Ferdinando Martini: differenze tra le versioni

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*Non lo spirito di osservazione e la malizia di Gherardo de' Rossi; non la originalità né la festevolezza di Giovanni Giraud; non la conoscenza degli effetti né la padronanza scenica di Francesco Augusto Bon, neanche il comico volgaruccio di Angelo Brofferio; il Nota non ha nulla. [...]. Non un personaggio suo che sia di carne e di ossa; non breve squarcio di dialogo scritto da lui che sia vero per sostanza o per forma. Quali intenti si proponesse scrivendo non si capisce; [...]. (pp. 225-226)
*Se [[Carlotta Marchionni]] non avesse con l'arte sua conseguito altro fine che quello di tener vivo il ricordo del prigioniero dello Spielberg<ref>Nella fortezza dello Spielberg fu detenuto Silvio Pellico, autore della ''Francesca da Rimini'' interpretata dalla Marchionni.</ref>, in que' tristi anni ne' quali l'Italia essa stessa parve tutta una vasta prigione, meriterebbe d'essere con animo grato ricordata da noi. Ma fu artista possente così, che riuscì a scaldare del proprio alito fin le aride, gelate commedie di Alberto Nota; così sapiente {{sic|interpetre}} de' sentimenti umani da esser posta nel novero delle più grandi attrici di tutti i tempi e di tutti i paesi; [...]. (pp. 268-269)
 
==[[Incipit]] di ''Donne, salotti e costumi''==
Una sera del maggio 1810, Alfonso di Lamartine, appena diciannovenne, in una diligenza sconquassata e seduto accanto al cocchiere, entrava per la porta San Gallo in Firenze. Poco innanzi, sua madre assestando la camera di lui aveva trovato una rosa appassita, delicatamente avvolta in un pezzo di mussolina, e dei versi:<br><small>Ah! repose à jamais dans ce sein qui t'abrite<br>Rose, qui mourus sous ses pas,<br>Et compte sur ce cœur combien de fois palpite<br>Un rêve qui ne mourra pas!</small>
 
==''Nell'Affrica italiana''==
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*{{NDR|Sui [[Bilen|bogo]]}} Credenze religiose poche e così indeterminate che è forse improprio dirle credenze: non chiese, non riti; si chiamano cristiani e, alla pari degli Abissini tutti, morrebbero di fame piuttosto che mangiar carne maccellata da' musulmani o di lepre o di struzzo o di elefante, cibi da' quali i musulmani non rifuggono: ma per essere cristiani manca loro una cosa di qualche importanza: il battesimo. Onorano la Vergine ma non la sanno madre di Cristo, e neanche del Cristo hanno idea molto chiara: lo invocano se tarda la pioggia o temono qualche malanno: allora le donne cantano in processione: ''Egizio ma kerama Kristos'': Cristo Signore, abbi pietà di noi. (p. 223)
*I Bogos dunque non hanno veruna nozione di Dio, non sanno cosa sia morale: per loro ogni atto è lecito quando non offende il diritto altrui. Si punisce per conseguenza il furto e l'adulterio, si da l'amante in mano al marito con facoltà di venderlo o ucciderlo; ma l'usura non macchia la fama, e la prostituzione è onorata: onorati del pari il perdono perché prova d'animo mite, e il rancore perché prova d'animo forte: l'ozio reputato il solo fine, la veramente desiderabile condizione della vita. E nonostante quella fitta tenebria degli animi, i delitti fra i Bogos sono rari. (pp. 223-224)
 
==[[Incipit]] di ''Donne, salotti e costumi''==
Una sera del maggio 1810, Alfonso di Lamartine, appena diciannovenne, in una diligenza sconquassata e seduto accanto al cocchiere, entrava per la porta San Gallo in Firenze. Poco innanzi, sua madre assestando la camera di lui aveva trovato una rosa appassita, delicatamente avvolta in un pezzo di mussolina, e dei versi:<br><small>Ah! repose à jamais dans ce sein qui t'abrite<br>Rose, qui mourus sous ses pas,<br>Et compte sur ce cœur combien de fois palpite<br>Un rêve qui ne mourra pas!</small>
 
==Citazioni su Ferdinando Martini==