Enzo Bettiza: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 3:
 
==Citazioni di Vincenzo Bettiza==
{{int|Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0954_01_1989_0296_0021_24134413/ Così mi parlò Ceausescu]'', |''La Stampa'', 24 dicembre 1989}}
*[[Gheorghe Gheorghiu-Dej|Dej]] era stato uno stalinista a suo modo onesto e coerente e, come capita sempre agli stalinisti, era stato al tempo stesso anche un fervido nazionalista.
*Fra tutte le carriere dei capi comunisti nei vari Paesi dell'Est europeo dopo la guerra, quella di [[Nicolae Ceaușescu|Nicolae Ceausescu]] era stata la più simile alla carriera silenziosa e tenebrosa di Stalin: cura ossessiva dell'apparato, lenta costruzione di un partito personale dentro l'involucro del partito ufficiale, nessuna esperienza internazionale, disprezzo per tutti i militanti intellettuali che non avevano combattuto la monarchia in patria ma avevano vagheggiato la Rivoluziona da Mosca o da Parigi.
Riga 17:
*Šešelj è stato molto onesto, duramente onesto. [...] Ha detto la verità: tutto era preparato a Belgrado.
 
{{Int|Dall'intervista di Aldo Cazzullo,|''Corriere della sera'', 12 maggio 2009}}
*{{NDR|[[Bettino Craxi]]}} La DC per lui era l'espediente tattico. Una sinistra unita e socialdemocratica era l'ambizioso disegno strategico della sua vita.
*{{NDR|[[Nicolae Ceaușescu]]}} Aveva fama di eretico, ma era diversissimo da [[Josip Broz Tito|Tito]]. Era il più staliniano dei tiranni comunisti balcanici. Umili origini. In sintonia con le radici della sua terra, l'Oltenia, landa di foreste oscure e di atrocità ottomane.
Riga 24:
*Il vero modernizzatore del comunismo postmaoista è stato [[Deng Xiaoping|Deng]]. E conservo tre telegrammi di felicitazioni giunti da [[New York]] e firmati [[Oriana Fallaci]].
 
{{int|Da ''La profezia dello Scià'', |''La Stampa'', 26 giugno 2009}}
*Mi ritorna di riflesso in mente l’atmosfera d’insoddisfazione e di protesta che serpeggiava per la capitale iraniana negli ultimi giorni del potere, ormai scalfito e usurato, di Shahanshah Aryamehr [[Mohammad Reza Pahlavi]]. Pure lui, con il suo realismo ingegneristico e poliziesco, come dopo di lui gli ayatollah e i pasdaran, pensava che la forza d’urto e di ricatto del petrolio avrebbe potuto sanare i molti mali del regno che la politica, da sola, non riusciva a risolvere. Pure lui appariva in ritardo sulle esigenze e le aspettative di costituzionalità, di modernità democratica, che gl’indirizzavano i ceti istruiti ed evoluti di una società mediorientale tutt’altro che primitiva. Riteneva di poter mettere le cose a posto con una megalomaniaca e stonata combinazione di elementi disparati, a cui concorrevano, sul piano ideologico, il pugno di ferro di un kemalismo di riporto, poi sul piano d’immagine un classicismo anch’esso di riporto, imperniato in funzione antireligiosa sul mito di Ciro il Grande, infine sul piano della potenza una polizia segreta spietata e un esercito alimentato dai ricavi del petrolio.
*Altro che Ciro, Dario, Serse. Erede vulnerabile di un usurpatore forestiero privo di scrupoli e di religione, seduto sul Trono del Pavone vagheggiando di congiungere gli oleodotti dell’Iran energetico al glorioso impero di Persepoli, egli ignorava quasi tutto dell’atavica anima islamica e sciita dell’Iran. Conosceva il calcolo infinitesimale, la chimica, la merceologia industriale, le lingue occidentali, ma non capiva i bottegai del bazar musulmano, che a loro volta non capivano il despota orientale che si dava le arie dell’ingegnere petrolifero.
 
