Emil Cioran: differenze tra le versioni
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==Citazioni di Emil Cioran==
*[...] la nostra {{NDR|
*[...] il destino individuale, come realtà interiore, irrazionale e immanente, ci è rivelato solo nel [[dolore]], che rappresenta la sola via che ci permette di comprendere in maniera più profonda i problemi personali. [...] il [[peccato]] nelle interpretazioni religiose – che equivale al dolore per i credenti – non ha questa funzione perché, essendo strettamente legato all'oggettività del mondo storico, non pone in modo rigoroso il problema dell'esistenza individuale. – Per questo il dolore deve essere amato. (dalla lettera a Bucur Țincu da Sibiu del 23 dicembre 1932<ref>In ''Lettere al culmine della disperazione. {{small|1930-1934}}'', a cura di Giovanni Rotiroti, traduzione di Marisa Salzillo, postfazione di Antonio Di Gennaro, Mimesis, Milano – Udine, 2013, p. 56. ISBN 9788857516417</ref>)
*[...] invidio persino la loro lingua, feroce se altre mai, di una bellezza che nulla ha di umano, con quelle sonorità di un altro mondo, possente e corrosiva, fatta per la preghiera, le urla e le lacrime, venuta su dall'inferno per perpetuarne gli accenti e lo splendore. Anche se ne conosco solo le bestemmie mi piace immensamente, non mi stanco di ascoltarla, mi incanta e mi raggela, sono succube del suo fascino e del suo orrore, di tutte quelle parole di nettare e di veleno così adatte alle esigenze dell'agonia. Bisognerebbe spirare in [[lingua ungherese|ungherese]] – o rinunciare a morire. (dalla lettera di Emil M. Cioran a Constantin Noica da Parigi, 1957. (dalla lettera a Constantin Noica da Parigi, 1957<ref>In Emil M. Cioran e Constantin Noica, ''L'amico lontano'', pp. 33-34.</ref>)
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