Stefano Sommier: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Dal finestrino del vagone, [[Mosca (Russia)|Mosca]]}} Mi appariva allora come una gran linea nera, dalla quale si {{sic|inalzava}} una foresta di campanili e di cupole, che spiccavano sopra il rosso intenso di un cielo da cui era appena tramontato il sole. Era uno spettacolo fantastico e grandioso. In una giornata serena, dall'alto del campanile di Ivan Veliki, nel centro del Kremlino, avevo visto risplendere intorno a me, di luce abbagliante, le cupole dorate della immensa città dalle 345 chiese, in mezzo al vasto mare dei tetti verdi che si confondevano cogli alberi degli innumerevoli giardini. Da quel medesimo punto avevo visto un altro giorno, quando un vento impetuoso faceva correre rapide le nubi nel cielo, quello stesso mare verde mutar di tinte come la pelle di un camaleonte, passando dal colore dello smeraldo al verde più scuro, quando vi si proiettava sopra l'ombra delle nuvole. Dal ''colle dei passeri'' avevo contemplato in lontananza gli edifizi di Mosca, che si distendevano come una linea del bianco il più candido, sotto la brillante costellazione delle sue innumerevoli cupole d'oro e d'argento, in mezzo alla verde campagna sparsa di monasteri dalle muraglie merlate e sempre il panorama di Mosca mi era sembrato uno degli spettacoli più belli ed originali che si possano contemplare. (cap. I, pp. 2-3)
 
*Per quanto schifoso possa sembrare a noi l'uso di [[cibo|mangiare]] il pesce crudo, pure è stato adottato da tutti i Russi che abitano tra gli Ostiacchi e i Samoiedi; e spesso ho visto una buona massaia russa, mentre tagliava il pesce per salarlo e seccarlo, scegliersi, né più né meno che una Ostiacca, i bocconi prelibati dell'interno, qualche pezzetto di grasso o di fegato oleoso, o qualche grumo di sangue coagulato, e mangiarselo mentre lavorava, o darlo ai suoi bambini che le stavano d'intorno ad aspettare a bocca aperta e col viso tutto imbrattato di sangue. (cap. VII, p. 229)
 
*Le popolazioni sull'Ob<ref>Ob', o Obi, fiume artico della Siberia occidentale.</ref> considerano il pesce crudo come rimedio eccellente contro lo [[scorbuto]], malattia che è frequentissima colà, specialmente d'inverno. Non so quanto ci sia di vero in questa antica credenza, ricordata anche da Pallas nel secolo decorso; ma quello che mi pare certo si è che all'uso di mangiare il pesce crudo devesi attribuire la presenza della tenia, frequente fra quelle popolazioni e proveniente senza dubbio da un cisticerco di botriocefalo dei pesci dell'Ob. (cap. VII, p. 229)