{{int|Da ''Novecento, il secolo del Male ancora in cerca di scrittori forti'', |''Corriere della Sera'', 2 aprile 2010}}
*Dobbiamo cercare di capire, ed esprimere, il perché alle domande fondamentali poste dal [[XX secolo|Novecento]] siano state date risposte così disastrose. Il fallimento di quell'impulso, di quella fede totalitaria sarà stato anche titanico, a tratti superomistico, quasi più nietzschiano che marxiano, ma ha pur sempre portato con sé risposte criminali e nichilistiche.
*Ho l'impressione che la grande storia dia fastidio a chi vuol raccontare solo storie minori. Costoro si levano a stento il cappello per [[Italo Svevo|Svevo]], mentre [[Umberto Saba|Saba]] e [[Biagio Marin|Marin]], [[Virgilio Giotti|Giotti]], [[Scipio Slataper|Slataper]] e [[Carlo Michelstaedter|Michelstaedter]], e più in là, nel [[Veneto]] occidentale il grande, ignorato e frainteso [[Guido Piovene|Piovene]], sono dimenticati. Ma io preferisco restare con loro. Della noia e dell'ammirazione stupefatta per quel Cagliostro militarizzato della letteratura che fu [[Gabriele D'Annunzio|d'Annunzio]] (Italia novecentesca al cubo) oggi non mi resta che la noia. [[Fiume (Croazia)|Fiume]] meritava più navi e commerci che puttanieri in stivali e "alalà".
Riga 37:
*Il [[XX secolo|Novecento]], definito da [[Eric Hobsbawn|Hobsbawn]] "secolo breve", si sta invece rivelando lungo, lunghissimo. Stermini, esodi, carestie, guerre regionali infinite, malattie e miracoli inauditi: non si può costringerlo nella camicia di forza della brevità, facendolo coincidere quasi al millimetro con la durata del comunismo reale. Il secolo passato si è innestato su quello attuale, senza soluzioni di continuità. Ecco perché il [[nichilismo]] dolce e pigro di questi anni zero del XXI secolo non può esprimerlo, se non stancamente.
 
{{int|Da ''E Bettiza confessò: voto Lega L'eredità asburgica è sua'', |''Corriere della Sera'', 26 aprile 2010}}
*[[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] durerà. Non so se realizzerà il sogno di salire al Quirinale eletto dal popolo. Ma durerà, perché non c'è nessuno nel partito pronto a sostituirlo. Non vedo elezioni anticipate: tutti hanno paura, molti anche di perdere l' indennità. Non vedo grandi prospettive neppure per [[Gianfranco Fini|Fini]], uomo di partito rimasto senza partito: resterà nel Pdl solo perché non ne ha un altro.
*Bossi ha un grandissimo fiuto politico. Sa bene dove va il boccino e fin dove lo può spingere. Non è certo lui che aizza [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]], anzi, quando lui esagera con la sua attitudine megalomanica è Bossi a tirarlo per la manica, a esercitare una pressione sedativa. È evidente che il dopo-Cavaliere è la Lega.
Riga 43:
*Se sogno la mia balia Mare, sogno in serbocroato. Se sogno le Poljakove, madre e figlia, che mi ospitarono a Mosca quando [[Giulio De Benedetti]] mi licenziò dalla Stampa e mi tolse casa, sogno in russo. Se sogno [[Simone Veil]], cui fui molto vicino all' Europarlamento, sogno in francese. Ma se sogno mio padre, sogno in dialetto veneto.
 
