Benedetto Croce: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Bibliografia: sistemo per ordine alfabetico
sistemo niuova sezione: La rivoluzione napoletana del 1799
Riga 4:
 
==Citazioni di Benedetto Croce==
 
*"A [[Napoli]] ho svolto la mia attività di uomo di studio, tra compagni carissimi e giovani che mi si son fatti spontanei discepoli. Eppure io ho tenuto sempre viva la coscienza di qualcosa che nel mio temperamento non è napoletano. Quando l'acuta chiaroveggenza di quella popolazione si cangia in scetticismo e in gaia indifferenza, quando c'è bisogno non solo di intelligenza agile e di spirito versatile, ma di volontà ferma e di persistenza e resistenza, io mi son detto spesso a bassa voce, tra me e me, e qualche volta l'ho detto anche a voce alta: - Tu non sei napoletano, sei [[Abruzzo|abruzzese]]! - e in questo ricordo ho trovato un po' d'orgoglio e molta forza."<ref> Dal discorso tenuto nell'agosto del 1910, affacciandosi dal balcone di Palazzo Sipari,pronunciò il "Discorso di Pescasseroli".</ref>
*A questi poveri e fallaci teorizzamenti si deve l'origine dell'erronea credenza che liberalismo sia individualismo utilitario (o, come lo si definisce, riecheggiando Hegel, «atomismo»), e che abbassi lo Stato a strumento dell'edonismo dei singoli.<ref>Da ''La religione della libertà'', a cura di Girolamo Cotroneo, Rubbettino, Catanzaro, 2002, p. 115.</ref>
Line 24 ⟶ 23:
*{{NDR|[[Paul Valéry]]}} Fa a volte bei versi, ma li fabbrica con la macchina dell'intelletto... Ma anche l'intelletto suo è disorganico, frammentario. È un dilettante dell'intelligenza.<ref>Citato in [[Giovanni Titta Rosa]], ''Una visita di Croce'', ''La Fiera Letteraria'', n. 5, 14 marzo 1971.</ref>
*{{NDR|Subito dopo la Liberazione}} Gli uomini nuovi verranno. Bisogna non lasciarsi scoraggiare dal feticismo delle competenze. Gli uomini onesti assumano con coraggio i posti di responsabilità, e attraverso l'esperienza gli adatti non tarderanno a rivelarsi.<ref>Citato da [[Piero Calamandrei]] nel discorso tenuto il 28 febbraio 1954 al Teatro Lirico di Milano, alla presenza di Ferruccio Parri.</ref>
 
