Hippolyte Taine: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Citazioni di Hippolyte Taine: raggruppo "La rivoluzione"
Riga 3:
 
==Citazioni di Hippolyte Taine==
*Il secondo {{NDR|dei due o tre forestieri e avventurieri, buoni per le imprese micidiali}} è un Polacco, [[Claude François Lazowski|Lazowski]], antico elegante, bel fatuo che, con una facilità tutta slava, è diventato il più sguaiato dei sanculotti: un tempo provvisto d'una sinecura, poi gettato bruscamente sul lastrico, egli ha gridato nei club contro i suoi protettori che vedeva in decadenza; lo hanno eletto capitano dei cannonieri del battaglione Saint-Marcel, e sarà uno degli sgozzatori di settembre, ma il suo temperamento da salotto non è abbastanza forte per la sua parte da trivio, ed egli morrà in capo ad un anno, bruciato dalla febbre e dall'acquavite.<ref>Da ''La rivoluzione'', parte seconda ''La conquista giacobina'', Fratelli Treves editori, Milano, 1911, [https://archive.org/details/larivoluzione01taingoog/page/n195/mode/1up libro II, cap. V, pp. 182-183].</ref>
*Ora, in tempo d'anarchia, la volontà non viene dall'alto, ma dal basso, ed i capi per restar capi, sono costretti di seguire il cieco impulso della loro schiera. Gli è per ciò che il personaggio importante e dominante, quello il cui pensiero prevale, il vero successore di Richelieu e di Luigi XIV, è qui il [[Giacobinismo|Giacobino]] subalterno, il pilastro di club, il fabbricante di mozioni, l'agitatore della strada, Panis, Sergent, Hébert, Varlet, Henriot, Maillard, Fournier, Lazowski, o, più basso ancora, il primo venuto dei loro uomini, il tape-dur marsigliese, il cannoniere del sobborgo, il facchino del mercato che ha bevuto e, fra due singhiozzi, elabora le sue concezioni politiche.<ref>Da ''La rivoluzione'', parte seconda ''La conquista giacobina'', Fratelli Treves editori, Milano, 1911, [https://archive.org/details/larivoluzione01taingoog/page/n271/mode/1up, libro III, cap. I, p. 248].</ref>
*Per unica informazione, egli {{NDR|il giacobino}} ha dei rumori di piazza che gli mostrano un traditore in ogni casa, e, per unica istruzione, delle frasi di club che lo chiamano a condurre la grande macchina. Una macchina così vasta e così complicata, un tale insieme di servizi intrecciati gli uni negli altri e ramificati in uffici innumerevoli, tanti apparati così speciali, così delicati e che bisogna incessantemente adattare alle circostanti cangianti, diplomazia, finanze, giustizia, esercito, amministrazione, tutto ciò sorpassa la sua comprensione tanto corta: non si fa stare un barile in una bottiglia. Nel suo cervello ristretto, falsato e sconvolto dall'ammasso di nozioni sproporzionate che vi si versa, non si depone che un'idea semplice, appropriata alla grossolanità delle sue attitudini e de' suoi istinti, ed è la voglia di uccidere i suoi nemici, che sono pure i nemici dello Stato, qualunque essi siano, dichiarati, dissimulati, presenti, futuri, probabili o persino possibili.<ref>Da ''La rivoluzione'', parte seconda ''La conquista giacobina'', Fratelli Treves editori, Milano, 1911, [https://archive.org/details/larivoluzione01taingoog/page/n271/mode/1up, libro III, cap. I, pp. 248-249].</ref>
*Per comprendere un'[[opera d'arte]], un [[artista]], un gruppo d'artisti, bisogna rappresentarsi con precisione lo stato generale dello spirito e dei costumi del tempo cui essi appartenevano.
:''Pour comprendre une oeuvre d'art, un artiste, un groupe d'artistes, il faut se représenter avec exactitude l'état géneral de l'esprit et des moeurs du temps auquel ils appartenaient.''<ref>Citato in Lionello Venturi, ''Storia della critica d'arte'', Einaudi, Torino, 1966, p. 227.</ref>
*{{NDR|A proposito dell'amore che [[Jean de La Fontaine|La Fontaine]] nutriva per gli [[animale|animali]]}} Segue le loro emozioni, ripercorre i loro ragionamenti, s'intenerisce, si rallegra, partecipa ai loro sentimenti. È ciò che ha vissuto con loro [...] L'animale contiene tutte le caratteristiche dell'uomo, sensazioni, giudizi, immagini.<ref>Da ''La Fontaine et ses Fables'', Hachette, Parigi, 1911, pp. 166, 107; citato in [[Matthieu Ricard]], ''Sei un animale!'', traduzione di Sergio Orrao, Sperling & Kupfer, Milano, 2016, p. 115. ISBN 978-88-200-6028-2</ref>
*[[Tito Livio]] descrive l'ambiente fisico soltanto per spiegare le emozioni morali; solo avendo di mira l'anima, osserva il corpo. [[Polibio]] non rappresenta né l'uno né l'altra. Il passaggio delle Alpi non è per lui altro che un'ascensione, ''anabolé'', che bisogna non far vedere, bensì far comprendere.<ref>Da ''Essai sur Tite-Live''; citato in Gian Biagio Conte, Emilio Pianezzola, ''Storia e testi della letteratura latina 2: la tarda repubblica e l'età di Augusto'', Le Monnier, Firenze, p. 799. ISBN 88-00-42019-2</ref>
 
