Giuseppe Berto: differenze tra le versioni

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*Ho avuto così occasione di assistere, e modestamente partecipare, ad un memorabile [[saccheggio]]. Il magazzino di Miani è costituito da una ventina di capannoni, e da altri grossi depositi di viveri a terra, cintati da un alto e lunghissimo muro. Quando vi arrivai io, il saccheggio era ormai giunto ad uno stadio avanzatissimo: parecchi capannoni già bruciavano. Tra una grande confusione di urla, crolli e spari, una folla di militari, borghesi nazionali ed arabi correva da una parte all'altra, affannandosi ad arraffare ciò che faceva loro più comodo, e caricavano autocarri, carretti, cammelli, asini, oppure se ne andavano portandosi sulle spalle sacchi di farina o di zucchero, che si vuotavano mezzi per la strada, lasciando sul terreno interminabili scie bianche. (p. 70)
*Si diceva che fossero stati gli arabi a dare l'[[saccheggio|assalto]] al magazzino, sostenendo una vera battaglia contro i soldati di guardia, insufficienti a difendere il lungo perimetro delle mura. Ma forse era stato il nostro stesso comando-piazza ad abbandonare quell'enorme quantità di materiali: dato che non è possibile trasportarli altrove, è meglio che siano depredati, piuttosto che finiscano in mano al nemico. (p. 70)
*Poi ci recammo nel reparto viveri. I miei militi, allenati ai trafugamenti di scarsa importanza., qui si sentivcanosentivano smarriti, schiacciati dall'enormità del [[saccheggio]]. Anche noi ci mettemmo a correre da un deposito all'altro, in cerca di roba pregiata. Del tabacco e del caffè non esisteva più nemmeno il ricordo. E così pure erano spariti, il vino, l'anive e il cognac. (p. 71)
*''Sud di Zuara, 23 gennaio 1943''. [...] Ricordo vagamente d'aver passato [[Zawiya (città)|Zavia]]: un viale di enormi alberi scuri, forse eucaliptus, e quell'impressione di civiltà e pulizia che almeno di notte, danno le nostre cittadine della Libia. (pp. 82 e 84)
*''Fronte del Mareth, 27 gennaio 1943''. [..] A [[Médenine|Medenine]], prima cittadina della Tunisia, ci fermammo per oltre un'ora, mentre il comandante andava in cerca di qualcuno che gli dicesse dove dovevamo andare. La città è molto diversa dalle nostre della Libia: più brutta, ma in un certo senso più solida. Le nostre erano degli scenari molto belli e curati, dove si aveva l'impressione che si svolgesse una vita fittizia. Qui invece si vede che un contadino, un bottegaio o un barbiere sono tali anche senza essere sovvenzionati dal governo. È anche vero però che i francesi di trovano qui da molto più tempo. (pp. 88-89)