{{Int|Da ''[https://www.lastampa.it/opinioni/editoriali/2011/10/05/news/putin-sogna-di-resuscitare-l-urss-1.36923387 Putin sogna di resuscitare l'Urss]'', |''La Stampa'', 5 ottobre 2011}}
*Questa sorta di riviviscenza o di «copia e incolla», con espedienti e finzioni interdoganali, di uno spazio storico dissolto dai crolli comunisti suggerisce il dubbio che il premier Putin stia cercando di surrogare l’Unione Sovietica pesante d’una volta con una sorta di «Urss leggera»: non più basata sull’ideologia delle tonnellate, sul mito e l’incubo dell’acciaio, bensì sugli oleodotti energetici, gli investimenti stranieri, la mobilità del lavoro, il benessere anziché la miseria e spesso la quasi schiavitù degli operai. Sarà.
*Fino a ieri molti credevano che il presidente Dmitry Medvedev, dimissionario in anticipo sui tempi legislativi, non fosse un fantoccio nelle mani del suo mèntore e padrone. Lo si dipingeva come un liberale in salita, uomo di riforme, in procinto di emanciparsi dal suo principe elettore e, in certi casi, perfino di opporglisi. Solo chiacchiere.
*Oggi il volto sorridente e rassicurante del presidente Medvedev ci appare simile alla faccia intensamente dipinta di una matrioska che al proprio interno conteneva da sempre, fin dall’inizio, dal 2008, la grinta gelida dello zar autentico di tutte le Russie.
 
{{Int|Da ''La rivolta siriana, Assad l’assassino tollerato'', |''La Stampa'', 18 marzo 2012}}
*Il carnefice [[Bashar Al-Assad|Bashar al Assad]], epigono minore del defunto presidente Hafiz, ma altrettanto determinato nell' uso della più ignobile spietatezza, sta infliggendo gli ultimi colpi agli oppositori ormai praticamente inermi e abbandonati a se stessi.
*La Siria è nel mezzo di un crocevia colmo di tensioni, di contrasti e interessi d’ogni genere. È coinvolta da sempre nei torbidi intrighi libanesi, è nemica storica di Israele, è protettrice degli sciiti di Hezbollah ma diffidente dei palestinesi, è ostile alla Turchia e incerta sulle relazioni con il nuovo Iraq dopo la scomparsa dell’odiato [[Saddam Hussein]]. Inoltre è legata alla Russia e alla Cina, che seguitano a proteggerla, e resta al tempo stesso attentissima ai consigli politici e all’influsso religioso dell’Iran, laboratorio nucleare in chiave di monopolio sciita. Il codice, che le grandi potenze rispettano e praticano in politica estera, s’ispira in genere al realismo e al calcolo dei possibili passi falsi: interferire nel caos siriano sarebbe stato, per i più, come infilare la mano fra gli esplosivi di una santabarbara mediorientale.<br>Ecco perché gli americani, e i loro più stretti alleati, hanno deciso che la cosa migliore era non fare nulla sul piano militare affidando alle sanzioni economiche e al gelo diplomatico il ruolo punitivo, ma non distruttivo, nei confronti di Bashar al Assad.
*L'ultimo degli Assad, che con il collo lungo da rettile raggiunge l'altezza di un metro e novanta, ricordando la figura del padre riflessa da uno specchio deformante, è diventato così un assassino tollerato e quasi intoccabile.
 
{{Int|Da ''[https://www.corriere.it/cronache/17_luglio_28/morto-enzo-bettiza-ultima-intervista-montanelli-disprezzava-borghesia-che-difendeva-ammirava-comunisti-69f66634-7376-11e7-a3f5-e19bfc737a80.shtml Morto Enzo Bettiza, ultima intervista: Montanelli disprezzava la borghesia che difendeva, ammirava i comunisti]'', intervista|Intervista di [[Aldo Cazzullo]], ''Corriere della Sera'', 18 dicembre 2016}}
*[[Indro Montanelli|Montanelli]] disprezzava la borghesia che difendeva, e ammirava i comunisti che attaccava. Era convinto che la rivolta di Budapest si dovesse a operai che volevano il vero socialismo; mentre fu una rivolta nazionalista e antisovietica. 
*Vivevo di espedienti. Sono stato contrabbandiere, venditore di libri a rate, giocatore di poker.