Gianfranco Zigoni: differenze tra le versioni

allenatore di calcio e calciatore italiano (1944-)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
'''Gianfranco Cesare Battista Zigoni''' (1944 – vivente), ex calciatore italiano di ruolo attaccante.
(Nessuna differenza)

Versione delle 12:57, 2 gen 2021

Gianfranco Cesare Battista Zigoni (1944 – vivente), ex calciatore italiano di ruolo attaccante.

Citato in ZIGONI GIANFRANCO: TRA CHE GUEVARA E PADRE PIO

Sebastiano Vernazza, storiedicalcio.altervista.org.

  • A me ribolle il sangue quando sento i calciatori lamentarsi. Ueh, ragazzi: andate a fare un giro in miniera. Mio padre si è rovinato i polmoni a furia di lavorare nella fabbrica delle schifezze, uno stabilimento che ha ammazzato tanta gente di questo posto. Mio padre è morto e lui, il padrone, vive in un castello con parco annesso. Queste sono le ingiustizie. Se fosse vivo il Comandante... Io da giovane volevo fare la rivoluzione.
  • Ho accumulato più giorni di squalifica che gol perché non sottostavo ai soprusi degli arbitri. Dicono: bisogna credere alla buona fede di quei signori. Ma per favore, ho visto furti inimmaginabili e ho pagato conti salatissimi. Una volta mi diedero sei giornate di squalifica e trenta milioni di multa perché dissi a un guardalinee di infilarsi la bandierina proprio là. Trenta milioni degli anni Settanta: all’epoca con quei soldi compravi due appartamenti. Il prezzo della mia libertà di opinione.
  • Ho un unico rimpianto, essermi tagliato i capelli alla Juve: ma ero troppo giovane, non avevo la forza di ribellarmi agli Agnelli.
  • Mai sentito parlare di Gesù Cristo? Questo signore, duemila anni fa, è venuto sulla terra per dirci che gli uomini sono tutti uguali. E il Che cosa predicava? Che in ogni parte del mondo bisogna combattere l’ingiustizia. Il Che e Gesù sarebbero andati d’accordo, ma stà attento: io non sono comunista, per quanto sia fedele al calcio di una volta. Voglio dire: per me il numero 7 è l’ala destra e l’11 è l’ala sinistra.
  • Pensavo di essere il più forte calciatore sulla terra. In campo odiavo l’avversario e lo colpivo col mio pugno, che era micidiale. Fuori gli volevo bene e lo invitavo a bere un whisky. Un giorno, alla Roma, capita di incontrare il Santos di Pelé. In amichevole, all’Olimpico. Mi dico: "Oeh, giustizia sarà fatta, oggi il mondo capirà che Zigo-gol è più forte di Pelé". Lo aveva già detto Trapattoni dopo un Genoa-Milan 3-1 degli anni Sessanta, tripletta mia. "Ragazzi – dichiarò il Trap quel giorno – Zigoni è meglio di O Rei". Lo aveva ammesso Santamaria, gran difensore, dopo una sfida Juve-Real Madrid. Io avevo fatto impazzire il Santa, finte e tunnel, e quello a fine partita si rivolse così a Sivori: "Sto chico è migliore del negro". Ero convinto della cosa, mi sentivo più bravo di Edson Arantes e di tutti i suoi cognomi. Poi arriva l’amichevole col Santos, vedo Pelé dal vivo e mi prende un colpo. Madonna, che giocatore. Ho una botta di depressione, di malinconia, penso che a fine partita annuncerò in mondovisione il mio ritiro dal calcio. Mi preparo la dichiarazione in terza persona: "Zigoni lascia l’attività, non sopporta che sul pianeta ci sia qualcuno più forte di lui".
  • Sognavo di morire sul campo, con la maglia del Verona addosso. M’immaginavo i titoloni dei giornali e la raccolta di firme per cambiare il nome allo stadio: non più Bentegodi, ma Gianfranco Zigoni. La radio avrebbe gracchiato: "Scusa Ameri, interveniamo dallo Zigoni di Verona...". Ero pazzo furioso.

Altri progetti