Isidoro Carini: differenze tra le versioni

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→‎Cesare Cantù. Educatore, storico, letterato: romanticismo e rivalutazione del medioevo
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*[...] il [[romanticismo]], fuori d'Italia, ed anche in Italia in qualche parte, non tardò a degenerare peggio assai che il classicismo. Alle favole greche furono ben presto surrogati miti nordici; si poetizzarono Ondine, Urì, Vampiri, Norme, Peri, Alfi e Spettri. I poeti e letterati della nuova scuola, sempre in traccia del fiore azzurro e del chiaro di luna, abbandonaronsi a tutti i languori della ''sentimentalità'', non d'altro occupati che delle loro passioni e fantasie, astratti dietro suoni d'arte e chitarre perdentisi lontano nel vuoto. Colle ''novelle'' popolarono i cimiteri; colle ''romanze'' assordarono l'aria di gemiti e di lamenti. Fu tutta una pietà elegiaca e molle, una sensibilità quasi morbosa. Fu una morìa fatale di amanti e di amate, che spariscono tutti in sullo sbocciare della vita con accompagnamento di fantasmagorie spettrali e d'immaginazioni paurose. Divenute di moda le ''Notti'' di Young, le ''Tombe'' di Hervey, l'Elegia di Gray sopra un cimitero villereccio, i Piagnistei e i Furori d'Eloisa e di Abelardo, eccoti una folla di chiomati romantici scriver ''Notti'', ''Meditazioni'', ''Canti Notturni'' con una vaporosa indeterminatezza di pensieri e di espressioni, ripugnante all'indole italiana. (cap. III, p. 13)
 
*Le benemerenze migliori della ''scuola romantica'' sono da riconoscere nell'avere risvegliato l'amore ai [[Medioevo|secoli di mezzo]] nel campo della storia. Quale differenza collo sdegno che, per influenza del filosofismo, ostentava per tali secoli la generazione che ci ha preceduto! [...]. Era il filosofismo volterriano, generato dai rancori e dagli odi settari, gallicani, giansenistici, parlamentari, che aveva fuorviato la seria e fruttuosa direzione impressa agli studi storici da' grandi eruditi, anteriori agli Enciclopedisti, agli occhi de' quali occorreva cancellare il medio-evo e i suoi grandi uomini dalla storia dell'incivilimento. Per questi fanatici i secoli di Gregorio VII, Alessandro III, Innocenzo III e Gregorio IX non ad altro aveano mirato, che a trar profitto dall'ignoranza e dalla superstizione de' popoli. Neppure [[Carlo Botta]] seppe dissimulare il suo sprezzo per le genuine fonti della storia, chiamandole, con affettata noncuranza, ''cronicacce di frati!!'' (Cap. V, p. 15)
 
*Uno degli scrittori, la cui opera è stata più efficace nel dare agli studi storici il loro vero e luminoso indirizzo, è certamente [[Cesare Cantù]], principe degli storici lombardi, fra i primi in Italia, ed uno degli ingegni più sintetici del secolo nostro. (cap. VI, p. 16)