Emil Cioran: differenze tra le versioni

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*I Greci nacquero alla filosofia quando gli dèi parvero loro insufficienti; il concetto inizia dove l'[[Olimpo]] finisce. Pensare significa smettere di venerare, significa levarsi contri il mistero e proclamarne il fallimento. (1997, p. 161)
*Più che un dato, la solitudine è una missione: elevarsi ad essa e assumerla significa rinunciare al contributo di quella bassezza che garantisce la riuscita di una qualsiasi impresa, religiosa o di altro genere. Ripercorrete la storia delle idee, dei gesti, degli atteggiamenti: vedrete che l'''avvenire'' fu sempre complice della turba. Non si predica in nome di [[Marco Aurelio]] [...]. (p. 164)
*La [[sessualità]] ci uniforma; meglio: ci priva del nostro mistero... Ben più che il resto dei nostri bisogni e delle nostre attività, è la sessualità a metterci sullo stesso piano dei nostri simili: più la pratichiamo, più diventiamo come tutti: è nel corso di un'operazione ritenuta bestiale che dimostriamo la nostra qualità di cittadini: nulla di più ''pubblico'' dell'atto sessuale. (p. 175)
*Lo scetticismo: sorriso che sovrasta le parole... (p. 180)
*Per quanto guardi alle cose con una smorfia di disgusto, il poeta non è mai un vero negatore. Voler rinvigorire le parole, infondere loro una nuova vita, presuppone un fanatismo, una obnubilazione fuori del comune: inventare – poeticamente – significa essere un complice e un appassionato del Verbo, un falso nichilista: ogni demiurgia verbale si sviluppa a spese della lucidità... [...] Che la poesia debba essere accessibile o ermetica, efficace o gratuita, è un problema secondario. Esercizio o rivelazione, che importa? Siamo noi che le domandiamo di liberarci dalla oppressione, dai tormenti del discorso. Se vi riesce, è la poesia a essere ''per un istante'' la nostra salvezza. (pp. 180-181)