Platone: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: Fedro, 246 C5, sull'immortalità dell'anima
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*Poiché dunque il pensiero di un dio si nutre di intelletto e di scienza pura, anche quello di ogni anima che abbia a cuore di accogliere quanto le si addice, quando col tempo abbia scorto l'essere, ne gioisce e, contemplando la verità, se ne nutre e si trova in buona condizione, finché la rotazione circolare non riconduca allo stesso punto. Durante l'evoluzione esso vede la giustizia in sé, vede la saggezza, vede la scienza, non quella alla quale è connesso il divenire, né quella che è diversa perché è nei diversi oggetti che noi ora chiamiamo enti, ma quella che è realmente scienza nell'oggetto che è realmente essere. E dopo aver contemplato allo stesso modo le altre entità reali ed essersene saziata, si immerge nuovamente nell'interno del cielo e torna a casa. E una volta arrivata, l'auriga, arrestati i cavalli davanti alla mangiatoia, li foraggia di ambrosia e dopo questa li abbevera di nettare.
*Quanto alla divina follia ne abbiamo distinto quattro forme, a ciascuna delle quali è preposta una divinità: Apollo per la follia profetica, [[Dioniso]] per la follia iniziatica, le Muse per la follia poetica, mentre la quarta, la più eccelsa, è sotto l'influsso di Afrodite e di [[Amore]].
*Tutto ciò che è anima si prende cura di tutto ciò che è inanimato e percorre tutto il cielo, assumendo ora una forma, ora un'altra. Quando è perfetta e alata, essa si libra in alto e governa il mondo intero; ma se perde le ali, precipita finché non arrivi ad afferrarsi a qualcosa di solido, dove stabilisce la sua dimora e assume un corpo terroso, che a causa della potenza dell'anima sembra muoversi da solo. Questa totalità, composta di anima e di corpo, fu chiamata essere vivente ed ebbe l'appellativo di mortale. Quello di immortale, invece, non è derivato da alcun argomento razionale, ma noi ci foggiamo la divinità, senza averla vista né adeguatamente intesa, come un essere vivente dotato di anima e dotato di corpo, eternamente connaturati tra loro. Ma questo, come è gradito al dio, così sia e che se ne parli. Cerchiamo invece di cogliere la causa della perdita delle ali, per cui esse si staccano dall'anima. È questa mi pare. (''Fedro'', 246 C5)<ref>Citato in Giuseppe Cambiano (a cura di), [https://books.google.it/books?id=-kcgfQ8BMVoC&pg=PT691&lpg=PT691 '' Dialoghi filosofici''], Utet, Novara, 2013, p. 691. ISBN 978-88-4189-423-1, OCLC 797821190.</ref>
*Il [[Iperuranio|sopraccelestiale luogo]] non lo inneggiò alcun de' poeti di qua mai, e mai non lo inneggerà degnamente. Ecco: e si ha a dir vero, parlando specialmente della verità. La verace essenza, che né colore ha, né figura, e non può essere toccata; che può esser contemplata solo dalla mente, reggitrice dell'anima; che è obbietto della verace scienza, ha questo luogo. (Socrate, seconda orazione: 1988, XXVII)
*[...] la scrittura ha di grave questo; ed è proprio simile alla pittura. Imperocché i figliuoli di questa stanno lì come vivi; ma se alcuna cosa domandi, maestosamente tacciono: e così le orazioni scritte. (Socrate: 1988, LX)