Ingmar Bergman: differenze tra le versioni

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*Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa [[lavoro]] di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico. (Jean-Luc Godard, da ''Cahiers du cinéma'' (luglio 1958))
 
*[...] più che premiare l'ennesimo film di guerra, pur nobilmente impegnato, come è successo a Berlino e a Cannes, preferirei attribuire il Leone a un film capace di indagare sui misteri dell' esistenza e dell'uomo. Partendo dal privato si può capire meglio il perché di tante cose che non funzionano. Truffaut e Bergman ce l'hanno insegnato. (Michele Placido, dal Corriere della Sera del 21 agosto 2006)
 
* Da Bergman ho tratto la lezione della purezza, della costante tensione alla miracolosa autenticità dell'infanzia, l'età della vera innocenza e del contatto misterioso con ciò che ci sovrasta e ci rende davvero vivi [...] La più profonda dimensione del suo cinema - ha continuato - è aver intessuto costantemente un intenso rapporto con Dio. Ha rappresentato a pieno la vera ricerca di Dio. (Ermanno Olmi, dal quotidiano Avvenire del 31 luglio 2007)
 
* Scompare con Ingmar Bergman uno dei massimi maestri dell'espressione artistica cinematografica ed un protagonista indiscusso della cultura del nostro tempo. Attraverso i suoi lavori Bergman ci lascia la testimonianza di una capacità straordinaria di indagare a fondo e senza condiscendenze sui grandi interrogativi etici legati alla condizione umana; sulla complessità e spesso sull'asprezza delle relazioni interpersonali; sulla forza della dimensione del sogno e della memoria come strumento di conoscenza e di interpretazione della realtà. Il suo rigore formale e la sua passione hanno contribuito a costruire l'identità stessa dell'espressione cinematografica e a declinarne i tratti più alti e peculiari. A voi tutti, in questo doloroso passaggio desidero far giungere i sentimenti del mio più profondo cordoglio e della mia più intensa vicinanza. (Fausto Bertinotti, Roma 30 luglio 2007 (Adnkronos), dal messaggio inviato alla famiglia Bergman per la scomparsa del regista)
 
* Ingmar Bergman è stato l'icona del cinema impegnato, di quel genere legato all'introspezione psicologica che esplora la natura dell'uomo, i suoi limiti, le sue follie altalenanti tra amore e indifferenza. Mitici i dialoghi che in tutti i suoi film hanno reso gli interpreti protagonisti insieme a noi spettatori di un viaggio a volte incomprensibile a volte liberatorio. Un autore geniale e difficile, un intellettuale ad oltranza, una personalità insostituibile che lascia un vuoto profondissimo. Resterà vivo nella memoria collettiva, poiché ha cambiato la storia del cinema mondiale. (Francesco Rutelli, Roma 30 luglio 2007 (Adnkronos))
 
* Con Ingmar Bergman scompare una delle più alte personalità artistiche del 900. Bergman, che ha firmato 40 film, ha raggiunto i massimi vertici dell'espressione artistica, soprattutto nei più noti capolavori Fanny e Alexander, e Il settimo sigillo. Grande drammaturgo e profondo indagatore dell'animo umano, nelle sue opere ci lascia una straordinaria ed intensa testimonianza della cultura del nostro tempo. Spero che ora la cultura italiana dedichi a questo appassionato regista iniziative degne delle sue straordinarie doti. (Rina Gagliardi, esponente della commissione cultura, Roma 30 luglio 2007 (Adnkronos))
 
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