==''La rivoluzione''==
*Il secondo {{NDR|dei due o tre forestieri e avventurieri, buoni per le imprese micidiali}} è un Polacco, [[Claude François Lazowski|Lazowski]], antico elegante, bel fatuo che, con una facilità tutta slava, è diventato il più sguaiato dei sanculotti: un tempo provvisto d'una sinecura, poi gettato bruscamente sul lastrico, egli ha gridato nei club contro i suoi protettori che vedeva in decadenza; lo hanno eletto capitano dei cannonieri del battaglione Saint-Marcel, e sarà uno degli sgozzatori di settembre, ma il suo temperamento da salotto non è abbastanza forte per la sua parte da trivio, ed egli morrà in capo ad un anno, bruciato dalla febbre e dall'acquavite.<ref>Da ''La rivoluzione'', parte seconda ''La conquista giacobina'', Fratelli Treves editori, Milano, 1911, [https://archive.org/details/larivoluzione01taingoog/page/n195/mode/1up libro II, cap. V, pp. 182-183].</ref>
*Ora, in tempo d'anarchia, la volontà non viene dall'alto, ma dal basso, ed i capi per restar capi, sono costretti di seguire il cieco impulso della loro schiera. Gli è per ciò che il personaggio importante e dominante, quello il cui pensiero prevale, il vero successore di Richelieu e di Luigi XIV, è qui il [[Giacobinismo|Giacobino]] subalterno, il pilastro di club, il fabbricante di mozioni, l'agitatore della strada, Panis, Sergent, Hébert, Varlet, Henriot, Maillard, Fournier, Lazowski, o, più basso ancora, il primo venuto dei loro uomini, il tape-dur marsigliese, il cannoniere del sobborgo, il facchino del mercato che ha bevuto e, fra due singhiozzi, elabora le sue concezioni politiche.<ref>Da ''La rivoluzione'', parte seconda ''La conquista giacobina'', Fratelli Treves editori, Milano, 1911, [https://archive.org/details/larivoluzione01taingoog/page/n271/mode/1up, libro III, cap. I, p. 248].</ref>
*Per unica informazione, egli {{NDR|il giacobino}} ha dei rumori di piazza che gli mostrano un traditore in ogni casa, e, per unica istruzione, delle frasi di club che lo chiamano a condurre la grande macchina. Una macchina così vasta e così complicata, un tale insieme di servizi intrecciati gli uni negli altri e ramificati in uffici innumerevoli, tanti apparati così speciali, così delicati e che bisogna incessantemente adattare alle circostanti cangianti, diplomazia, finanze, giustizia, esercito, amministrazione, tutto ciò sorpassa la sua comprensione tanto corta: non si fa stare un barile in una bottiglia. Nel suo cervello ristretto, falsato e sconvolto dall'ammasso di nozioni sproporzionate che vi si versa, non si depone che un'idea semplice, appropriata alla grossolanità delle sue attitudini e de' suoi istinti, ed è la voglia di uccidere i suoi nemici, che sono pure i nemici dello Stato, qualunque essi siano, dichiarati, dissimulati, presenti, futuri, probabili o persino possibili.<ref>Da ''La rivoluzione'', parte seconda ''La conquista giacobina'', Fratelli Treves editori, Milano, 1911, [https://archive.org/details/larivoluzione01taingoog/page/n271/mode/1up, libro III, cap. I, pp. 248-249].</ref>
 
==''Viaggio in Italia''==