Ibn Battuta: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Gli [[yogi]]}} Sono un gruppo di persone che compiono cose straordinarie. Per esempio c'è chi resta mesi interi senza mangiare e senza bere; oppure c'è chi entra in una fossa scavata nella terra incaricando qualcuno di murarla dopo che vi ha preso posto: gli fa lasciare solo un'apertura sufficiente a far passare l'aria e vi resta dentro per dei mesi — addirittura ho sentito dire che c'è chi vi rimane un anno intero! Nella città di Mangalore ho visto uno di quei musulmani che imparano le pratiche degli yogi: se ne stava da venticinque giorni su un tavolo che gli avevano sistemato [per strada] senza bere né mangiare, e non so quanti giorni abbia ancora resistito in seguito!<br>A quanto dicono, gli yogi si preparano delle pillole assumendo una delle quali possono resistere determinati giorni e mesi senza sentire il bisogno di mangiare né di bere. Predicono anche i fenomeni occulti e possono altresì riferire ciò che avviene in posti molto distanti: perciò il sultano li tiene in gran considerazione e si compiace di stare insieme a loro. Alcuni yogi mangiano solo legumi e quasi nessuno di loro mangia carne: certo è che son talmente avvezzi alle pratiche [ascetiche], che non hanno alcun bisogno di questo mondo e delle sue vanità. (pp. 600-601)
*Un giorno, mentre ero a [[Delhi]], il [[sultano]] mi mandò a chiamare. Andai da lui e lo trovai in uno stanzino insieme ad alcuni dei suoi intimi e a due di questi yogi i quali, tra l'altro, si avvolgono in lunghi mantelli e tengono sempre la testa coperta perché la radono con la cenere, come si fa per depilarsi le ascelle. Orbene, il sultano mi ordinò di sedermi e disse agli [[yogi]]: «Questo mio signore arriva da terre molto lontane. Orsù, mostrategli cosa che non abbia mai visto! » «Va bene», dissero quelli. Poi uno dei due si sedette a gambe incrociate e, sollevatosi da terra, rimase sospeso in aria sopra di noi in quella posizione. Ne rimasi esterrefatto e mi presi una tal paura che svenni. Allora il sultano ordinò di farmi bere una pozione che aveva li: rinvenni, mi sedetti e lo yogi era sempre per aria con le gambe incrociate! A questo punto l'altro yogi tirò fuori un sandalo da un sacco e prese a batterlo per terra come fosse infuriato: libratosi in aria, il sandalo salì sopra il collo dello yogi a gambe incrociate e si mise a batterlo sulla nuca finché quello cominciò a scendere un po' per volta e [arrivato a terra] si ritrovò seduto accanto a noi. Il sultano mi disse: «Lo yogi che stava a gambe incrociate è un discepolo di quello che aveva il sandalo». Poi aggiunse: «Se non temessi per la tua ragione, ordinerei loro di compiere cose ben più straordinarie di quelle che hai visto!» Io me ne andai, ma mi vennero le palpitazioni e stetti molto male finché il sultano non ordinò di darmi un rimedio che mi fece guarire. (pp. 601-602)
*I [[cinesi]] sono il popolo [''umma''] che meglio e piü perfettamente di ogni altro esercita le arti: è un fatto noto, già descritto e ridescritto dagli autori. Per quanto riguarda la pittura nessuno bizantino o altro, può competere con loro in perfezione, perché possiedono capacità invero straordinarie: per esempio, una delle cose più sorprendenti che ho veduto in [[Cina]] è che ogni qualvolta sono tornato in una città dov'ero già stato, ho sempre visto il mio ritratto e quello dei miei compagni dipinti sui muri o su dei fogli esposti nei mercati. Una volta entrai nella capitale diretto al palazzo del sultano insieme ai miei compagni, ed eravamo tutti vestiti alla maniera irachena. Passammo per il mercato dei pittori e 1a sera, quando tornando da palazzo ripassai di li, vidi il mio ritratto e quello dei miei compagni dipinti sulla carta e appesi al muro. Ognuno prese a osservare quello del suo vicino e la somiglianza era perfetta! A quanto mi hanno detto, i disegni erano stati eseguiti per ordine del sultano: i pittori erano venuti a palazzo mentre noi eravamo là e ci avevano osservati — e poi ritratti — senza che ce ne accorgessimo. Fanno così con chiunque passa dal loro paese, così se uno straniero commette qualcosa per cui si trova poi costretto a fuggire dalla Cina, il suo ritratto viene mandato in tutte le province perché lo possano cercare, e ovunque si trova qualcuno che assomiglia a quel disegno, lo arrestano. (p. 698)
più sorprendenti che ho veduto in Cina è che ogni qualvolta sono tornato in una città dov'ero già stato, ho sempre visto il mio ritratto e quello dei miei compagni dipinti sui muri o su dei fogli esposti nei mercati. Una volta entrai nella capitale diretto al palazzo del sultano insieme ai miei compagni, ed eravamo tutti vestiti alla maniera irachena. Passammo per il mercato dei pittori e 1a sera, quando tornando da palazzo ripassai di li, vidi il mio ritratto e quello dei miei compagni dipinti sulla carta e appesi al muro. Ognuno prese a osservare quello del suo vicino e la somiglianza era perfetta! A quanto mi hanno detto, i disegni erano stati eseguiti per ordine del sultano: i pittori erano venuti a palazzo mentre noi eravamo là e ci avevano osservati — e poi ritratti — senza che ce ne accorgessimo. Fanno così con chiunque passa dal loro paese, così se uno straniero commette qualcosa per cui si trova poi costretto a fuggire dalla [[Cina]], il suo ritratto viene mandato in tutte le province perché lo possano cercare, e ovunque si trova qualcuno che assomiglia a quel disegno, lo arrestano. (p. 698)
 
==Note==
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