveva seguito la vittima per una settimana e ne conosceva abbastanza le abitudini da essere certo della sua destinazione. L'obiettivo aveva preso alloggio nel distretto dei tessiroti, dove abitazioni sgangherate e addossate l'una all'altra bordavano il torrente Parmenio infestato dai ratti. Era una decisione che rivelava un senso dell'olfatto eccezionalmente tollerante e un desiderio di riservatezza. Il lezzo dell'urina dei follatori che permeava le strade faceva sì che i ''vigiles'' mantenessero le distanza, a meno che non fossero provocati. Il rifugio perfetto per un fuggiasco e il suo uomo si comportava indubbiamente come tale.<br>
In genere, l'assassino avrebbe completato il lavoro in una sola notte, facendo della vittima l'ennesimo cadavere che galleggiava a faccia in giù nell'infetto corso d'acqua, in mezzo agli escrementi e ai cani morti. L'affinato istinto di sopravvivenza gli diceva che stavolta era diverso: un uomo con un impulso all'autoconservazione altrettanto perfezionato. Così, l'assassino aveva osservato e aspettato, senza mai distogliere lo sguardo dalla locanda nello stretto vicolo, che, con suprema ironia, la gente del posto chiamava la Strada dei Giardini Profumati.
 
====''Per la salvezza di Roma''====
 
''Hispania settentrionale, 72 d.C.''<br>
Era steso in una buca poco profonda, affacciata sulla valle polverosa. Il sole iberico splendeva inesorabile, quasi cercasse di liquefare le rocce appuntite sotto di lui. La testa gli bruciava come un carbone ardente, nonostante il turbante di stoffa che gli copriva il viso. Solo gli spietati occhi da predatore erano ben visibili, per spaventare chiunque li incrociasse. Aveva seguito il convoglio senza sosta per tutto il giorno, ma solo negli ultimi minuti aveva elaborato un piano di attacco. Lo ripassò ancora una volta, poi strisciò verso gli altri, appostati dietro la cima della collina, invisibili.<br>
«Devono attraversare il fiume al vecchio guado, sotto la Falesia degli avvoltoi». Con la punta del pugnale tracciò una mappa sulla sabbia e i dieci uomini si avvicinarono a cogliere i suoi bisbigli. «Li fermerete là».
 
==Bibliografia==
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*Douglas Jackson, ''Combatti per Roma'', traduzione di Valentina De Rossi, Newton Compton, 2015. ISBN 978-88-541-7726-0
*Douglas Jackson, ''La vendetta di Roma'', traduzione di Rosa Prencipe, Newton Compton, 2016. ISBN 978-88-541-9900-2
*Douglas Jackson, ''Nel segno di Roma'', traduzione di Emanuele Megalli, Newton Compton, 2017. ISBN 978-88-227-1509-8
*Douglas Jackson, ''I nemici di Roma'', traduzione di Rosa Prencipe, Newton Compton, 2018. ISBN 978-88-227-2392-5
*Douglas Jackson, ''La conquista di Roma'', traduzione di Rosa Prencipe, Newton Compton, 2019. ISBN 978-88-227-3521-8
*Douglas Jackson, ''Per la salvezza di Roma'', traduzione di Donatella Semproni, Newton Compton, 2020. ISBN 978-88-227-4521-7
 
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