Aldo Leopold: differenze tra le versioni

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*Come il vento e i tramonti, la [[natura]] selvaggia è stata sempre data per scontata, finché il [[progresso]] non ha iniziato la sua opera di devastazione. Oggi ci troviamo posti di fronte alla questione se un più elevato “tenore di vita” possa compensare la scomparsa di tutto ciò che è naturale, libero e selvaggio. (p. 17, prefazione)
*Noi abusiamo della [[terra]] perché la consideriamo come una merce che ci appartiene. È solo quando vediamo la terra come una comunità a cui appartenere, che iniziamo a trattarla con amore e rispetto. (p. 18, prefazione)
*La [[terra]] come comunità è il principio base dell'[[ecologia]], ma che essa sia qualcosa da amare e rispettare è un'estensione di natura etica. Che la terra produca cultura è un fatto noto da tempo, ma ultimamente troppo spesso dimenticato. (p. 18, prefazione)
*Esistono due pericoli spirituali nel non possedere una [[fattoria]]: il primo sta nel credere che la colazione venga dal negozio, l'altro che il calore venga dalla caldaia. (p. 26, cap. 1)
*L'autobiografia di una vecchia [[legno|tavola]] è un genere letterario che ancora non s'insegna nelle università, ma qualsiasi fattoria situata al bordo di un fiume è una biblioteca, dove chiunque brandisca martello e sega può leggere a volontà [...]. (p. 44, cap. 1)
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*Ogni [[fattoria]] è un manuale di ecologia animale, e l'arte di stare nei boschi ne è la traduzione. (p. 93, cap. 1)
*I [[pino|pini]] si sono guadagnati la reputazione di essere “sempreverdi” con lo stesso stratagemma che i governi utilizzano per ottenere un'apparenza di perpetuità: allo scadere dei vecchi mandati sovrappongono l'inizio di quelli nuovi. (pp. 98-99, cap. 1)
*Tuttavia ogni nostra tutela della [[natura]] selvaggia è destinata a fallire, poiché per prenderci cura dobbiamo poter vedere e accarezzare, e quando in troppi hanno visto e accarezzato non restano più luoghi selvaggi di cui prendersi cura. (p. 113, cap. 2)
*Quando ripenso ai miei primi ricordi, mi chiedo se il processo a cui solitamente ci si riferisce con il termine "[[crescita|crescere]]" non sia in realtà un processo di "diminuzione"; se l'esperienza, tanto vantata dagli adulti come ciò che manca ai bambini, non sia in realtà una progressiva diluizione dell'essenziale nelle banalità della vita. (p. 132, cap. 2)
*Dev'essere una ben misera [[vita]] quella che permette d'ignorare la [[paura]]. (p. 136, cap. 2)