La strada: differenze tra le versioni

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[[File:Anthony-quinn-as-zampano.jpg|thumb|upright=1.3|[[Anthony Quinn]] in una scena del trailer]]
*Credo che il film l'ho fatto perché mi sono innamorato di quella bambina-vecchina un po' matta e un po' santa, di quell'arruffato, buffo, sgraziato e tenerissimo clown che ho chiamato Gelsomina e che ancora oggi riesce a farmi ingobbire di malinconia quando sento il motivo della sua tromba. ([[Federico Fellini]])
*Ho visto l'ultimo Fellini l'altrogiusto giorno,martedì scorso... non è uno dei suoi migliori,. èÈ mancante di strutture coesive, si ha la sensazione che non sia del tutto sicuro di quello che vuole dire. Oddio, io l'ho sempre definito essenzialmente "un grande tecnico del cinema". D'accordo, ''La strada'' era un buon grandissimo film. Grandissimo nell'uso dell'energia negativa... (''[[Io e Annie]]'')
*''La strada'' dà la sensazione d'essere una pellicola abbozzata, sembra soltanto accennare ai suoi temi. [...] Fellini è stato sinceramente, teneramente, affettuoso con Zampanò e Gelsomina ma forse, a furia di rinunciare ai compromessi, ha avuto il torto di avvolgere la sua elegia in una sorta di caligine grigia, senza dare rilievo ai fatti, specialmente senza differenziare i personaggi. [...] Quasi temerariamente. Fellini ha preferito le penombre là dove gli sarebbe stato agevole trovare contrasti più spiccati, illuminazioni più precise e gradevoli. Si tratta di un dramma romanticamente picaresco, che conteneva gli elementi delle narrazioni fortemente colorite; non basta dire che Fellini li ha evitati, per dargli lode. ([[Arturo Lanocita]])
*''La strada'' è un'opera che presuppone dal suo autore, oltre alla genialità d'espressione, una perfetta conoscenza di certi problemi spirituali ed una riflessione su di essi. Questo film, infatti, tratta del sacro, non dico del religioso né della religione. Parlo di quel bisogno primitivo e specifico all'uomo che ci spinge ad andare oltre, all'attività metafisica, sia sotto forma religiosa che sotto quella artistica, bisogno fondamentale come quello della "durata". Sembra che Federico Fellini sappia perfettamente che questo istinto è all'origine sia delle religioni che dell'arte. Ce lo mostra allo stato puro in Gelsomina. Ricordiamoci di una delle prime immagini del film. Gelsomina ha due volti, uno triste e uno gioioso, quello gioioso si volge verso il mare in un sorriso di soddisfazione solitaria e irreprensibile. "A me piace fare l'artista!", dichiara poco dopo. ([[Dominique Aubier]])