*Grande è l'importanza di [[Carlo Lauberg]], l'anima di tutto il movimento rivoluzionario napoletano, colui che può ben dirsi «il primo cospiratore del moderno risorgimento italiano»<ref>Michele Rossi, ''Nuova luce risultante dai veri fatti avvenuti in Napoli pochi anni prima del 1799'', Firenze, Barbera, 1890, p. 177. {{NDR|N.d.A.}}</ref>. La ragione, per la quale il Lauberg è stato trascurato dagli storici, è ben additata dal Rossi: l'attenzione si è rivolta, quasi esclusivamente, a coloro che perirono sul patibolo.<ref>Da ''La rivoluzione napoletana del 1799''. ''{{small|Biografie, racconti, ricerche}}'', terza edizione aumentata, Gius. Laterza & Figli, Bari, 1912, [https://archive.org/details/larivoluzionenap00crocuoft/page/210 cap. 5, p. 210].</ref>
*{{NDR|[[Antonio Capece Minutolo]]}} Il Don Chisciotte della reazione italiana.<ref>Citato in [[Vittorio Gleijeses]], ''Napoli dentro e... Napoli fuori'', Adriano Gallina Editore, Napoli, stampa 1990, p. 112.</ref>
*I teatri di [[Napoli]] (mi suggerisce qui il nostro maestro [[Giuseppe De Blasiis]]) hanno a capo della loro storia perfino una grande memoria classica, le recite che vi venne a fare di persona l'imperatore [[Nerone]]. E, sebbene un'introduzione "archeologica" sembri ora di tanto cattivo gusto quanto una volta di ottimo, sia ricordato dunque che Nerone, avido di popolari applausi, e non osando presentarsi dapprima sulle scene di Roma, preferì pel suo esordio la nostra città, ''quasi graecam urbem''. Napoli, che possedeva, allora un ampio teatro scoperto, ricco di marmi e di statue, del quale ancora restano i ruderi, e la cui scena sorgeva di sbieco alle spalle della presente chiesa di San Paolo e la ''cavea'' volgeva verso la presente strada dell'Anticaglia; e un teatro coperto, un Odeo, posto probabilmente tra l'Anticaglia e gl'Incurabili, nelle vicinanze del luogo dove è adesso l'ex monastero di Santa Patrizia.<ref>Da ''I teatri di Napoli'', Bari, 1926; citato in ''Il San Carlo e i Teatri della Campania'', ''(Monumenti e Miti della campania Felix, Il Mattino)'', 1997, Pierro, p. 10.</ref>
Line 77 ⟶ 76:
* L'[[Unesco]] aveva della [[cultura]] un'idea semplicemente sbagliata perché sciolta dalla sua sorella di sangue e spirito, la libertà.<ref>Citato da: Nicola Porro, ''Benedetto Croce contro l'UNESCO: «Propositi sterili»'', su ''Il Giornale'' del 5 luglio 2020, p. 28</ref>
*Un velo di mestizia par che avvolga la [[Bellezza]], e non è velo, ma il volto stesso della Bellezza. (da ''La poesia'', Laterza)
*Una scena selvaggia coronò questi ultimi istanti del feroce martirio. La [[Luisa Sanfelice|Luisa {{NDR|Sanfelice}}]], circondata e sorretta dai fratelli dei Bianchi, salì sul palco. E si facevano gli estremi preparativi, e le infami mani del carnefice l'acconciavano sotto il taglio della scure, quando un soldato, di quelli che assistevano all'esecuzione, lasciò sfuggire accidentalmente un colpo di fucile. Il carnefice, spaurito e già sospettoso di qualche tumulto, a questo si turbò e lasciò cadere in fretta la scure sulle spalle della vittima: sicché poi, tra le grida d'indignazione del popolo, fu costretto a troncarle la testa con un coltello.<br>Quelle povere membra, che avevano finito di soffrire, vennero sepolte nella prossima chiesa di Santa Maria del Carmine.<ref>Da ''La rivoluzione napoletana del 1799. Biografie, racconti, ricerche'', pp 165-166.</ref>
*{{NDR|Su [[José Borjes]]}} Uno dei più rinomati cabecillas delle guerre carliste, coraggioso, esperto di guerra, sincero e devoto uomo.<ref>Da ''Uomini e cose della vecchia Italia: serie seconda'', Laterza, 1956.</ref>
*Valente chimico e seguace delle teorie del Lavoisier [...], {{NDR|Carlo Lauberg}} cercò nel 1788 di estrarre l'indaco col macerare le foglie della ''Isatis tinctoria'', e nel 1789 procurò di stabilire in Napoli una fabbrica di acido solforico.<br>Ma non era soltanto chimico, {{sic|sibbene}} versato altresì negli studi della meccanica e della matematica, [...].<ref>Da ''La rivoluzione napoletana del 1799''. ''{{small|Biografie, racconti, ricerche}}'', ibid., [https://archive.org/details/larivoluzionenap00crocuoft/page/210 cap. 5, p. 211].</ref>
*Vedete un po' se vi riesce di far che un gruppo di artisti collabori a un monumento. Questo che si otteneva sessanta o settant'anni fa, da scultori e pittori che avevano frequentato l'accademia e si recavano a messa la domenica (ossia si sottomettevano interiormente a qualcosa o qualcuno), ora è inconseguibile: [...] I nostri monumenti saranno per i posteri i documenti della nostra convulsione morale.<ref>Citato in Adelina Bisignani, ''Croce: il partito politico'', Palomar, Bari, 2000, p. 45</ref>
*Vedo che l'esattezza dell'esposizione del [[Mario Borsa|Borsa]] e la giustezza dei suoi giudizi vengono riconosciute da uno dei più esperti critici teatrali inglesi, da [[William Archer]] (in un articolo della ''Tribune'', del 3 novembre 1906). L'Archer rimprovera soltanto al Borsa la troppa severità della tesi generale, che un teatro inglese contemporaneo non esista: la quale tesi gli sembra {{sic|contradetta}} dalle analisi particolari che l'autore poi dà delle singole opere. E mi pare che l'Archer abbia ragione, e che un teatro in cui sono opere come quelle che Borsa fa conoscere ai lettori italiani, sia bene qualcosa di esistente; perché l'esistenza di un teatro non può significare chiaramente altro che l'esistenza di alcuni autori e di alcune opere, fornite di caratteri originali.<ref>da ''Conversazioni critiche'', serie seconda, seconda edizione riveduta, Gius. Laterza & Figli, Bari, 1924, [https://archive.org/details/scrittidistorial10croc/page/259 XX. Libri di critica e di storia della critica, p. 259]</ref>
Line 137 ⟶ 134:
*Tal quale il [[Salvatore Di Giacomo|Di Giacomo]] delle novelle e de versi si ritrova nei parecchi libri che ha pubblicati di ricerche storiche [...].<br>L'erudito può fare qualche obiezione e dichiararsi mal soddisfatto e dell'accoppiamento di storia e immaginazione e della subordinazione dei problemi propriamente storici alla contemplazione sentimentale e passionale. Ma sotto l'aspetto artistico, come non accettare le pagine d'arte, che il Di Giacomo, non sapendo resistere alla propria natura, ha frammezzate ai suoi spogli di documenti? (da «Salvatore Di Giacomo», ''Letteratura della nuova Italia'', Laterza, Bari 1973)
*Tutta l'autobiografia è piena di bozzetti e raccontini che, staccandosene, costituirono poi, con qualche aggiunta, il volume: ''{{sic|Goccie}} d'inchiostro''. Alcuni sono bozzetti di bambini dove il [[Carlo Dossi|Dossi]], da un niente, sa trarre una pagina indimenticabile: come nella scenetta che s'intitola ''Le caramelle'' e che bisogna leggere piano, assaporando. (Laterza, Bari 1973)
 
