Robert Fabbri: differenze tra le versioni

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Thumelicaz aveva imparato molto presto, nei suoi cinque anni sulla sabbia, dal ''lanista'' Orosio, suo proprietario nonché allenatore, a ingraziarsi la folla, malgrado i sentimenti che provava per essa: un gladiatore popolare con il sostegno del pubblico aveva una sorta di vantaggio in ogni combattimento e, in caso di sconfitta, poteva aspettarsi la sua misericordia. Orosio aveva una grande esperienza, essendosi guadagnato la spada di legno della libertà quindici anni prima, dopo cinquantatré combattimenti; a Thumelicatz mancava solo una vittoria per eguagliare quel risultato, grazie agli insegnamenti del ''lanista''. Rivolse la spada verso il suo mentore seduto tra la folla; Orosio, un tempo oggetto di paura e disprezzo ma ora di riluttante rispetto, inclinò la testa per raccogliere l'omaggio.<br>
Infine, urlando le rituali parole di un gladiatore in procinto di intraprendere un combattimento mortale, Thumelicatz salutò il promotore dei giochi, seduto sotto l'unico baldacchino presente nell'arena. Con un grazioso gesto della mano, il promotore, il recentemente insediato prefetto della piccola città provinciale di Ravenna, indicò di essere pronto a vedere sangue versato; si sistemò la toga bianca bordata da una sottile fascia porpora, simbolo del suo rango equestre, e tese i palmi per accettare il riconoscimento della folla.
 
====''L'imperatore di Roma''====
 
{{Centrato|Prologo. La via Postumia tra Cremona e Bedriacum nella regione italiana di Venetia e Histria, 15 aprile 69 d.C.}}
 
Definirlo caos era un eufemismo. Il confuso spiegamento da colonne in righe era un netto contrasto con le ordinate schiere, disposte a scacchiera lungo i due lati della Via Postumia, che con il Po sul fianco destro, bloccavano la via per Cremona. Decine di migliaia di legionari e ausiliari se ne stavano in silenzio, gli elmi lustri che luccicavano debolmente ai primi raggi del sole, a osservare il nemico disporsi faticosamente in ordine di battaglia. Ma il motivo di questo caos non era né un'armata composta da una massa di barbari indisciplinati, né una carenza di generali: semmai il contrario. Era di un eccesso di generali che soffriva l'esercito, perché, in assenza dell'imperatore, Marco Salvio Otone, nessuno aveva il pieno comando. E neanche la disciplina delle truppe era il problema, perché anch'esse, come quelle nemiche, erano romane.<br>
E quella era una guerra civile.<br>
Tito Flavio Sabino osservò con una smorfia i centurioni delle cinque coorti della guardia pretoriana sotto il suo comando, che sbraitando facevano schierare nella nuova posizione quei soldati da piazza d'armi: dall'avvistamento del nemico gli ordini erano cambiati tre volte. Come si era arrivati a questo? si chiese, levando gli occhi per esaminare l'armata del Reno che aveva marciato verso sud, in previsione di un attacco su due fronti, per sostenere l'uomo che aveva proclamato imperatore, Aulo Vitellio, rinominato buongustaio e governatore della Germania inferiore. Come, in meno di un anno dal suicidio di Nerone, dichiarato nemico dello Stato dal senato, si era arrivati al punto di avere due imperatori e spargimento di sangue romano?<br>
Cecina Alieno e Fabio Valente, i due generali di Vitellio, avevano sorpreso le forze fedeli a Otone, imperatore a Roma, con la rapidità della loro avanzata e la discesa in Italia tanto precocemente nella stagione. Otone aveva reagito cercando di negoziare un accordo, ma era stato respinto con sdegno.<br>
Perciò, per Otone l'unica scelta era stata la guerra civile, a meno di non rinunciare subito suicidandosi. Ed era lì, nella valle del Po, che si sarebbe decisa la questione.
 
==Bibliografia==
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*Robert Fabbri, ''La furia di Roma'', traduzione di Emanuele Boccianti, Newton Compton Editori, 2018. ISBN 978-88-227-1738-2
*Robert Fabbri, ''Roma in fiamme'', traduzione di Rosa Prencipe, Newton Compton Editori, 2019. ISBN 978-88-227-2704-6
*Robert Fabbri, ''L'imperatore di Roma'', traduzione di Rosa Prencipe, Newton Compton Editori, 2021. ISBN 978-88-227-3985-8
*Robert Fabbri, ''Le tre legioni'', traduzione di Rosa Prencipe, Newton Compton Editori, 2020. ISBN 978-88-227-4099-1