Federigo Enriques: differenze tra le versioni

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*Così la [[teoria della relatività|teoria]] di [[Albert Einstein|Einstein]] non significa la morte della teoria di [[Isaac Newton|Newton]], anzi la conquista di una verità più vera, di fronte a cui la precedente figurerà sempre come un grado di approssimazione.<br />Aver superato questo grado, fino a spiegare le minime perturbazioni or ora accennate, scoprire dunque la legge correttrice di errori appena sensibili, costituisce il più splendido trionfo della ragione umana! Nonostante tutti i sofismi con cui si è tentato di travisarne il significato, questo è anche il vero motivo della commozione suscitata da Alberto Einstein. Egli ci ridà la fiducia nella [[ragione]], proprio in quest'ora tenebrosa in cui essa sembra sommergersi nel cozzo delle passioni oscure [...]. (da ''Per la scienza'', a cura di R. Simili, Bibliopolis, Napoli 2000, pp. 329-332)
 
==[[Incipit]] di ''Peralcune la storia della logica''opere==
===''Le matematiche nella storia''===
Le matematiche sono antiche, si può dire, come la civiltà: gli studi più recenti degli storici intorno alla cultura degli Egiziani e dei Caldei hanno messo in luce che quei popoli dovevano possedere già importanti conoscenze matematiche in un'epoca precedente forse di due millenni gl'inizi della scienza greca.
 
===''Per la storia della logica''===
Coloro che s'immergono nella [[dialettica]], dice Aristone di Chio, fanno come i mangiatori di gamberi: per un boccone di polpa perdono il loro tempo sopra un mucchio di scaglie. Ma W. Hamilton<ref>Sir William Sterling Hamilton (1788 – 1856), filosofo scozzese.</ref>, riportando il motto<ref>''Rivista d'Edimburgo'', 1833. {{NDR|N.d.A.}}</ref>, vi aggiunge un'osservazione che non sembra aver perduto valore ai nostri giorni: da noi, dice, lo studente di [[logica]] perde il tempo senza nemmeno gustare un boccone di polpa. <!-- (Cap. I, La logica degli antichi, p. 1) -->