==''La rivoluzione napoletana del 1799''==
*Una scena selvaggia coronò questi ultimi istanti del feroce martirio. La [[Luisa Sanfelice|Luisa {{NDR|Sanfelice}}]], circondata e sorretta dai fratelli dei Bianchi, salì sul palco. E si facevano gli estremi preparativi, e le infami mani del carnefice l'acconciavano sotto il taglio della scure, quando un soldato, di quelli che assistevano all'esecuzione, lasciò sfuggire accidentalmente un colpo di fucile. Il carnefice, spaurito e già sospettoso di qualche tumulto, a questo si turbò e lasciò cadere in fretta la scure sulle spalle della vittima: sicché poi, tra le grida d'indignazione del popolo, fu costretto a troncarle la testa con un coltello.<br>Quelle povere membra, che avevano finito di soffrire, vennero sepolte nella prossima chiesa di Santa Maria del Carmine.<ref>Da ''La rivoluzione napoletana del 1799. Biografie, racconti, ricerche'', (pp 165-166.</ref>)
*Grande è l'importanza di [[Carlo Lauberg]], l'anima di tutto il movimento rivoluzionario napoletano, colui che può ben dirsi «il primo cospiratore del moderno risorgimento italiano»<ref>Michele Rossi, ''Nuova luce risultante dai veri fatti avvenuti in Napoli pochi anni prima del 1799'', Firenze, Barbera, 1890, p. 177. {{NDR|N.d.A.}}</ref>. La ragione, per la quale il Lauberg è stato trascurato dagli storici, è ben additata dal Rossi: l'attenzione si è rivolta, quasi esclusivamente, a coloro che perirono sul patibolo.<ref>Da ''La rivoluzione napoletana del 1799''. ''{{small|Biografie, racconti, ricerche}}'', terza edizione aumentata, Gius. Laterza & Figli, Bari, 1912, [https://archive.org/details/larivoluzionenap00crocuoft/page/210 (cap. 5, p. 210].</ref>)
*Valente chimico e seguace delle teorie del Lavoisier [...], {{NDR|Carlo Lauberg}} cercò nel 1788 di estrarre l'indaco col macerare le foglie della ''Isatis tinctoria'', e nel 1789 procurò di stabilire in Napoli una fabbrica di acido solforico.<br>Ma non era soltanto chimico, {{sic|sibbene}} versato altresì negli studi della meccanica e della matematica, [...].<ref>Da ''La rivoluzione napoletana del 1799''. ''{{small|Biografie, racconti, ricerche}}'', ibid., [https://archive.org/details/larivoluzionenap00crocuoft/page/210 (cap. 5, p. 211].</ref>)
 
==''Manifesto degli intellettuali antifascisti''==