Civiltà romana: differenze tra le versioni

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==Citazioni==
*– Chi? Chi ha dipinto queste immagini? Quale razza di uomini fu tanto gloriosa da riempire il nostro mondo, come hai appena detto, di indescrivibile bellezza?<br>– Mi è stato raccontato, sire, che hai servito nella corte dell'imperatore Carlo Magno, che io stesso ho visitato. Non posso dunque credere che tu non sappia ciò che io so. Queste immagini vennero dipinte dai romani. Conquistarono queste terre molto tempo fa, come il mondo intero. Ma erano pagani. Adoravano falsi dei.<br>– Non dovrai mai parlare a nessun altro della nostra conversazione di oggi. Nessun altro potrebbe capire. Ne avrebbero paura. Accettano la spiegazione secondo la quale una razza di giganti una volta viveva qui, e che non abbiamo nulla a che fare con loro. Il fatto è, Athelstan, che abbiamo perso più conoscenza di quanta mai ne abbiamo acquisita. I romani sapevano cose che noi non sapremo mai. I loro dei pagani gli permettevano di controllare il mondo. E qual è la lezione che possiamo trarne? (''[[Vikings]]'')
*Come i Greci nei loro inizi usufruirono di molteplici rapporti con la cultura di civiltà anteriori, fiorite nel bacino del Mediterraneo orientale, dalle quali sia direttamente sia indirettamente attinsero elementi di ogni genere [...] così i Romani, venendo dopo, seppero svolgere una ulteriore fase di storia, ossia, non sottostare, bensì succedere ai Greci, portando innanzi a loro volta quella fiumana d'universale cultura che dall'Oriente moveva verso Occidente. Ebbero non il torto, ma il merito indiscutibile di accogliere l'Ellenismo . di assimilarlo, pure reagendo – come nessun altro popolo antico seppe fare – per mezzo delle virtù e delle attitudini proprie, in modo da inserire sul vecchio tronco una nuova fioritura. ([[Augusto Rostagni]])
*È curioso constatare – ed insisto su questo punto, perché mi sembra di importanza capitale, e perché, pur essendo noto, non mi sembra abbastanza sottolineato – è curioso constatare l'indifferenza pressoché totale del mondo romano per la scienza e la filosofia. Il cittadino romano si interessa alle cose pratiche. L'agricoltura, l'architettura, l'arte della guerra, la politica, il diritto, la morale.<br>Ma si cerchi in tutta la letteratura latina classica un'opera scientifica degna di questo nome, e non si troverà; un'opera filosofica, ancor meno. Si troverà Plinio, cioè un insieme di aneddoti e racconti da comare; Seneca, cioè un'esposizione coscienziosa della morale e della fisica stoiche, adattate – il che significa semplificate – ad uso del pubblico romano; Cicerone, cioè i tentativi filosofici di un letterato dilettante; o Macrobio, un manuale di scuola elementare.<br>È veramente stupefacente, se vi si presta attenzione, che i Romani, non producendo nulla essi stessi, non abbiano nemmeno mai sentito il bisogno di procurarsi delle traduzioni. In effetti, al di fuori di due o tre dialoghi platonici (tra cui il Timeo) tradotti da Cicerone – trasduzione di cui non ci è pervenuto nulla – né Platone, né Aristotele, né Euclide, né Archimede sono mai stati tradotti in latino. Almeno nell'età classica. Perché se è vero che l'Organon di Aristotele e le Enneadi di Plotino lo furono, è parimenti vero che in fin dei conti ciò avvenne molto tardi e per opera di cristiani. ([[Alexandre Koyré]])
*Gli antichi romani, appaiono inumani fino all'incredibile per gente come noi, formata dalla civiltà cristiana. Le loro grandi distrazioni sono le carneficine dei gladiatori, il loro piacere i massacri del circo. Le «belle domeniche» romane sono bagni di sangue. ([[Georges Roux]])